SOVERIA MANNELLI «Florindo Rubbettino è stato ospite di Giorgio Zanchini a “Quante Storie” su Rai 3 in occasione di una puntata dedicata all’ultimo libro di Ernesto Galli della Loggia e Aldo Schiavone “Una profezia per l’Italia. Ritorno al Sud” edito da Mondadori. Una sorta di viaggio lungo i luoghi della Penisola – si legge in una nota – che oggi si trovano ai margini ma che, come osservano gli autori, contengono in sé il destino del Paese: “È l’Italia nel suo insieme, il suo modo di essere Paese e Stato, che vanno ripensati. Per dare vita a questa nuova storia c’è più che mai bisogno del Mezzogiorno”, scrivono. Una delle tappe del viaggio – continua la nota – è stata proprio la casa editrice guidata da Florindo Rubbettino al quale il conduttore, Giorgio Zanchini, ha chiesto, nel corso della trasmissione un commento sul declino della classe dirigente meridionale”. “Dal nostro punto di osservazione naturalmente privilegiato sulla Calabria – ha commentato Rubbettino – noi vediamo che la regione fatica a liberarsi da alcuni di quelli che sono i suoi problemi di lungo periodo, di lunga gittata: un ceto politico che comprime la vita sociale della regione, una platea di clientes che a questo ceto politico si rivolge per ottenere una redistribuzione delle risorse e una classe produttiva, borghese, che cerca di innovare, che cerca di interrompere queste dinamiche, schiacciata tra questi grandi blocchi (compresa la borghesia mafiosa). Quello che un editore come noi cerca di fare è dare voce a questi pezzi di società che vorrebbero in qualche modo aprire le finestre per far entrare aria nuova”. La drammatica situazione in cui versa la Calabria è stata al centro del commento di Galli della Loggia che ha seguito l’intervento di Rubbettino: “Noi siamo andati a parlare con Rubbettino – ha chiosato il politologo – in questo viaggio e lui dice la verità, dice che in Calabria la situazione è particolarmente critica, la Calabria avrebbe bisogno di un intervento mirato ad hoc perché lì c’è una situazione di degrado politico e sociale e anche dell’occupazione e delle attività che è spaventosa. Sono due milioni di cittadini italiani che non hanno le stesse condizioni di vita e di diritti di cui gode il resto della popolazione italiana».
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