La politica delle cose da fare. Perché no? Potrebbe essere proprio questo lo slogan per sottolineare l’impegno che intende porre alla sua attività la prossima amministrazione comunale per dare un’impronta nuova a Catanzaro. Dopotutto sarebbe come mantenere un impegno etico che, nonostante le promesse, è sempre sfuggito di mano alle maggioranze che si sono alternate a Palazzo Santa Chiara. Naturalmente alle parole devono seguire i fatti, meglio se accompagnati da quell’etica che spesso è mancata a chi ha amministrato la Città. I ventenni non sono stati mai positivi nella storia del Paese!
E, invece, sarebbe un impegno che i candidati a sindaco dovrebbero assumere come un dogma e trasferirlo come valore prioritario a ciascun componente la Giunta comunale. Rompere con le logiche del passato significa aprire una nuova fase politico-amministrativa che guardi all’interesse della cittadinanza prima ancora che al partito di appartenenza, con la consapevolezza di agire nell’esclusivo interesse della comunità. Sarebbe anche come prendere le distanze dalle vecchie abitudini delle promesse fatte senza poi mantenerle, secondo la scuola delle false politiche, spesso distanti dai partiti, che sono riuscite a fare il bello e il cattivo tempo, districandosi nei meandri della politica per fare favori, ma soprattutto per ottenerli. Un andazzo che ha sempre fatto emergere la secondarietà del valore dell’incarico politico.
Sbarrare la strada a questo modo di fare, sarebbe come anteporre una “linea Maginot” agli interessi di quei gruppi di potere che sono espressione di uno pseudo ceto dirigente ancorato a interessi di parte e ipotecato da gruppi locali legati a politiche di piccolo cabotaggio, in grado di saper trovare i voti di preferenza. I cittadini catanzaresi, come spesso accade, si accorgono dell’aria che tira quando il maltempo è già finito, a cose fatte, senza avere avuto il tempo di esaminare i comportamenti di coloro che avrebbero dovuto rappresentare la cittadinanza nelle istituzioni. E questo è uno dei motivi dello scetticismo che in città coinvolge fette sempre più consistenti di popolazione mantenendola lontana dalla socializzazione politica riguardo alla quale Catanzaro avrebbe bisogno di una sostanziale svolta. Gli elettori dovrebbero trovare il modo di incontrarsi per discutere sull’opportunità di uno schema che consenta di affrontare le tematiche sociali e che superi le deficienze che si possono appalesare. Sarebbe un modo estensivo di intendere la politica capace di instaurare tra cittadini e rappresentanza politica un rapporto nuovo, fiduciario che si è limitato ad essere, nella migliore delle ipotesi, un effluvio di analisi, affermazioni, battute e, rare volte, di pragmatismo.
Finora si è preferito guardare solo alla forma delle cose. Sarebbe opportuno, invece, interessarsi anche della sostanza. È tempo di una politica che guardi alla Città e che dia risposte ai catanzaresi. Si è pensato per molto tempo (qualcuno l’ha lasciato anche intendere) che tutto fosse dovuto, rispetto al clima di incertezze, per la mancanza di risorse economiche. È stata l’ennesima farsa, recitata a Palazzo Santa Chiara, con il risultato di rendere ancora più incomprensibile il motivo per il quale la Città ha vissuto gli ultimi venti anni in parsimonia, con grave sofferenza sociale, senza idee, invisibile al resto della popolazione calabrese. E questa è stata una concausa di esclusione di Catanzaro da ogni beneficio, lasciata sola, assente dai problemi anche dopo l’avvento dei nuovi modelli di vita sociale i cui esempi provenivano financo da città della stessa regione, impegnate ad arraffare senza mai concedere.
È anche vero che lo sviluppo passa per la formazione e, a Catanzaro, l’amministrazione comunale non si è mai impegnata fattivamente in tal senso. Si sarebbe potuto dare corpo, per esempio, ai sistemi operativi digitali del prodotto culturale per dire al Paese e al mondo cosa conserva questa Città e la sua provincia, entrambi meritevoli di essere visitate.
Investire nella cultura e puntare sull’innovazione tecnologica sarebbe stata un’opportunità anche per dare lavoro ai tanti giovani disoccupati, molti dei quali lasciano gli affetti e abbandonano la Città per trovare altrove di che vivere.
Se ne deduce che chi ha amministrato Catanzaro, lo abbia fatto distrattamente, forse perché impegnato a difendere la poltrona sulla quale siedeva.
Sono, questi, i riferimenti che si segnalano soprattutto ai giovani, perché non cadano nelle grinfie di quei candidati che intendono l’incarico politico più come una medaglia al valore da mostrare, che come un servizio da rendere alla comunità. L’importante è che alle prossime elezioni amministrative la selezione avvenga dopo aver esaminato la preparazione personale e professionale di ciascun candidato. Sarà un lavoro intellettuale che va fatto per poter consegnare Catanzaro nelle mani di persone capaci e responsabili.
*giornalista
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