LAMEZIA TERME Dopo gli annunci delle scorse settimane, un novembre già rovente e denso di manifestazioni e rivendicazioni, la lotta dei sindacati di fronte alle ultime scelte operate dal Governo Draghi non si arresta, anzi. Due le manifestazioni organizzate oggi, una in Puglia e l’altra in Calabria. Convincente la risposta dei rappresentanti e dei delegati sindacali e dei calabresi, presenti in grande numero all’evento lametino, nonostante le condizioni climatiche non incoraggianti e la paura legata all’aumento dei contagi da Covid-19. Le misure di sicurezza all’ingresso hanno fatto il resto.
Ed è proprio dall’auditorium della Fondazione Terina di Lamezia Terme che Cgil e Uil – orfane della Cisl – hanno rimarcato le emergenze del Paese e della nostra regione, hanno parlato di “scollamento” tra le scelte dei partiti di maggioranza e le esigenze reali dei cittadini e invocato correzioni all’ultima manovra di bilancio e tracciando quelle che sarebbero, secondo loro, le linee guida da seguire per rimarginare la divisione tra nord e sud. «Le due manifestazioni conclusive si tengono proprio al Sud – ha detto ai microfoni del Corriere della Calabria Angelo Sposato, segretario regionale della Cgil – è un messaggio che si vuole dare al Paese e al governo. Anche i temi del Sud, oltre a quelli legati al tema del fisco, le pensioni, le equità e le diseguaglianze che si sono create durante la pandemia, è un segnale che si dà di attenzione verso il mezzogiorno letteralmente sparito dall’agenza del governo nazionale. Questa manifestazione ha dunque valore aggiunto rispetto allo sciopero generale del 16 dicembre».
«Bisogna lavorare per unire il paese e la Calabria. Siamo responsabili – ha detto ancora Sposato – abbiamo detto apertamente che questa manovra è inadeguata. Abbiamo riconosciuto il lavoro che noi stessi abbiamo fatto su alcune questioni ma non bastava. In questo momento bisognava dare il sostegno al reddito a chi è rimasto indietro mentre sul fisco abbiamo visto che si premiano quelli che hanno più vantaggi rispetto alle fasce più deboli». «Non si può nel 2022 mantenere i lavoratori a 67 anni nei ponteggi, sulle gru e nelle acciaierie. Al governo regionale chiediamo che, in questo momento, bisogna fare un grande piano di sviluppo del lavoro soprattutto per i giovani e per le donne che hanno pagato, anche in Calabria, il prezzo più alto della crisi».
«Chiediamo un Paese diverso. Chiediamo – ha rimarcato Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil – un Paese che sia in grado di interrogarsi sul fatto che ci sono tanti disagi e tante disuguaglianze, c’è una narrativa che tende a dire che va tutto bene». «Siamo in Calabria, siamo nel Mezzogiorno – ha aggiunto – basta parlare con i tanti giovani, i tanti disoccupati, i tanti anziani che non hanno servizi. Vorremmo partire da qua per spiegare al Governo e alla politica che c’è l’esigenza di costruire un Paese diverso». «Serve una riforma fiscale – ha precisato – che sia in grado di combattere 110 miliardi di evasione di cui non si parla più; di effettuare una redistribuzione partendo dalle categorie che oggi stanno in grande difficoltà; occorre un’attenzione sul tema del Welfare, ai giovani, alle donne, a chi ha lavorato per 41 anni di fila e vuole andare in pensione». «Io ho molto rispetto per le decisioni delle altre organizzazioni sindacali confederali. In questo paese non c’è un sindacato unico, ci sono tre grandi centrali sindacali che hanno storie diverse, tradizioni diverse. Ho sempre molto rispetto delle scelte degli altri e ne pretendo altrettanto». Infine un messaggio rivolto al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto che, nei giorni scorsi, aveva criticato la decisione di proclamare lo sciopero generale: «Dovrebbe avere più rispetto delle scelte confederali. Non credo che sia lui a dover dare giudizi sulle scelte che fanno le organizzazioni sindacali».
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