COSENZA «Con una media di 100 nascite al mese, la sede operativa Sacro Cuore iGreco Ospedali Riuniti ha confermato il trend: quando mancano meno di 20 giorni alla fine del 2021, è stato già toccato il traguardo delle mille nascite. Si tratta di un risultato importante, frutto del lavoro di un equipe che, guardando alla qualità dei servizi e delle prestazioni, consente di ottenere insieme ai numeri da record, una sanità di qualità per tutti, antidoto alla migrazione sanitaria e freno alla mobilità passiva anche verso le regioni più prossime come Puglia, Basilicata e Campania». È quanto ha annunciato il ginecologo Raffaele Misasi, capo del dipartimento materno infantile della sede operativa Sacro Cuore iGreco Ospedali Riuniti, tra le 107 strutture sanitarie, pubbliche e private convenzionate, a misura di donna, destinatarie dei Tre Bollini Rosa, riconoscimento assegnato per il biennio 2021-2023 dalla Fondazione Onda. Accessibile a tutti senza costi aggiuntivi per le donne, esattamente come negli ospedali pubblici, la sede operativa Sacro Cuore come le altre strutture del Gruppo, continua a mantenere i suoi standard di sicurezza e prevenzione altissima. I papà non possono ancora entrare nella sala parto, ma possono incontrare subito dopo neonato e compagna. La regola per entrare sono: tampone e green pass obbligatori. «Vaccinazione e gravidanza. Le donne in attesa rientrano nel numero delle persone che non si vaccinano. Per fortuna – ha detto Misasi – la consapevolezza sull’importanza di sottoporsi, subito dopo la fine del primo trimestre, all’inoculazione, cresce anche alla luce delle evidenze scientifiche sulla sicurezza della vaccinazione in gravidanza sia nei confronti del feto che della madre». «È dimostrato – ha aggiunto – che il covid in gravidanza ha una mortalità materna, 22 volte maggiore rispetto ad una donna non in gravidanza. Se viene contrato il covid in gravidanza la patologia è molto più seria. Il rischio è anche quello della mortalità prenatale; si va incontro a travagli e parti prematuri e di neonati che vengono intubati».
Cultura della prevenzione. Il capo del dipartimento materno infantile della sede operativa Sacro Cuore iGreco Ospedali Riuniti, ha sottolineato anche la necessità di screening diagnostici ogni anno, massimo due superati i 30 anni, importantissimi per prevenire, per esempio, patologie tumorali del collo e del corpo dell’utero. Dopo i 35 – 40 anni è indispensabile il controllo mammografico. Misasi ha toccato anche il tema della endometriosi, patologia cronica invalidante, vera e propria malattia sociale che colpisce il 7-10% delle donne in età riproduttiva, 3 milioni di donne con diagnosi conclamata. La maggiore incidenza si ha tra i 25 anni ed i 35 anni. «Il ritardo nella diagnostica dell’endometriosi – ha sottolineato – è di circa 7 anni. Questo gap – ha rimarcato – va recuperato non solo attraverso il ginecologo, ma anche con il medico di base che può intervenire nella valutazione precoce. La tempestività è fondamentale. La laparoscopia consente la diagnosi definitiva permettendo l’esecuzione di biopsie mirate sulle lesioni sospette, consente la stadiazione, distingue cioè, una endometriosi lieve da una di livello più avanzato. Gli obiettivi del trattamento sono la terapia dell’infertilità, stabilizzare e radicare le lesioni endometriosiche e prevenire la progressione e la ricorrenza».
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