Quando si parte ultimi, è difficile arrivare tra i primi. E’ quanto accadrà al Sud, sia negli esiti del PNRR che nel risanamento (reale) del sistema degli enti locali (ma anche regionali).
Troppo diversi i patrimoni produttivi locali, tanto da aver imposto, a seguito della approvazione della legge 42/2009 attuativa del federalismo fiscale, un provvedimento ricognitivo delle ricchezze all’epoca “messe a terra” di perequazione infrastrutturale (DM 26 novembre 2010), finito però nel nulla assoluto.
Difficilissimo quindi il compito del PNRR, in difetto di programmi ben studiati e coordinati che facciano delle regioni del Mezzogiorno, unitariamente e nell’insieme, un soggetto votato alla rinascita attraverso la soluzione delle sue condizioni di grave precarietà infrastrutturale.
Non di meno appaiono pericolose e fortemente discriminanti le ipotesi legislative previste in Manovra, che vedrebbero confluire 150 milioni di euro suddivisi in modo segnatamente differenziato tra quattro Città metropolitane (Napoli, Torino, Milano e Reggio Calabria). Ciò perché serviranno a poco, così come non sono servite le numerose precedenti “Salva Napoli”, e lasceranno in panne tutto il resto del sistema autonomistico meridionale, offeso da una malagestio sistemica che ha prodotto tanti comuni in dissesto e in irrisolvibili piani di riequilibrio pluriennali, spesso strumentali a guadagnare il prolungamento di una perniciosa agonia (v. NT + Enti Locali&Edilizia del 14 dicembre 2021).
Al Paese occorre più giustizia, uguaglianza e tanta equità, da concretizzare coscientemente con le difficili realtà cittadine che la consistente nazione di riferimento sopporta da tempo, piena zeppa di situazioni che impediscono il governo della res pubblica locale e realizzano prelievi fiscali insopportabili. Questi ultimi da ritenersi indebiti e diseguali, se rapportati alle facilitazioni assicurate ai soliti noti enti locali.
Prima di tutto, siffatte misure si presentano sensibilmente discriminatorie per la Calabria, la Sicilia, la Campania, il Lazio, l’Abruzzo, il Molise, fatta eccezione per le loro Città metropolitane (, al lordo della città della Fiat. Ciò perché il loro problema più grosso è tuttavia rappresentato dalla miriade di comuni, di cui quasi tutti i capoluoghi di provincia, destinati ad assicurare ai loro residenti le «pene dell’inferno»: con indebitamenti pro capite da film horror e con erogazione dei servizi di bassa qualità ovvero da compartecipazione infrequentabile dai non abbienti. Tutto questo accadrà perché saranno nell’impossibilità di trovare ex se la loro soluzione e nei confronti dei quali la politica nazionale assicura disattenzione da anni, preferendo l’impegno sulle Città metropolitane, che danno più nell’occhio, cui necessita il fumus favorevole alla iniziativa politica.
Ma non finisce qui. Il PNRR punta, per ratio europea, a determinare uguaglianza nella esigibilità dei servizi pubblici e delle prestazioni essenziali, nonché a offrire l’occasione di generare ripresa del Paese. Ottenibile solo aiutando le comunità locali nella generazione dello sviluppo e della crescita, nel rispetto degli obiettivi di sostenibilità, inclusione ed equità sociale
La finanza locale e, dunque, i governi del sistema infra-statale, devono essere anche essi funzionali ad assicurare uguaglianza ai cittadini nella erogazione delle attività garanti della loro vita. Un problema certamente irrisolto se a tale fine saranno considerate solo le Città metropolitane che presentano deficit consolidati (visibili) di ben oltre 5 miliardi di euro, cui servirà peraltro a ben poco il contributo straordinario di 150 milioni godibile dalle anzidette quattro città metropolitane, liquidabili in due ratei (v. NT + Enti Locali&Edilizia del 15 dicembre).
Il resto? Se sarà così, il Mezzogiorno in primis continuerà la sua agonia, cui certamente sarà impedita l’attivazione delle grandi occasioni che il PNRR dovrebbe anche assicurargli.
Il tutto, a causa di inconcepibili diversità di trattamento e di impropria collaborazione delle rispettive burocrazie che il sistema complessivo ha voluto mantenere da tempo incapace.
Il PNRR è una occasione unica, tocca allo Stato mettere a disposizione ciò che occorre per trasformarlo in una realtà godibile, che assicuri al Sud ciò che occorre per guadagnare la sua uguaglianza e la cittadinanza europea.
Il Covid, lo si sa, ci metterà del suo, ma i comuni sono, per la sussidiarietà istituzionale, lo strumento primario di rigenerazione del Paese e come tali vano trattati, senza distinzioni di sorta. Non solo. Dovranno essere aiutati con misure perequative straordinarie e metodologie sistemiche, tali da rendere sostenibili in progress i loro bilanci.
*docente Unical
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