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l’intervista

«Assistenza territoriale allo stremo. Ma la sanità può cambiare». Da Amendola allarme e speranza

La responsabile del servizio di Alcologia dell’Asp di Cosenza rilancia il tema dell’emorragia di personale. E punta sul nuovo protagonismo della cittadinanza

Pubblicato il: 16/12/2021 – 15:32
«Assistenza territoriale allo stremo. Ma la sanità può cambiare». Da Amendola allarme e speranza

LAMEZIA TERME «Alcuni Sert sono allo stremo, altri si stanno svuotando: non si riesce a rispondere alla domanda del territorio. E accade lo stesso in psichiatria, per non parlare della neuropsichiatria, visto che in alcuni contesti territoriali non c’è neppure il servizio. C’è uno svuotamento progressivo del personale». Il quadro del servizio sanitario territoriale è precario. Maria Francesca Amendola, presidente della Società italiana di Alcologia per la Calabria, componente del Comitato scientifico nazionale e membro del gruppo tecnico delle dipendenze della Regione Calabria, descrive una situazione difficilissima. Ospite del nostro talk “20.20”, condotto da Danilo Monteleone e Ugo Floro, la responsabile del servizio di Alcologia dell’Asp di Cosenza analizza la fase del periodo Covid, «nella quale c’è stata ovviamente una centralità sull’aspetto ospedaliero, visto che si trattava di una fase d’emergenza», e la mette in relazione a «tutto il sistema dei servizi territoriali che, per quanto possibile e nonostante la mancanza di personale, ha retto un sistema che, diciamolo, è al collasso. Come abbiamo fatto a reggere e mantenere non lo so», spiega Amendola. Che cita l’elenco delle precarietà: servizi di prevenzione, cura e riabilitazione, consultori, salute mentale, neuropsichiatria infantile, disabilità.
«Le famiglie con disabili o malati mentali – continua – hanno avuto momenti di grande drammaticità, di nessun supporto, di pochissima assistenza domiciliare. Anche perché in Calabria c’è grossa differenza tra province, oltre che dal punto di vista orografico anche di organizzazione dei servizi dal punto di vista storico».
Una condizione complicata, nella quale, «da 12 anni, le associazioni di volontariato sostituiscono il sistema sanitario territoriale. Lo sostengono e si è visto durante il Covid. Dai servizi di assistenza alimentare al trasporto dei disabili in ospedale, fino al supporto alle famiglie. Nella mia provincia ci sono 160 associazioni di volontariato: sono una risorsa strategica, ma non possono sostituire i servizi socio-sanitari».

«Cittadinanza più presente sulla sanità. E con la nuova guida si sente che sta per succedere qualcosa»

Riguardo al futuro, Amendola vede un duplice cambiamento: «Intanto sento una cittadinanza che è più presente rispetto al passato, non guarda più al sistema nei termini del subire». Uno degli esempi citati è Comunità competente, network «che racchiude 53 associazioni: lì si vede una cittadinanza che vuole essere presente nel processo di cambiamento e con competenze. È una grandissima novità». E poi, argomenta ancora Amendola, «devo dire che questa spinta si sente con la nuova guida. Si sente che sta per succedere qualcosa e si spera che la sanità cambierà in Calabria». Il nodo centrale, al di là della riforma avviata con la nascita di Azienda Zero è che «abbiamo un problema con la pubblica amministrazione in sanità che è un macigno. La sanità funziona solo se funziona la pubblica amministrazione, altrimenti è impossibile offrire servizi. Serve attivare processi per spendere i fondi che sono a disposizione della Regione Calabria». Il primo passo è stato compiuto: «Ben venga che non abbiamo più i commissari, nella speranza che ci sia un minimo di stabilità».

L’emergenza dell’abuso di alcol tra i minori. «Calabria terza per tasso di mortalità»

L’impegno quotidiano della dottoressa si concentra sul servizio di Alcologia, l’unico rimasto in Calabria. Anch’esso attraversa la difficile fase della pandemia. E ha dovuto adattarsi alle difficoltà del lockdown. «Da giugno – evidenzia – abbiamo avuto molte ricadute, molti casi di violenza intrafamiliare, molte richieste di indagine da parte delle autorità. Probabilmente il lockdown ha contenuto l’esplosione, perché c’era più controllo da parte delle famiglie, e questo riguarda tutte le dipendenze»
La rete dei servizi per le dipendenze è organizzata «in maniera funzionale alle esigenze del territorio – dice ancora Amendola –: ci sono 17 servizi per le tossicodipendenze, ci sono 17 comunità terapeutiche. Che, negli anni, hanno offerto una bella attività di prevenzione con progetti nelle scuole, con le scuole guida, con le Prefetture».
E che, di anno in anno, si confronta con emergenze che riguardano tutti. Anche e soprattutto i giovanissimi, per i quali «la situazione è di allarme. Nella relazione al Parlamento sulle dipendenze, da anni, viene fuori che siamo, in Europa, la nazione che ha l’inizio di uso dell’alcol più basso, come età, cioè a 11 anni, un brutto primato. Una serie di evidenze emergono ogni anno: ad esempio in Calabria abbiamo avuto, nel 2019, il terzo tasso di mortalità maschile più alto in Italia. Sono dati che ci fanno pensare a quanto questo problema, per quanto messo da parte, esista».

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