CARIATI Roger Waters avrà anche dato ridondanza mondiale alla chiusura-riapertura dell’ospedale di Cariati, ma quel che al momento appare certo è l’impegno – secondo i comitati civici cariatesi in lotta – del presidente della Regione.
Una delegazione dei comitato uniti per la riapertura del “Vittorio Cosentino” ha incontrato oggi pomeriggio in cittadella regionale, a Catanzaro, Roberto Occhiuto e dal rendez vous è emersa la volontà di risolvere il problema e di riattivare l’ospedale di Cariati.
«Usciamo speranzosi dalla Cittadella. Il presidente Occhiuto – riferisce al Corriere della Calabria Mimmo Formaro, referente del comitato civico Le Lampare Bassojonio cosentino – ha assunto un impegno che si materializzerà in due passaggi fondamentali. Il primo è legato al Pnrr ed agli investimenti per la medicina territoriale: Cariati sarà indicato come ospedale di comunità. Nel secondo, in una fase successiva, il “Vittorio Cosentino” rientrerà nel prossimo piano operativo regionale e sarà trasformato in ospedale di zona disagiata, quindi con un pronto soccorso e l’area medica con posti letto per acuti. Il presidente ha preso atto che in quella nostra area mancano i tempi minimi di intervento, la cosiddetta “golden hour”».
«È certamente il momento più importante di questo percorso – prosegue Formaro – che accogliamo positivamente. Il governatore anche davanti a noi a contattato i tecnici senza perdere tempo, affinché inseriscano nel prossimo documento di programmazione la trasformazione del “Cosentino” in ospedale di zona disagiata ed ha fornito due scadenze, la prima a gennaio e la seconda due mesi dopo. Entro marzo 2022 dovremmo vedere concretizzarsi Cariati come ospedale di zona disagiata. Questo ci conforta, abbiamo notato un impegno concreto del presidente. Come comitato, però – conclude Mimmo Formaro – continueremo a battere i pugni, abituati a undici anni di delusioni. Aspettiamo il “nero su bianco”, ma certamente non possiamo che essere soddisfatti».
Dopo undici anni, insomma, il Basso jonio cosentino e l’Alto crotonese con il vasto hinterland delle comunità interne può tornare a sperare nel diritto alla salute. (l.latella@corrierecal.it)
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