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l’udienza

Petrolmafie, la Dda chiede la ricusazione del giudice Macrì

Il presidente del collegio giudicante aveva già presentato richiesta di astensione. Rigettata dal presidente del Tribunale

Pubblicato il: 13/12/2021 – 16:09
di Alessia Truzzolillo
Petrolmafie, la Dda chiede la ricusazione del giudice Macrì

VIBO VALENTIA La prima udienza dibattimentale del processo Petrolmafie si è svolta questa mattina davanti al Tribunale collegiale di Vibo Valentia presieduto dal giudice Tiziana Macrì. In apertura dei lavori il giudice ha avvisato di avere fatto richiesta di astensione dal processo essendo questo un procedimento collegato al maxi processo Rinascita-Scott dal quale il giudice è stato ricusato dalla Corte d’Appello prima e dalla Cassazione poi. Le ragioni stanno nel fatto che il giudice, nelle vesti di gip a Catanzaro, aveva disposto dei decreti di intercettazione richiamando nel merito l’associazione mafiosa nell’ambito del procedimento “Rinascita-Scott”, del quale Petrolmafie è una prosecuzione investigativa.
Al momento la richiesta di astensione del giudice Macrì è stata respinta dal presidente del Tribunale di Vibo Valentia.
Dal canto suo l’accusa, rappresentata in aula dal pm Antonio De Bernardo, ha annunciato la presentazione di richiesta di ricusazione del giudice alla Corte d’Appello di Catanzaro.
Nel corso dell’udienza, inoltre, sono state sollevate eccezioni di incompetenza territoriale da parte di alcuni difensori secondo i quali la sede naturale per la discussione del dibattimento è quella di Locri. Tutte le eccezioni delle difese sono state rigettate. Il collegio ha aggiornato il dibattimento ai prossimi 21 dicembre e 17 gennaio 2022.

Il processo

Il processo “Petrolmafie” è stato istruito contro presunti illeciti perpetrati dalle cosche del vibonese e loro sodali nell’affare degli idrocarburi. Tra gli imputati compare il nome di Salvatore Solano, presidente della Provincia di Vibo Valentia e sindaco di Stefanaconi, accusato di corruzione e turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa. Secondo la Dda avrebbe stretto un accordo con il cugino Giuseppe D’Amico (in carcere con l’accusa di associazione mafiosa) per affidare alla ditta dello stesso D’Amico appalti per la bitumazione delle strade in maniera illecita e con materiale scadente. Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita, corruzione, evasione delle imposte e delle accise anche mediante emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, scambio elettorale politico-mafioso e turbata libertà degli incanti. Sono costituite parte civile nel processo i comuni di Limbadi e Sant’Onofrio, la Provincia di Vibo Valentia, l’Agenzia delle dogane e dei monopoli, l’Agenzia delle entrate, la Regione Calabria. Tra i privati ha chiesto di costituirsi parte civile e la Cooper Po. Ro. Edile, vittima di estorsione. Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Sergio Rotundo, Enzo Ioppoli, Vincenzo Cicino, Wanda Bitonte, Giovanni Russomanno, Mario Murone, Gianfranco Giunta, Salvatore Staiano, Tiziano Saporito, Giuseppe Di Renzo, Giovanni Vecchio, Vincenzo Gennaro, Alessandra Canepa. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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