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Autonomia differenziata come «fallimento del sistema Paese» e risorse del Mezzogiorno

Il dibattito sul divario Nord-Sud chiude la rassegna per il ventennale dalla scomparsa di Italo Falcomatà. Presenti Boccia, Esposito e Nocito

Pubblicato il: 07/12/2021 – 11:01
Autonomia differenziata come «fallimento del sistema Paese» e risorse del Mezzogiorno

REGGIO CALABRIA Divario Nord-Sud e dibattito sull’autonomia differenziata vanno in scena a Palazzo San Giorgio nell’ambito dell’incontro “Il mezzogiorno tra regionalismo differenziato e unità economica del Paese” organizzato dalla fondazione “Italo Falcomatà” al culmine della serie di celebrazioni per il ventennale della scomparsa dell’ex sindaco e politico reggino. Molti sono gli spunti interessanti che arrivano dai relatori moderati da Stefano Perri: il giornalista del “Mattino” ed esperto del tema, Marco Esposito, il docente di diritto pubblico al dipartimento di scienze politiche dell’Unical Walter Nocito e l’ex ministro e dirigente Pd Francesco Boccia. L’incontro funge anche da momento di aggregazione come può notarsi dalle facce presenti nella folta platea dalla prima fila che conta la presenza del sindaco sospeso Giuseppe Falcomatà e del facente funzioni Paolo Brunetti fino a scalare passando per Carmelo Versace, vicesindaco Metropolitano e il dirigente locale e consigliere regionale del Pd Nicola Irto solo per citarne alcuni.
Sul criterio della “spesa storia” e sull’annoso dibattito intorno alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni si sofferma Esposito: «Sono state trasformate delle statistiche in regole» dice, portando come esempio il caso degli asili nido calabresi e reggini. Ci si è resi conto che la Calabria risultava tra le regioni più efficienti perché il basso livello dei servizi era compensato dal basso livello di fondi ricevuti nel corso del tempo. «Non era vero – come sostenuto – che erano arrivati molti fondi spesi male. I servizi erano pessimi ma i soldi erano così pochi che il prodotto relativo era alto rispetto a quanto era stato speso». Vengono così ripercorse le varie tappe che portano fino alla proposta dell’autonomia differenziata. «Per la prima volta si dice che se i cittadini più ricchi avranno più servizi», un inciso che avrebbe determinato «il fallimento del sistema Paese». Subito dopo Nicoto passa in rassegna gli articoli della Costituzione contenuti del discusso Titolo V.
Ed è proprio da questo punto che parte la relazione di Francesco Boccia che si definisce «un durissimo critico, in quel momento storico, della riforma» di quel titolo costituzionale. «Poi – aggiunge – quando si ha una responsabilità e non si è nella possibilità di cambiare la Costituzione si cerca di attuarla nel miglior modo possibile».
«L’idea che mi sono fatto – dice Boccia – è che quella riforma fosse stata fatta per inseguire un pezzo di paese che aveva già nei cromosomi un determinato modo di agire. Un approccio culturale che ha caratterizzato anche la visione del Paese in una fase storica che va dal 2001 fino al 2011» che vide «la gravissima assenza della sinistra dai luoghi del bisogno» com’era il Sud di quegli anni. «Per un lungo periodo un pezzo di classe dirigente ha ritenuto la questione meridionale una zavorra» tanto da arrivare a formulare la proposta relativa all’autonomia differenziata che di fatto provocò «il tilt del governo gialloverde».
Secondo Boccia, che subito dopo arriva al governo, si rendeva necessario lavorare su «un’autonomia come attuazione del principio di sussidiarietà che, per citare Mattarella, in quanto tale rafforza l’unità nazionale». Così Boccia racconta la richiesta fatta a tutte le regioni – ivi comprese quelle a statuto speciale – di sedersi al tavolo della Conferenza «per arrivare a una prospettiva unitaria».
E in tal senso si è compreso come «ignobile» fosse stato, nel tempo, non essere giunti alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, «tutt’altra cosa rispetto a quello che afferma il ministro Carfagna». L’accordo unitario era arrivato a ottobre 2020, ma non andò in porto «perché – come tante altre cose – preso in ostaggio dal mio ex segretario Renzi», chiosa Boccia.
«Il mezzogiorno ha delle potenzialità enormi, ci sono eccellenze che tornano se gli dai la possibilità di tornare e per questo bisogna puntare sui servizi alla persona riducendo le disuguaglianze tra i territori».

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