CATANZARO Un primo abbozzo, un primo sondaggio. Nella Conferenza dei capigruppo del Consiglio regionale di ieri avrebbe (finalmente) fatto capolino anche il tema della definizione delle commissioni consiliari. Tema finora scavalcato da altre priorità, in particolare la sanità e quelle imposte dalla tempistica della sessione di bilancio, che occuperà i lavori di Palazzo da qui a Natale, se va bene, o a Capodanno se resta ancora da sciogliere qualche nodo burocratico in relazione all’approvazione del previsionale della Regione, che il governatore Occhiuto vuole approvare entro la fine dell’anno per evitare l’esercizio provvisorio (oggi la manovra potrebbe avere il via libera della Giunta).
Secondo fonti accreditate, per le presidenze delle otto commissioni – le sei permanenti e le due speciali, Anti-‘ndrangheta e Vigilanza – ieri, in un primo conciliabolo in Conferenza dei capigruppo qualche indicazione sarebbe arrivata. La prima l’avrebbe tracciata il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, che avrebbe “richiamato” i capigruppo e soprattutto i partiti di riferimento a non indugiare eccessivamente e ad aprire il confronto al più presto per chiuderlo entro la fine dell’anno. A molti degli attuali inquilini di Palazzo Campanella del resto è ben chiaro il precedente negativo della passata legislatura, quando le presidenze delle Commissioni vennero definite a distanza di ben tre mesi dal voto e al fondo di una profondissima spaccatura nella maggioranza di centrodestra, obbligata a creare ex novo una sesta commissione permanente (Agricoltura) per far quadrare i propri conti interni. Oggettivamente, oggi le condizioni sembrano diverse, nel centrodestra regna la concordia a parte fisiologiche fibrillazioni: per questo non è escluso che la deadline di fine anno possa essere rispettata: anche se le commissioni non sono all’ordine del giorno del prossimo Consiglio, quello del 14 dicembre, se tutto dovesse filare liscio e le trattative dovessero iniziare a prendere un ritmo più spedito, potrebbero approdare alla seduta dedicata al bilancio (plausibile il 22 dicembre se i revisori dei conti della Regione si sbrigheranno in tempo, altrimenti tra Natale e Capodanno).
Il clima all’interno della maggioranza di centrodestra del resto – sarebbe emerso anche nell’abbozzo-sondaggio di ieri nella Conferenza dei capigruppo – farebbe propendere per una soluzione abbastanza tranquilla del nodo delle presidenze di commissione. In linea di massima – riferiscono fonti della coalizione – ci sarebbe già una distribuzione delle presidenze: tre a Forza Italia e 2 rispettivamente alla Lega e a Fratelli d’Italia. Coraggio Italia e Udc, ovviamente, avrebbero già rivendicato una certa attenzione ma avrebbero anche fatto capire che sulle commissioni non faranno crociate. Nei giorni scorsi da Forza Italia erano arrivati segnali che andavano in senso diverso, perché gli azzurri avrebbero ventilato l’ipotesi di rivendicare una quarta presidenza, ma ieri, in sede di Conferenza, gli alleati avrebbero tratto l’impressione che alla fine Forza Italia si attesterà sulla richiesta di tre presidenze, puntando più sulla qualità che sulla quantità. In questo contesto, a Michele Comito potrebbe andare la presidenza della terza commissione, quella della sanità (in modo da completare la filiera con la guida azzurra del settore nelle mani del governatore-commissario Occhiuto), un’altra presidenza potrebbe andare a Giuseppe Mattiani, anche in virtù del consenso elettorale riportato a ottobre, e una terza a una delle tre consigliere donne elette, Katya Gentile (in pole), Valeria Fedele e Pasqualina Straface. È superfluo notare se, se questo dovesse essere l’approdo, due consiglieri di Forza Italia resterebbero all’asciutto, ma in Forza Italia non c’è l’aria di particolari tensioni o rivolte. Invece, ottenendo le due presidenze non avrebbero più problemi interni né la Lega (che piazzerebbe sia Pietro Raso, probabilmente alla guida della Quarta, Ambiente e Territorio, sia Giuseppe Gelardi) né Fratelli d’Italia (che piazzerebbe sia Antonio Montuoro sia Luciana De Francesco).
Se questo quadro reggerà, resterebbe nel centrodestra, come ultimo scoglio, da decidere solo a chi assegnare l’Anti-‘ndrangheta, una presidenza che oggettivamente ha scarso appeal per una svariata serie di ragioni: boatos riferiscono che, rinunciando alla quarta postazione, Forza Italia di fatto la “scaricherebbe” su uno degli alleati. Si vedrà. Così come si vedrà cosa succederà per l’altra commissione speciale, la Vigilanza. Anche nel confronto di ieri la maggioranza di centrodestra avrebbe garantito che la Vigilanza spetta (come da prassi, non sempre peraltro rispettata) all’opposizione, ma il fatto è che le opposizioni sono due e (anche) su questo punto sono l’una contro l’altra armate: il centrosinistra a trazione Pd-M5S avrebbe raggiunto l’accordo per la presidenza pentastellata di Francesco Afflitto, ma ieri – a quanto risulta – il capogruppo di DeMa Ferdinando Laghi avrebbe nuovamente e fortemente contestato questa prospettiva preannunciando una dura battaglia. L’impressione è che alla fine ci si conterà in aula. (c. a.)
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