PIZZO Parlare di mare inquinato, sporco e depuratori non funzionanti in Calabria non è certo una novità. Lo è solo se si inizia ad affrontare dei (tanti) problemi già a dicembre e ad oltre sei mesi di distanza dell’estate. A dare un fortissimo impulso – e questa è un’altra grande novità – è stata la Procura di Vibo Valentia, guidata da Camillo Falvo che già da questa estate, insieme al collega della Procura di Lamezia, Salvatore Curcio, ha ideato e messo in piedi una super “task-force” per affrontare, seriamente, un problema irrisolvibile, che attanaglia non solo le coste tirreniche a cavallo tra il litorale vibonese e quello lametino, e che notevolmente peggiorato nel corso degli ultimi due decenni danneggiando gravemente il tessuto economico-turistico.
Preoccupazioni che hanno subito e inevitabilmente riempito ai primi posti l’agenda del neo eletto governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, presente anche lui all’incontro organizzato questa mattina all’Istituto Nautico di Pizzo. «Noi dobbiamo fare il nostro – ha detto ai microfoni del Corriere della Calabria il presidente Roberto Occhiuto – e come Regione siamo ora impegnati a intervenire sui depuratori che sono tarati ad esempio sulla popolazione invernale, più che sulla quella estiva. Siamo impegnati anche ad accelerare i lavori di collettamento. Ci sono tanti Comuni che hanno edifici o abitazioni non collettati agli impianti di depurazione. Ci sono delle procedure di infrazione per questo, e la Regione deve fare il suo dovere». «È importante – ha ricordato poi Occhiuto – risolvere i problemi per tempo. Purtroppo spesso ci si occupa dei problemi del mare pulito quando è troppo tardi. Ecco, io vorrei che già per i mesi di giugno o luglio di quest’anno, e ancor di più nell’anno successivo, si potessero vedere i risultati del mio governo regionale».
All’incontro organizzato questa mattina hanno partecipato in massa tanti sindaci e rappresentanti di associazioni presenti nella folta platea. Sul palco, invece, i protagonisti sono i due procuratori di Vibo Valentia e Lamezia, Camillo Falvo e Salvatore Curcio, oltre al direttore di Arpacal, Domenico Pappaterra. «È importante – ha subito sottolineato Falvo – capire le cause dell’inquinamento e grazie alla collaborazione con la struttura Anton Dhorn di Silvio Greco possa avvenire, solo così potremo risolvere questo problema che è centrale per il turismo e il futuro della Calabria». «I problemi provengono un po’ da tutte le parti, la depurazione però non compete ai villaggi, gli imprenditori spesso aggirano le normative perché magari non ci sono controlli sufficienti ma noi vogliamo impegnarci, molto, perché il problema va risolto e risolto seriamente. La parte fondamentale la deve fare l’amministrazione e poi anche gli operatori turistici che devono agire nel loro interesse. Devono comprendere che se inquinano il mare i turisti non verranno e non potranno lavorare e fare profitti».
«L’idea – ha spiegato ancora il procuratore Camillo Falvo nel suo intervento – è nata in un pomeriggio quando, in preda alla disperazione, cittadini e operatori mi hanno chiesto cosa si potesse fare. Con il collega Curcio avevamo però già approntato la mega task force anche perché ho visto il mare peggiorare nel corso degli ultimi 30 anni. È uno dei tratti di mare più inquinati per una serie di motivazioni e per questo dobbiamo cercare di tutelare la Calabria e l’ambiente calabrese, dobbiamo mantenere alta l’attenzione ma sempre, non solo d’estate. E ho proposto una manifestazione, un incontro dove far partecipare tutti, anche perché sequestrare i depuratori non serve». «Occhiuto – ha precisato Falvo – sin da subito s’è dimostrato disponibile, un approccio costruttivo per risolvere le problematiche, così come con Dalila Nesci. Tutti quelli che possono incidere seriamente sono qui, impegnati, i politici, gli esperti, l’Arpacal che si è impegnata tanto. Ci sono tanti operatori onesti ma anche molti disonesti, convinti di risparmiare sul ciclo dei rifiuti. L’inquinamento del mare è un problema rilevantissimo, abbiamo solo questo, dobbiamo sfruttarlo e tutelarlo».
Ruolo importantissimo, poi, quello di Silvio Greco della stazione zoologica “Anton Dohrn“. «È complicato – ha detto nel corso del suo intervento – capire quale sia l’origine dell’inquinamento del mare. Nei nostri mari ci sono circa 40 navi. Il mare diventa ricettacolo di tutto creando così uno scenario complesso, quindi non pensate che noi con la bacchetta magica avremo le Maldive la prossima estate, basta fare qualche intervento per poter avere comunque un mare pulito. Gli impianti di depurazione devono avere posti dove mandare i fanghi. Molto spesso c’è una cattiva gestione finalizzata a guadagnare di più a danno dei Comuni e dei cittadini. Conferire ha un costo, scaricare a mare un altro. Abbiamo messo a punto però un sistema attraverso il DNA per capire da dove arriveranno questi scarichi, è finita per tutti». Poi la proposta: «Dobbiamo realizzare cinque impianti per il trattamento dell’umido dei depuratori e anche quelli dei calabresi per creare un compost che serva anche all’agricoltura green. La repressione arriva dopo, è vero, ma c’è la necessità di individuare le responsabilità, come da Roberto Occhiuto che ha scelto di candidarsi, al funzionario regionale. Dobbiamo seguire i processi, bisogna seguire la corretta gestione del refluo, ma la società civile deve anche capire che non deve accettare compromessi, siamo tutti responsabili. È un fatto personale, per questo ho accettato di lavorare con Occhiuto».
«Le criticità del mare calabrese, e anche il tratto che interessa la provincia di Vibo Valentia, sono ataviche: il forte carico antropico presente sulla costa, sia in termini di urbanizzazione e sia di attività agro-industriali, incide sulla qualità del mare anche a causa della scarsa presenza e funzionalità degli impianti di depurazione» ha detto poi il direttore generale dell’Arpacal, Domenico Pappaterra, nel corso del suo intervento nel convegno. «E la nostra Agenzia, a vari livelli istituzionali e nel rispetto delle competenze dei diversi soggetti territoriali, lo ha spesso rilevato». «Oltre a svolgere le attività che le sono state assegnate dalla normativa – ha ricordato Pappaterra – si è sempre contraddistinto per una pronta disponibilità a collaborare con tutti i soggetti presenti sul territorio, anche forze dell’ordine e magistratura, per individuare le cause e le possibili soluzioni al problema. Io sono qui non solo per confermare la nostra linea di condotta, ma anche per ribadire la grande professionalità dei nostri tecnici che operano sul territorio». E sulla Regione: «Dopo 20 anni in cui si era sempre rivolta all’esterno, per la prima volta ha deciso di affidare all’Arpacal il Piano regionale di Tutela delle Acque attraverso una Convenzione che vale oltre due milioni di euro, finalizzata all’espletamento di attività di censimento e monitoraggio di tutti i corpi idrici regionali e del loro stato di qualità. E ancora, grazie ad un finanziamento “ad hoc” della regione di 550.000 euro, sono in corso i lavori per l’installazione di campionatori automatici su 70 depuratori della fascia costiera calabrese che valuteranno la funzionalità degli impianti con prelievi in automatico delle acque in uscita che verranno analizzate in laboratorio». (redazione@corrierecal.it)
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