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l’inchiesta

Il fallimento delle società calabresi di Ferrero. L’Audi «falsamente» rubata e le «operazioni dolose»

Quattro aziende del “Gruppo” del patron della Sampdoria sarebbero state utilizzate come bancomat e trascinate al dissesto

Pubblicato il: 06/12/2021 – 17:09
di Fabio Benincasa
Il fallimento delle società calabresi di Ferrero. L’Audi «falsamente» rubata e le «operazioni dolose»

PAOLA Quattro società del Gruppo Ferrero sarebbero state utilizzate spesso come bancomat e trascinate al fallimento. Presunti artifizi finanziari e distrazioni di fondi avrebbero permesso sistematicamente ad alcuni indagati di concludere operazioni finanziarie. Un groviglio di conti che non tornano finiti sul tavolo del procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni, che ha chiesto ed ottenuto l’arresto del presidente dimissionario della Sampdoria, Massimo Ferrero. Nove complessivamente le persone indagate, ai domiciliari sono finiti la figlia di Ferrero, Vanessa, e il nipote Giorgio.

L’Audi “rubata” e i prelievi dalla Elleemme

Molte delle operazioni sospette finite nel mirino della Procura riguardano la Ellemme Sr. Massimo Ferraro, Vanessa Ferrero, e Aniello del Gatto «in concorso tra loro e in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, nella rispettive qualità, avrebbero sottratto e distrutto in tutto o in parte, con lo scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori, i libri o le altre scritture contabili in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari». A tal proposito nel 2014 viene «falsamente» denunciato – secondo l’accusa – il furto di un’Audi all’interno della quale vi era custodita proprio una borsa in pelle contenente tutta la documentazione contabile (libro giornale, registri Iva, libro inventari, verbali di assemblea, libro cespiti e registro verbali del CdA della società Ellemme Group S.r.l. e delle altre aziende del Gruppo Ferrero). Sempre in ordine alla Ellemme, il patron doriano in qualità di Amministratore di fatto della società, in concorso con Laura Sini (consigliere del C.d.A.) dal 2004 al 2010 avrebbe cagionato il dissesto dell’azienda, per «effetto di operazioni dolose».
In particolare, osservano i magistrati, «omettendo sistematicamente, dall’anno 2009 alla data del fallimento di versare imposte, contributi previdenziali e oneri accessori per un   importo complessivo di oltre 5 milioni di euro destinavano consapevolmente la liquidità della società Ellemme Group a scopi diversi dall’adempimento della obbligazione tributaria e previdenziale». Un “sistema” che avrebbe portato a redigere un «bilancio irregolare al fine di celare lo stato di dissesto della società, inducendo in errore e dolosamente sottacendo ai terzi lo stato di insolvenza della società e ritardando lo scioglimento della stessa, deliberato il 10 dicembre del 2013». Tra le altre operazioni sospette, la “Ellemme group Srl” si sarebbe accollata complessivamente un debito di oltre un milione e 200mila euro che diverse società del gruppo avevano verso Rai Cinema Spa, «rinunciando così ad incassare i crediti dalla stessa vantati nei confronti di Rai Cinema Spa senza richiedere alcuna controprestazione e senza pattuire interessi-corrispettivi». Una mossa, si legge nelle carte che «cagionava il dissesto della società». In uno degli episodi contestati, entra anche Giorgio Ferrero, nipote del patron dimissionario della Sampdoria. Il riferimento è alla stipula a favore della società collegata “Eleven finance Srl” di un contratto di cessione di crediti e diritti di sfruttamento economico di opere per un importo complessivo di 7 milione e 800 mila euro. l’aver effettuato «operazioni dolose e ricorso abusivo al credito». Nel 2010, invece, gli indagati «avrebbero concesso finanziamenti infruttiferi di interessi a favore di altre società del gruppo» e senza nessuna giustificazione. Si parla di operazione che vanno dai 5mila euro ai 5 milioni. A Vanessa Ferrero, figlia dell’imprenditore, la Procura di Paola contesta ripetuti prelevamenti dai conti correnti della Ellemme, sia in contanti che in assegni per «ottenere un ingiusto profitto e recare pregiudizio ai creditori». Tra il 2011 e il 2012 le somme prelevate saranno superiori a 740mila euro.

Blu cinematografica

L’altra società calabrese di Ferrero su cui ha acceso i riflettori la Procura di Paola è la Blu cinematografica Srl. Anche in questo caso, come avvenuto per la Ellemme, le carte contenenti i conti societari andranno disperse a causa del furto dell’Audi S8 con all’interno la borsa in pelle contenente la documentazione. Il ricorso alla «distrazione di fondi» avrebbe cagionato il fallimento della società e secondo la Procura, Massimo Ferrero, Giovanni Fanelli (ultimo amministratore unico della società) e Aniello Del Gatto avrebbero «aggravato il dissesto astenendosi dal richiedere il fallimento della stessa». Ferrero, si legge nelle carte, avrebbe «approvato il bilancio del 2003 modificando i criteri di contabilizzazione delle opere cinematografiche indicate nel bilancio di esercizio 2001 come immobilizzazioni immateriali mentre nell’esercizio 2012 venivano trattate come rimanenze di beni». Nel 2008, il patron della Sampdoria «avrebbe omesso nel conto economico costi per ammortamenti pari ad oltre 284mila euro, sopravvalutato le immobilizzazioni materiali e le rimanenze».

Blu line Srl

Al dissesto della Blu Line Srl, avrebbero contribuito con ruoli diversi e in concorso tra loro: Roberto Coppolone, Massimo Ferrero, Giorgio Ferrero, Cesare Fazioli e Aniello Del Gatto protagonisti di una serie di «operazioni dolose». Si parte dalla «sistematica omissione dall’anno 2007 al 2017 (data del fallimento) di imposte, contributi previdenziali e oneri accessori per un importo superiore a 1 milione e 380mila euro». Fino alla cessione titolo gratuito dal 2008 al 2011, dell’utilizzo di una imbarcazione a Massimo Ferrero a fronte di costi sostenuti della società per il contratto di leasing per una cifra pari a oltre 2 mila e 344 euro.

Maestrale Srl

La Maestrale Srl è l’ultima delle società della galassia Ferrero. Come rilevato dalla Procura, il ricorso alla distrazione di fondi anche in questo caso rappresenta la causa principale del fallimento dell’azienda. Sono oltre 494mila i fondi sottratti alle casse, «il tutto per procurare un ingiusto profitto».

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