CATANZARO Sono durate circa tre anni le indagini legate all’operazione denominata “Kossa” (partite nel 2016 e concluse nel 2019) condotte dalla squadra mobile di Cosenza, guidata dall’allora vicequestore Fabio Catalano e dal Servizio centrale operativo della polizia, e dirette dal procuratore Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Capomolla e dal Pm antimafia Alessandro Riello. Ventisei le persone indagate e ritenute a vario titolo vicine, contigue o intranee al gruppo criminale della famiglia Forastefano. La maggior parte degli imputati – tra cui Pasquale Forastefano, Alessandro Forastefano (difesi dall’avvocato Cesare Badolato) – hanno optato per il rito abbreviato.
Nel corso dell’ultima udienza, questa mattina al Tribunale di Castrovillari, il Pubblico ministero Riello ha invocato pene pesanti per gli imputati ritenuti legati al clan. Nello specifico, sono stati chiesti 20 anni di reclusione per Pasquale Forastefano, 14 anni per
Alessandro Forastefano (entrambi difesi dall’avvocato Cesare Badolato), 10 anni per Agostino Pignataro, 17 anni e 8 mesi per Domenico Massa e 8 anni per Stefano Bevilacqua. Le altre richieste: Nicola Abbruzzese a 4 anni e 1500 euro di multa; Claudio Abritta a 2 anni; Gianfranco Arcidiacono a 3 anni e 6 mesi e 1200 euro di multa; Giuseppe Bisantis a 8 anni e 4 mesi; Cosimo D’Ambra a 2 anni; Andrea Elia a 2 anni e 8 mesi; Damiano Elia a 8 anni e 4mila euro dì multa; Antonio Falabella a 4 anni e mille euro di multa; Leonardo Falbo a 3 anni e 4 mesi e mille euro dì multa; Leonardo Forastefano a 14 anni e 6mila euro dì multa; Silvio Forastefano a 4 anni; Saverio Lento a 3 anni; Francesco Orsino a 2 anni e 3mila euro di multa; Paolo Partepilo a 2 anni; Vincenzo Pesce a 2 anni e 4 mesi.
I comuni di Cassano allo Ionio, Rossano e Corigliano (oggi città unica), tra la fine degli anni 90′ e il primo decennio del 2000, sono stati teatro di una cruenta guerra di mafia tra il clan degli “zingari” facenti capo alla famiglia Abruzzese e la cosca Forastefano. Le sanguinose faide tra le organizzazione opposte sono state ricostruite nell’ambito di una serie di operazioni: “Timpone Rosso”, “Lauro”, “Lauro 2” e “Omnia” e hanno visto emergere la cosca Abruzzese come forza egemone sul territorio. Il clan Forastefano però sarebbe rimasto presente a Cassano allo Jonio, in virtù di una pax mafiosa tra le due famiglie che negli anni avrebbe portato addirittura a commettere in concorso alcuni reati come emerso proprio nel corso dell’indagine denominata “Kossa”. (f. b.)
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