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Comune di Vibo, debiti fuori bilancio e «riscossione insufficiente»: la bocciatura della Corte dei Conti

Le motivazioni dello stop al Piano di riequilibrio dell’ente. Previsioni di spesa inattendibili e nessun miglioramento sulla massa passiva

Pubblicato il: 06/12/2021 – 18:07
di Giorgio Curcio
Comune di Vibo, debiti fuori bilancio e «riscossione insufficiente»: la bocciatura della Corte dei Conti

VIBO VALENTIA «Le criticità individuate dalla Corte dei Conti in merito alla veridicità e all’attendibilità delle previsioni e quindi alla sostenibilità del riequilibrio, sono state confermate in pieno dalle controdeduzioni elaborate dall’Ente». È netto il giudizio espresso dalla Sezione regionale della Corte dei Conti, presieduta da Rossella Scerbo nella delibera 132 del 2021 e che, lo scorso 28 ottobre, ha portato alla “bocciatura” del piano di riequilibrio economico-finanziario del Comune di Vibo Valentia, approvato dall’Ente vibonese con la delibera n. 16 del 5 agosto 2019, ritenendolo «non congruo» ai fini del riequilibrio.

La bocciatura della Corte dei Conti

Secondo i magistrati contabili, infatti, il Comune di Vibo Valentia «ha reiteratamente migliorato con artifici contabili i risultati di amministrazione per tutto il periodo precedente all’approvazione del Piano di riequilibrio, incidendo, conseguentemente, sulla corretta stima del disavanzo di amministrazione al 31.12.2018 e quindi sulla corretta quantificazione della massa passiva da ripianare».  Ma, i magistrati della sezione della Sezione regionale di controllo per la Calabria, utilizzando i dati forniti dall’Ente in sede di controdeduzioni, hanno accertato come l’FPV (Fondo Pluriennale Vincolato) al 31 dicembre di ogni esercizio sia «sottostimato rispetto a quello inscritto all’1.1. degli anni successivi» con conseguente miglioramento dei risultati di amministrazione negli esercizi 2015-2018 e «sottostima della parte disponibile del risultato di amministrazione al 31.12.2018 (e quindi della massa passiva) per l’importo di almeno 27milioni di euro». 

«Fondo crediti di dubbia esigibilità in continuo aumento»

Il fondo crediti di dubbia esigibilità, secondo i magistrati, è invece «sottostimato con conseguente miglioramento dei risultati di amministrazione negli esercizi 2015-2018 e sottostima della parte disponibile del risultato di amministrazione al 31.12.2018 (e quindi della massa passiva) per l’importo di almeno 7,9 milioni di euro».  Ma il fondo crediti di dubbia esigibilità anziché ridursi in vigenza del piano di riequilibrio finanziario per i magistrati contabili è «in continuo aumento tant’è che in soli due anni raddoppia passando da 16.400.722,42 euro al 31.12.2018 a 33.696.887,42 di euro al 31.12.2020. Ma non è tutto. Nel documento redatto dai magistrati contabili infatti emerge come il Fondo rischi e contenzioso inserito nelle scritture contabili, e quindi anche nel rendiconto 2018, dell’importo di 60mila euro sia «irrisorio rispetto alle passività potenziali emerse nel presente procedimento» e che la voce inserita nella massa passiva del PRF “Passività potenziali rilevate e in corso” è sottostimata per l’importo di almeno 2,3 milioni di euro.  

«Previsioni inattendibili»

Altre criticità sottolineate dai magistrati contabili riguardano l’inattendibilità delle «previsioni di spesa di parte capitale» e che l’economia di bilancio «non è confluita nella parte vincolata del risultato di amministrazione con conseguente miglioramento dei risultati di amministrazione». E poi, rilevano ancora i magistrati, ci sono debiti fuori bilancio privi di copertura finanziaria non correttamente rilevati e le entrate da indebitamento non sono state correttamente contabilizzate mentre nessun fondo per eventuali perdite da società partecipate è stato accantonato e il disavanzo di amministrazione, anche in vigenza del PRF, è in progressivo peggioramento.  Con riferimento, invece, alla gestione della cassa, è stata accertata dai magistrati contabili la presenza di fondi vincolati di provenienza remota e utilizzati per spese correnti e non ricostituiti alla fine di ciascun esercizio; pignoramenti; l’assenza di un cronoprogramma finalizzato al reintegro nel breve periodo della cassa vincolata utilizzata e non ricostituita; un fondo cassa sostanzialmente negativo in quanto costituito interamente da fondi vincolati e flussi di cassa corrente «insufficienti a generare flussi di cassa libera, da poter utilizzare per il reintegro dei fondi vincolati utilizzati per cassa». 

«Riscossione insufficiente»

Ci sono poi le criticità legate alla riscossione, insufficienti o quasi totalmente assenti «delle entrate proprie quali quelle per TARSU/TARI/TARES e SII» così come entrate da recupero evasione tributaria «di significativa consistenza non movimentate in termini di cassa». Per i magistrati contabili una consistenza «non garantita da un FCDE, e, pertanto, idonea al solo raggiungimento degli equilibri di bilancio, ma non al risanamento dell’ente». Per i magistrati poi l’aumento della massa residuale passiva di parte corrente è «sintomo di carenza di liquidità e di un sistematico rinvio dei pagamenti afferenti a debiti di funzionamento». Peraltro, nonostante il rinvio di queste passività, nessun «conseguenziale beneficio si è riscontrato sulla giacenza di cassa, atteso che nell’esercizio 2020 i fondi vincolati da ricostituire risultano incrementati rispetto a quelli del 2019».  Inoltre «la liquidità aggiuntiva che il Comune ha percepito non ha avuto alcun impatto migliorativo sulla massa passiva nonché sul reintegro dei fondi vincolati, tant’è che anche nel 2021 viene reiterato l’utilizzo di tali fondi». 

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