CATANZARO Tre condanne, la confisca di quattro società e la confisca di ingenti somme di denaro. Questa la sentenza del gup Matteo Ferrante riguardo a uno stralcio del procedimento denominato Coccodrillo che riguarda gli imprenditori di Simeri Crichi Antonio e i figli Giuseppe e Daniele Lobello accusati di plurimi reati di intestazione fittizia di beni, realizzati attraverso un sistema di società, formalmente intestate a terzi, e tuttavia dagli stessi controllate e gestite, e ciò al fine di sottrarre il proprio patrimonio aziendale all’adozione di prevedibili misure di prevenzione antimafia. A vario titolo le accuse riguardano anche il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, estorsione e favoreggiamento reale. Secondo l’accusa Giuseppe Lobello «pur non facendone parte» avrebbe concorso «nell’associazione di ‘ndrangheta denominata cosca Arena» alla quale – è l’ipotesi accusatoria – avrebbe fornito «attraverso condotte attive, un contributo concreto, specifico e volontario per la conservazione e il rafforzamento della capacità organizzativa dell’associazione, con la consapevolezza dei metodi e dei fini dell’associazione stessa. In particolare, muovendosi quale imprenditore edile titolare e amministratore di fatto delle imprese facenti capo alla famiglia Lobello – Strade Sud, Trivellazioni Speciali, Consorzio Stabile Zeus, Consorzio Stabile Genesi – faceva da intermediario tra i vertici della cosca Arena e taluni imprenditori soggetti a estorsione per lavori nel Catanzarese, raccogliendo i ratei delle estorsioni e consegnandoli alle scadenze prestabilite ai vertici del clan, ciò allo scopo di evitare che la presenza di soggetti riconducibili al clan presso i cantieri potesse tirare l’attenzione delle forze dell’ordine; ottenendo al contempo per il legame stretto con gli Arena una posizione dominante nell’esecuzione di lavori edili su Catanzaro, ovvero la protezione da interferenze estorsive, di altri gruppi criminali, presso i cantieri relativi ai lavori eseguiti e presso l’impianto di calcestruzzo dell’impresa». Antonio Lobello è difeso dagli avvocato Saverio Loiero ed Enzo De Caro; Giuseppe Lobello è difeso da Saverio Loiero e Francesco Gambardella e Daniele Lobello è difeso da Pietro Mancuso ed Enzo De Caro.
Giuseppe Lobello è stato condannato a 8 anni e 10 mesi di reclusione (il pm Veronica Calcagno aveva chiesto 12 anni), più l’interdizione a contrarre con la pubblica amministrazione per 5 anni e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici; Antonio e Daniele Lobello sono stati condannati a 4 anni e 8 mesi di reclusione e 8000 euro di multa (l’accusa aveva chiesto 8 anni ciascuno). Cade, per tutte le accuse, l’aggravante mafiosa.
Il gup Matteo Ferrante ha, inoltre, ordinato la confisca delle società Strade del Sud srl, Marina Cafè srl, Consorzio stabile Genesi, Consorzio stabile Zeus. Il giudice ha revocato il sequestro della Trivellazioni Sud srl limitatamente e questo procedimento e ha ordinato la confisca di denaro o, in mancanza o insufficienza di questo, di beni mobili o immobili fino a raggiungere l’importo di 62.292 euro nei confronti di Giuseppe Lobello e 961.279,12 nei confronti di Giuseppe, Antonio e Daniele Lobello. (ale. tru.)
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