COSENZA Dopo il 15 agosto, quando i talebani hanno preso possesso della capitale Kabul, i riflettori si sono di nuovo accesi sull’emergenza afghana. In Italia tanti si sono mobilitati per tenere alta l’attenzione della comunità internazionale e collaborare con le istituzioni impegnate nell’accoglienza di chi stava fuggendo dall’Afghanistan.
L’Unical ha preso contatti con docenti e ricercatori universitari afghani che avevano trovato ospitalità in Calabria. Messi in salvo dall’esercito italiano, in quelle convulse ore dopo la presa di Kabul, avevano lasciato nel Paese le famiglie, il proprio lavoro, i libri, i pc. L’impegno dell’Unical è stato ed è, quindi, quello di offrire assistenza e la possibilità di continuare i propri studi e l’attività accademica. Un modo per restituire loro, almeno in parte, la normalità perduta. «Noi abbiamo pensato di fare qualcosa in più oltre alle conferenze e agli eventi solidali – dice Alberto Ventura docente di storia dei Paesi Islamici all’Unical – abbiamo preso contatto con chi faceva il professore universitario in Afghanistan e abbiamo dato loro tutta l’assistenza possibile. La nostra speranza – ha concluso – è che una volta che gli verrà riconosciuta formalmente la qualifica di rifugiati politici i docenti afghano potranno prendere alloggio da noi e potranno avere la possibilità di valutare dei contratti per l’insegnamento».
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