REGGIO CALABRIA «I numeri dei positivi a Covid-19 stanno crescendo e stanno diventando importanti anche in Calabria. E le terapie intensive cominciano a essere sature. Tanto che già nei giorni scorsi a Reggio Calabria è arrivato un paziente di Rossano, dalla provincia di Cosenza. Questo perché Cosenza era piena come terapia intensiva per i casi Covid, e Catanzaro altrettanto, e quindi il paziente è stato trasferito a Reggio Calabria, dove in questo momento ci sono 5 malati ricoverati e possibilità di ricoverarne almeno altri 4. Non siamo dunque in affanno in questo momento a Reggio Calabria, però siamo vigili». A tracciare il quadro all’Adnkronos Salute è Massimo Caracciolo, responsabile della Terapia intensiva post-operatoria del Grande ospedale metropolitano (Gom) ‘Bianchi Melacrino Morelli’ di Reggio, «realizzata ormai un anno fa in soli 40 giorni, in piena seconda ondata pandemica, ricorda. La situazione oggi è diversa dall’anno scorso, ma richiede attenzione, osserva il medico: «L’anno scorso siamo stati in momenti di estrema difficoltà. Oggi ancora siamo in grado di poter affrontare in maniera tranquilla ulteriori ricoveri. E’ vero però che i numeri di Covid sono cresciuti – tanto che per la Calabria il rischio zona gialla si sta avvicinando – ma grazie al vaccino non abbiamo quell’intasamento degli ospedali che vivevamo lo scorso anno in questo stesso periodo. Più o meno a novembre-dicembre di un anno fa avevamo gli stessi numeri in termini di contagi, ma i ricoveri in ospedale erano tre volte superiori. Speriamo – continua Caracciolo – che con l’incremento della campagna vaccinale, con il Green pass rafforzato che ha stimolato anche una quota di titubanti a fare la prima dose, si possa affrontare un po’ più serenamente questa quarta ondata. Dobbiamo comunque rimanere sempre con il massimo dell’attenzione e organizzarci nel modo più ottimale per affrontare un eventuale incremento importante dei numeri. Per esempio, in questi giorni è stato necessario ricoverare alcuni pazienti non Covid della Rianimazione generale nella nostra Terapia intensiva post operatoria (Tipo). Stiamo dunque dando una mano non solo per i post operatori complessi, ma anche alla rianimazione generale, per quanto riguarda i pazienti non Covid». Al Gom, dunque, la guardia resta alta. «Speriamo nei prossimi mesi di poter affrontare ancora meglio non solo l’emergenza Covid, ma anche quell’emergenza sanitaria dei cittadini calabresi che riguarda le patologie non Covid».
«Anche i pazienti non Covid sono un’emergenza. Penso per esempio a tutti i pazienti oncologici che – nei momenti più bui della pandemia – hanno dovuto rinviare o hanno visto ritardare ricoveri e trattamenti. Magari sono stati costretti ad andare al Nord. Noi dobbiamo puntare a dare risposte a tutti». Continua Massimo Caracciolo: «La Terapia intensiva post operatoria è stata realizzata ormai un anno fa in soli 40 giorni, in piena seconda ondata pandemica», ricorda. Oggi l’esperto tira le somme di questa esperienza, nata proprio per supportare il fronte non Covid, e sottolinea come sia importante continuare a lavorare al rafforzamento della sanità calabrese. «Ci vorrà sicuramente un grande piano straordinario di assunzioni – spiega all’Adnkronos Salute – per far sì che le carenze croniche legate al piano di rientro (la Calabria è da 11 anni in questa situazione) possano essere superate, e che almeno i tre ospedali hub della Calabria – Reggio, Catanzaro e Cosenza – possano avere organico adeguato per affrontare non solo l’emergenza Covid, ma anche le patologie non Covid che sono sempre molte, in modo da poter ridurre la migrazione sanitaria. La nostra commissaria, Iole Fantozzi – prosegue Caracciolo – è stata appena nominata direttore del Dipartimento salute della Regione e in questo momento le funzioni qui sono rette dal direttore sanitario aziendale. Ma questa per noi è una cosa positiva, perché lei è una persona che ha fatto tanto a Reggio Calabria e ha una visione completa delle problematiche della sanità calabrese perché le ha vissute in prima persona. Ci auguriamo che possa, con una squadra adeguata a supporto, continuare a fare bene e soprattutto cambiare indirizzo alla nostra sanità, per poter essere molto più efficienti ed efficaci nel futuro».
Oggi, osserva Caracciolo, «il problema grosso è che si muore di più per patologie non Covid che non vengono trattate nei tempi adeguati, anziché per il Covid. Non possiamo dimenticare che sull’onda dell’emergenza pandemica nell’ultimo anno e mezzo abbiamo vissuto la riduzione dell’attività operatoria, delle visite ambulatoriali, degli screening. E questo ha determinato un problema. In questo anno e mezzo si doveva strutturare la sanità in maniera tale che si potesse affrontare anche questo tipo di emergenza. Soltanto in pochi centri è stato fatto. Come è successo qui: noi abbiamo aperto posti di terapia intensiva che ci hanno permesso di non chiudere le sale operatorie. Anche se la ristrettezza di organico ha comunque posto un limite all’incremento dell’attività operatoria». In un anno la Terapia intensiva post operatoria (Tipo) ha gestito 340 ricoveri, dall’apertura avvenuta il 19 novembre 2020. «Il paziente più piccolo un bimbo di soli 10 mesi ricoverato dopo un intervento neurochirurgico per un ematoma cerebrale e il paziente più anziano un ultra novantenne ricoverato per peritonite da perforazione intestinale – racconta Caracciolo – Ricordo anche una giovane donna alla 18esima settimana di gravidanza sottoposta ad intervento neurochirurgico per una grave emorragia cerebellare da malformazione artero-venosa e poi assistita in Tipo in collaborazione con i colleghi della Ginecologia. La paziente è stata dimessa e la gravidanza è regolarmente in corso. La realizzazione del reparto ha risposto anche alle normative per il mantenimento dell’accreditamento del nostro centro ospedaliero per i trapianti di rene: è stato infatti possibile assistere in Tipo 13 pazienti sottoposti a trapianto di rene che da tempo erano in trattamento dialitico. Da giugno, quando è stata riaperta la rianimazione generale, abbiamo incrementato i ricoveri in Terapia intensiva post operatoria e dato la possibilità di aumentare l’attività chirurgica soprattutto in quei pazienti con comorbilità o che dovevano essere sottoposti a interventi maggiori e quindi avevano bisogno di un’assistenza intensiva. Questi pazienti non trovavano posto durante l’emergenza Covid, ma neanche prima del Covid. In Calabria infatti eravamo già in una situazione di carenza: i posti di terapia intensiva dovevano essere in media 1,4 ogni mille abitanti, in Calabria ne avevamo in media 0,6».
«La flessibilità della Tipo sta nel poter adattare l’attività a seconda delle esigenze. Se l’esigenza è quella imposta dalla pandemia, noi diamo una risposta in tal senso – spiega Caracciolo – Speriamo che non ci sia un incremento ulteriore dei ricoveri Covid. Il vaccino sta funzionando, ma dobbiamo tenere comportamenti virtuosi e il tasso di copertura vaccinale deve salire, perché siamo un po’ sotto la media nazionale. Se i numeri salgono il rischio è che di nuovo si debbano riconvertire posti» per Covid. La pandemia, «riflette lo specialista ha messo a nudo una fragilità del sistema legata alla carenza di posti letto e soprattutto alla mancanza di personale. Oggi abbiamo dimostrato che, rimboccandoci le maniche e con la nostra professionalità, possiamo essere più virtuosi e adoperarci per far funzionare meglio il sistema. Far nascere la Tipo secondo le previsioni di costo avrebbe richiesto intorno ai 2 milioni di euro, noi l’abbiamo fatta con meno di 200mila euro, recuperando e adeguando un reparto in cui c’era già un’impiantistica fatta bene. Perché questi interventi possano essere mantenuti nel tempo, però, serve il personale. Noi abbiamo sempre la richiesta di fare nuove assunzioni che purtroppo, per il problema del piano di rientro, non vengono autorizzate. Ci servirebbero almeno 8 medici, specialisti di anestesia e rianimazione, per completare l’organico, e altri 13 infermieri. Per il futuro della sanità regionale speriamo molto nel nuovo direttore Fantozzi – conclude – E’ riuscita insieme al Gom a dare risposte efficaci in tempi molto brevi come appunto l’apertura della nuova Tipo e in Calabria questa è stata praticamente l’unica azienda che è riuscita ad attivare in maniera strutturale dei nuovi posti in terapia intensiva. Speriamo nei prossimi mesi si creino le condizioni per poter affrontare ancora meglio tutto quello che serve ai pazienti calabresi».
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