LAMEZIA TERME L’utilizzo e l’accesso alle banche dati e al sistema di sicurezza è obbligatoriamente legato a ragioni di servizio. Lo sanno bene gli appartenenti alle forze dell’ordine, compresi gli agenti della Guardia di Finanza. E lo sapeva bene anche Michele Contessa, uomo della Guardia di Finanza di Olgiate Comasco, ma anche soggetto messo a “libro paga” della famiglia Salerni. Ne sono convinti gli inquirenti della Dda di Milano che ne hanno chiesto il fermo nel corso dell’operazione contro la ‘ndrangheta eseguita proprio in Lombardia.
Secondo l’accusa, infatti, Contessa, dietro il corrispettivo in denaro, avrebbe compiuto «atti contrari ai doveri d’ufficio». Avrebbe in sostanza comunicato informazioni riservate, oltre ad aver effettuato interventi su loro richiesta in caso di sanzioni amministrative irrogate ai loro mezzi. Il tutto per quasi 5mila euro al mese, non meno di 4.700, anche attraverso erogazioni di carburante alla “S. Trasport” e la “SEA Trasporti” della famiglia Salerni, appartenente – secondo gli inquirenti – alla locale di “Fino-Mornasco” legata alla ‘ndrangheta calabrese e operativa, insieme ai Ficarra, nel territorio tra le province di Como e Varese.
«Passa che ti do un 500 euro dai che ora non… sai quanto…che io ti do una mano (…) lunedì te li faccio dare massimo 500 euro dai» «Grazie», questa una delle tante conversazioni captate dagli inquirenti tra Antonio Salerni e Contessa mentre si accordano per ritirare il denaro. Poi Salerni rimane a conversare con la nipote, Rossella Salerni, e un’altra persona. Secondo gli inquirenti, i tre commentano i rapporti corruttivi con il finanziere chiarendo in che ambiti può intervenire. «È buona la forza sua, non è graduato al massimo, però è graduato. Comanda o no? E’ un ufficiale, un… un sotto maresciallo…». E ancora: «no si può prendere la responsabilità… quello ti da una mano se ti viene a fare una verifica… una bolla (…) un carico che non hai a posto… questo fa». L’attività investigativa ha poi permesso di ricostruire una delle circostanze in cui il finanziere Michele Contessa, l’8 giugno 2020, si è recato nel uffici della SEA Trasporti a bordo della sua Peugeot 508 per «ritirare» le sue 500 euro. «È venuto, ci mancherebbe che non si viene a prendere500 euro» dice Antonio Salerni alla nipote Rossella che chiede ancora: «:500 euro gli hai dato?» «Hai capito.. e 200 l’altro giorno… 700 euro!». Soldi donati volontariamente da Antonio Salerni perché, come dirà più avanti, «perché se ferma qualche camion lo lascia andare». Insomma, una “messa a disposizione” del finanziere in caso di necessità.
Durante le indagini, però, gli inquirenti hanno anche scoperto come lo stesso finanziere Contessa, in più di un’occasione, avesse anche effettuato accessi abusivi alle banche dati SDI per ragioni estranee al suo ufficio «in violazione dei principi di diligenza, correttezza e riservatezza». Come quando i Salerni gli chiedono di eseguire accertamenti su una persona che aveva chiesto l’assunzione nell’azienda di Attilio Salerni come autista, ma che aveva suscitato sospetti. «O è un avanzo di galera, o è un tossico, o è uno sbirro (…) magari è un Carabiniere, che cazzo ne sai» dice Valentina al padre, Attilio Salerni, parlando della possibile assunzione in azienda di un nuovo dipendente. Le conversazioni intercettate dimostrerebbero come Michele Contessa, dopo aver effettuato alcuni controlli nella banca dati della GdF, avesse suggerito di non assumere il ragazzo in quanto pregiudicato per reati importanti. «Ho avvisato il ragazzo di non venire (…) m’ha detto Michele che è un rapinatore. Va in giro con i coltelli ed è stato in galera per rapina a mano armata!». Della vicenda era informata anche l’ex moglie di Attilio Salerni, avvertito prontamente: «(…) perché mi aveva chiamato Michele per il tuo operaio, quello li (…) Hai fatto bene perché quello li ha detto che fa rapine a mano armate, ma siamo matti! Ha detto che c’ha un archivio che non, non puoi immaginare, quindi vedi di lasciarlo perdere!».
La disponibilità di Contessa per la famiglia Salerni continua anche in un’altra occasione, nel giugno del 2020, quando il finanziere viene contattato da Valentina Salerni per raccontargli dell’esistenza di un debito di circa 35mila euro nei confronti della società “Pezzoli Petroli” accumulati per per fornitura di carburanti e per il quale, a garanzia del pagamento, aveva dovuto rilasciare, in favore del creditore, alcuni titoli di credito in garanzia. Il finanziere Michele Contessa – così come riportato nelle carte dell’inchiesta della Dda di Milano – le propone allora di incontrare la titolare della società per farle accettare un piano di restituzione del debito, e scongiurare la vendita all’asta degli immobili in garanzia. «Io stavo pensando se nel frattempo avrei cercato di andare a pungolarla» dice Contessa alla Salerni, che stuzzicata dall’idea mette sul piatto una “ricompensa”: «Tu lo sai Michele che se io ti posso dare la cento euro…»
Sarà così il finanziere ad interessarsi in prima persona per la risoluzione della vicenda legata al debito. Chiedendo, però, 500 euro perché doveva «affrontare spese sanitarie per il figlio», ovvero l’acquisto di un paio di occhiali, così come ricostruito dagli inquirenti. Ma, nel caso in cui fosse successo qualcosa e lui non fosse intervenuto, Antonio Salerni avrebbe saputo come regolarsi nei suoi confronti: «Se succede qualcosa e non si presenta e si prende la responsabilità… no che mi dà una mano, lo faccio nero eh… lo faccio nero…». Il 4 luglio Valentina Salerni telefona Contessa e gli spiega che la creditrice non aveva accettato la sua proposta di piano di rientro per chiudere il debito, aumentato nel frattempo da 30 a 42 mila euro. Il finanziere le consiglia di non pagare nulla e si propone per contattare l’azienda creditrice personalmente. «Mi chiamo Contessa Michele… sono un finanziere che lavorava a Como… Ci siamo visti qualche volta… in passato… per qualche… sa… per qualche controllo… normale… li… dei petroli (…) volevo chiedere se era possibile trovare un compromesso per per vedere di non far prendere la casa a questo signore…». L’obiettivo era ottenere un incontro di persona dopo il 24 agosto, al rientro dalle ferie, suggerendo, in caso negativo, di denunciare per usura la sua creditrice. «Gliel’ho detto a Rossella, poi gli do qualcosa prima del 10, poi male che va gli carico la carta prima del 10 gli devi dare 500 euro, poi gli devi dare… ti da la carta e gliene mandi altri 500 Vale». Un interessamento, quello del finanziere, lautamente retribuito, almeno secondo la ricostruzione dell’accusa: l’8 luglio, due giorni prima della partenza in ferie verso la Puglia, Contessa avrebbe infatti beneficiato del rifornimento della propria auto. (redazione@corrierecal.it)
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