CATANZARO «Aiutami in qualunque modo». Con queste parole Giancarlo Pittelli si sarebbe rivolto a Mara Carfagna, ministro per il Sud, in una lettera inviata alla sua segreteria ai primi di ottobre. All’epoca l’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia, Pittelli, oggi imputato nel processo Rinascita Scott con l’accusa di concorso esterno, si trovava agli arresti domiciliari. Nella lettera ripercorre il novero di accuse che gli vengono rivolte e difende la propria innocenza. Non solo. L’avvocato, che si rivolge dando del tu al ministro appartenente al suo stesso schieramento politico, lascia il numero di telefono della moglie per eventuali comunicazioni.
Accade, però, da quanto è possibile apprendere, che dalla segreteria del ministro abbiano inviato la missiva all’ispettorato di Palazzo Chigi che, a sua volta, l’ha trasmessa alla Squadra Mobile di Catanzaro e, da qui, è finita alla Procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri. I magistrati, alla luce di quanto accaduto, hanno inviato la raccomandata al Tribunale di Vibo Valentia che giudica il processo Rinascita Scott (Brigida Cavasino presidente, Gilda Romano e Claudia Caputo a latere) chiedendo un aggravamento della misura cautelare. Il collegio ha accolto la richiesta e ha disposto una nuova misura cautelare in carcere per l’avvocato Pittelli, ritenendo che la vicenda dimostri l’insufficienza degli arresti domiciliari.
Pittelli torna in carcere per la terza volta: la prima è avvenuta a dicembre 2019 nel corso dell’operazione Rinascita Scott della Dda di Catanzaro. Dopo quasi un anno di detenzione a Nuoro, l’avvocato è stato destinato ai domiciliari.
Il 19 ottobre è stato riarrestato dalla Dda di Reggio Calabria con l’operazione “Mala Pigna” e ha scontato altri 27 giorni di carcere prima che il Riesame lo ridestinasse ai domiciliari. Ma la lettera alla «Cara Mara» ha riaperto le porte del carcere.
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