PAOLA Il cosentino Aniello Del Gatto è il «consapevole» liquidatore delle società del “Gruppo Ferrero”, che si contraddistingue per la «sua inerzia rispetto alla totale adesione alle direttive fornite da Massimo Ferrero, anche tramite altri interlocutori». Le sue condotte, in concorso con gli altri indagati, avrebbero «consapevolmente» determinato e aggravato lo stato delle società fallite. Questo quanto emerso dalle carte dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Paola, guidata da Pierpaolo Bruni e che ha portato all’arresto dell’ex patron della Sampdoria.
Chi indaga intercetta Aniello Del Gatto. In una telefonata confida ad un amico di essere preoccupato del fatto che la Procura di Paola abbia chiesto “l’estensione del fallimento” ad un’altra società (Maestrale s.r.l.) e che loro (presumibilmente il team del gruppo Ferrero) stanno cercando di chiudere tutte queste situazioni (attraverso atti transattivi). Del Gatto si lamenta dei costi che deve sostenere e dell’assenza di remunerazione: «non mi creo tanti problemi perché alla fin fine io non ho fatto nulla di male … cioè né ho creato danni né … quella era la situazione specchiata e quella è la situazione ad oggi … cioè non è che ci sono stati movimentazioni…».
In buona sostanza, per gli investigatori, il liquidatore cosentino avrebbe palesato la sua consapevolezza della presenza di situazioni gravi che avrebbero potuto portare sin dall’inizio al fallimento di una delle società di Ferrero. In un’altra captazione, Del Gatto annuncia al suo interlocutore di essere a conoscenza dei controlli effettuati della Guardia di Finanza dai quali successivamente emergerà «un collegamento tra le società» ed aggiunge che il collegamento è con «la Blue Line». Del Gatto sosterrà, inoltre, che la «Maestrale era senza fondi» ma che nonostante tutto è riuscito ad incassare alcuni crediti e a riscuotere una parte del proprio compenso. Per la Procura di Paola, la “confessione” è l’ammissione della presenza di una distrazione di fondi effettuata dallo stesso liquidatore. Sono circa 600, invece, le comunicazioni telematiche intercorse con vari esponenti del ‘Gruppo Ferrero’ e intercettate dagli investigatori. Le mail venivano utilizzate per «trasmettere o ricevere documentazione relativa a varie società» riconducibili al presidente dimissionario della Sampdoria.
All’esito dell’attività di indagine è emerso come la contabilità della società Blu Cinematografica (poi fallita) risultasse incompleta. Al curatore fallimentare verrà consegnata soltanto la documentazione a partire dal 2013. La carenza è giustificata, come tra l’altro ribadito dalle dichiarazioni rese dal liquidatore, da una denuncia presentata presso la Questura di Roma nella si fa riferimento «al furto di un’autovettura» (l’Audi S8) e si rappresentava che «all’interno della stessa erano custoditi “in una borsa di pelle”, tra l’altro i “Libro Giornale, Registri Iva, Libro Inventari, Verbali di Assemblee, Libro Cespiti, Registro Verbali C.d.A. e altri documenti anche della società Blu Cinematografica». Il curatore fallimentare, nella relazione redatta il 2018, rilevava «la cattiva gestione della documentazione contabile ed amministrativa che, anche a seguito del furto, non era stata correttamente implementata». Secondo il curatore: «E’ possibile rilevare la scarsa attenzione prestata dall’Amministratore Unico in carica nella tenuta e nella conservazione dei libri sociali obbligatori, essendo stati smarriti nel marzo 2014, poiché si trovavano all’interno dell’auto rubata e, al contempo, al liquidatore, Del Gatto atteso che non ha provveduto al ripristino del Libro Inventari e del Libro Cespiti, né ha regolarmente tenuto il Registro delle decisioni dei soci». La situazione finanziaria delle società di Ferrero sono assai complesse. E in una occasione, sarà lo stesso Del Gatto – nell’ambito dell’interrogatorio del curatore fallimentare reso nel 2020 – a confessare l’utilizzo del conto corrente bancario personale per veicolare gli incassi ed i pagamenti (incluso il proprio compenso) della Maestrale S.r.l., poiché gli istituti di credito non davano più fiducia creditizia alla società fallita.
Le captazioni oltre a consentire alla Procura di ricostruire le complesse transazioni tra le varie aziende della galassia Ferrero, hanno fornito spunti interessanti in merito alla figura dello stesso ex presidente della Samp. «Io non ho fatto una cosa delle 16 denunce penali che ho! Non ci sta con la testa, sta fuori di testa. Io mi voglio levare da questo ginepraio», confessa Vanessa Ferrero, riferendosi al padre Massimo, in una delle intercettazioni citate dal gip di Paola nell’ordinanza di custodia cautelare. E’ palese il difficile rapporto che la figlia, finita agli arresti domiciliari, ha con il padre. «Invece di dire amore scusa che ti ho messo in questa situazione di merda, a pagà la galera, quando i problemi sono miei non tuoi, perdonami figlia diletta (…) così dovrebbe comportarsi. Io non c’ho manco i soldi per la spesa», aggiunge Vanessa. Di Ferrero pare non avere un buon giudizio neanche il commercialista delle aziende. «Mi ha detto che la sua vita è stata di battaglia e le battaglie vanno vinte una alla volta… d’altra parte lui ha una propensione al rischio. Lui ogni giorno deve trovare un posto dove bucare e far scendere dei soldi», si legge in una delle intercettazioni finite nell’inchiesta della Procura di Paola. Il professionista, in un dialogo carpito il 18 novembre del 2020, riferendosi sempre a Massimo Ferrero, aggiunge: «il tema è che se davvero gli bloccano tutto alla fine non è tanto possibile fare tutte queste cose….E quindi alla fine bisognerà vedere che fare all’interno di queste scatole per operare».
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