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L’arresto di Ferrero legato al fallimento delle sue società calabresi: sono 9 gli indagati

Al centro dell’inchiesta un investimento nel comune di Acquappesa. Contestata la bancarotta. Controlli della gdf nello studio di un commercialista cosentino. Nel mirino la “storia” di 4 aziende. Le…

Pubblicato il: 06/12/2021 – 13:48
L’arresto di Ferrero legato al fallimento delle sue società calabresi: sono 9 gli indagati

PAOLA L’arresto di Massimo Ferrero, presidente della Sampdoria, è legato al fallimento di alcune società con sede in Calabria. Lo ha confermato a LaPresse il legale, Giuseppina Tenga, che ha ribadito l’estraneità del club ligure nell’inchiesta della procura di Paola, nel cosentino, che ha portato ai domiciliari altre 5 persone, tra cui la figlia Vanessa e il nipote Giorgio. Il crac finito nel mirino della Procura di Paola riguarderebbe quattro società nel settore alberghiero, turistico e cinematografico con sede in provincia di Cosenza. Le società, da quanto si è appreso, sono state dichiarate fallite qualche anno fa.

Nove indagati nell’inchiesta che ha portato all’arresto di Ferrero

Sono nove le persone coinvolte complessivamente nell’inchiesta della Procura di Paola che ha portato in carcere l’imprenditore. Con lui sono coinvolti anche la figlia e il nipote, finiti agli arresti domiciliari. In particolare, ai domiciliari si trovano: Vanessa Ferrero, 48 anni, figlia di Massimo; Giorgio Ferrero, 41, nipote del presidente; Giovanni Fanelli, 53 anni, di Potenza; Aiello Del Gatto, di Torre Annunziata, 55, residente ad Acquappesa. A questi si aggiungono altri quattro indagati, tutti residenti a Roma e sottoposti oggi a perquisizione.

Il fallimento e l’investimento ad Acquappesa

Secondo quanto trapela, al centro dell’indagine ci sarebbe un investimento di Ferrero in provincia di Cosenza, nel comune di Acquappesa, che avrebbe portato al fallimento dell’azienda. Si tratterebbe di un complicato sistema che avrebbe portato il patron blucerchiato a vedersi contestare i reati di bancarotta e altri reati fiscali.  

Controlli nello studio di un commercialista cosentino

I controlli delle Fiamme Gialle si sono concentrati sullo studio di un commercialista cosentino dove aveva sede una società di Ferrero messa in liquidazione. L’accusa che ha portato all’incriminazione di Ferrero è di aver dirottato fondi appartenenti a questa società per sottrarli ai creditori.

Le società coinvolte nell’inchiesta

Una delle società coinvolte à la “Ellemme group Srl”, azienda che secondo i magistrati si sarebbe accollata complessivamente un debito di oltre un milione e 200mila euro che diverse società del gruppo avevano verso Rai Cinema Spa, «rinunciando così ad incassare i crediti dalla stessa vantati nei confronti di Rai Cinema Spa senza richiedere alcuna controprestazione e senza pattuire interessi-corrispettivi». Una mossa che, si legge nelle carte «cagionava il dissesto della società “Ellemme Group Srl”». Tre sono i capi d’imputazione che ricostruiscono la vicenda. L’amministratore unico della “Ellemme” risulta essere Vanessa Ferrero, ma il presidente della Sampdoria, dice la procura, è l’amministratore di fatto.
Lo stesso Ferrero, sempre secondo le indagini, risulta anche essere stato nel corso degli anni amministratore unico della “Global Media srl”, presidente del Cda di “Mediaport spa” e amministratore unico di “Mediaport Cinemas Srl”, mentre la figlia è stata anche amministratore unico della “Ferrero Cinemas srl”. Per quanto riguarda il primo episodio, la Ellemme si sarebbe accollata un debito complessivo di 806mila euro che la Global Media srl, Mediaport Spa e Ferrero Cinemas avevano nei confronti di Rai Cinema; nel secondo capo di imputazione, il debito che finisce sulle spalle della Ellemme è di quasi 209mila euro (contratto da Mediaport srl e Mediaport Cinema) mentre nel terzo ammonta a oltre 239mila accumulati da Mediaport Cinema e Ferrero Cinemas.

Il Gip: «Sottratti dalla figlia 740mila euro dalle casse della società»

Vanessa Ferrero avrebbe sottratto oltre 740mila dalle casse della società per «procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto e recare pregiudizio ai creditori». È quanto scrive il Gip del tribunale di Paola in uno dei capi d’imputazione nei confronti della figlia di Massimo Ferrero, posta ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta che ha portato in carcere il presidente della Sampdoria.
Dal gennaio del 2011 al dicembre del 2012, si legge nell’ordinanza, «con ripetuti prelevamenti dai conti correnti bancari nella disponibilità della Ellemme Group Srl, sia in contante che a mezzo assegni, distraeva l’importo di 740.520 euro».

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