CORIGLIANO ROSSANO «La strada della morte» è, secondo l’Aci, la quinta strada più pericolosa d’Italia. Il soprannome col quale è stata marchiata la statale 106, un po’ come l’avvertimento dantesco prima di entrare nell’Antinferno, è paradigmatico. Anche per questo, da anni, è in atto una delle più grandi delle sfide italiane: la realizzazione della statale 106 “ter”, ovvero una strada europea di categoria B a due carreggiate e quattro corsie.
Lungo la costa jonica, i 491 chilometri che separano Taranto e Reggio Calabria, in parte sono stati già riammodernati a quattro corsie come i 76 chilometri pugliesi e lucani, anche grazie a un’orografia molto favorevole. I guai iniziano quando si entra in Calabria, morfologicamente ben più complicata, con la costa jonica densamente popolata, occupata da aree urbanizzate e vallate alle falde della Sila.
Anas, nella nostra Regione, ha realizzato a quattro corsie pochi chilometri: i 15 tra Rocca Imperiale e Roseto Capo Spulico, i 5 alle porte di Crotone, 22 tra Squillace e Simeri Crichi e i 25 tra Locri e Roccella Jonica. Ben 348 chilometri sui complessivi 415 che attraversano la costa jonica calabrese sono uno spezzatino di straducole indecenti, come la mulattiera tra Rossano sud e Cirò Marina, giusto per fare qualche esempio. Che proiettano la statale 106 tra le prime cinque più pericolose d’Italia nel calcolo fra incidentalità e tasso di mortalità per chilometro.
Da decenni si dibatte, si discute, si analizzano progetti senza grandi risultati. In primis, fondamentalmente, perché a causa dell’urbanizzazione della costa jonica, risulterebbe difficile incastrare una nuova strada tra città, centri abitati e colline.
L’emblema è l’ormai ex megalotto 8, il tratto che dalla piana di Sibari avrebbe dovuto raggiungere Mandatoriccio. Un progetto approvato dalle amministrazioni comunali nel 2005 e mai portato a compimento per quella volontà politica dei governi che si sono succeduti nei lustri, di non spendere i quasi – oggi – due miliardi di euro necessari a realizzare 41 chilometri con 13 viadotti e 9 gallerie. Un’opera mastodontica ma accantonata nel tempo perché pensata troppo a monte e, dunque, non attrattiva per i flussi di traffico. Anas, insomma, calcola che nel rapporto costi-benefici sarebbe stata uno spreco, oltre a sventrare le colline e viaggiare a 10 chilometri dalla costa.
Se si esclude il megalotto 3 in fase di lavorazione, quello che collega Roseto Capo Spulico e Sibari e che dal 2026 (data prevista per la consegna dei lavori) farà da trait d’union tra la dorsale tirrenica – quindi la A2 – e quella Adriatica – ovvero la A14 – il resto sembra essere al momento pura immaginazione. Perché ad oggi l’unico progetto esecutivo è – secondo i dati riferiti dal commissario per la 106 e Anas, Massimo Simonini, alla commissione parlamentare Ambiente, territorio e lavori pubblici a febbraio scorso – quello relativo all’intervento della variante di Palizzi marina per 108 milioni. Tutto il resto è, se va bene, in fase di progettazione definitiva, come la Sibari-Rossano (29 km al costo di 484 milioni); il progetto di manutenzione e messa in sicurezza dell’area dell’aeroporto di Sant’Anna (5 km, 26 milioni); il collegamento dalla strada provinciale 16 alla 106 nel Crotonese (1,5 km, 3 milioni); la variante di Caulonia (5,2 km, 140 milioni); il collegamento SS 106 Var/B e SS 106 Jonica nella Locride (2 km, 50 milioni) e la variante di Palizzi (3,5 km, 108 milioni). A parte quest’ultima e la Sibari-Rossano, si tratta di strade di categoria C, ovvero una carreggiata a due corsie. Tutto il resto è ancora allo stato del progetto di fattibilità tecnico-economico.
Per il completamento della nuova statale 106 servirebbero – secondo i calcoli di Anas – 3,1 miliardi di euro mentre i finanziamenti ad oggi disponibili ammontano a 884,9 milioni di euro.
Sin qui, dati, numeri, progetti, studi di fattibilità. Realmente in esecuzione vi è solo il terzo megalotto Roseto Capo Spulico-Sibari, il cantiere stradale – definito da Anas – più grande d’Italia, con i suoi 38 km in fase di realizzazione al costo di 1,3 miliardi di euro. Proprio nei giorni scorsi l’ente stradale ha fatto il punto, indicando un 25% di lavori già realizzati (qui la notizia). Il terzo megalotto è, però, secondo l’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, il simbolo del fallimento di un sistema, quello del contraente generale (ne abbiamo parlato qui).
Ad oggi l’unico tratto di statale 106 al centro del dibattito istituzionale e politico è quello tra Sibari e Rossano. Come accennato, serviranno quasi 500 milioni per realizzarlo, di cui disponibili – secondo Anas – appena 151. I restanti 333 milioni di fabbisogno, semplicemente, sono ancora teorici. Ecco perché il sindaco di Corigliano Rossano – terza città della Calabria al centro del dibattimento e del confronto con Anas – insiste a dire che le risorse per la realizzazione della Rossano-Sibari non ci sono e che non gli risulta che il ministero dei Trasporti sia disposto a finanziare l’opera.
Con la dichiarazione secondo cui «il ministero non finanzia opere già cantierabili», il sottosegretario Giancarlo Cancelleri, in visita sui cantieri del terzo megalotto, nei giorni scorsi, peraltro, aveva lasciato chiaramente intendere che non un solo euro è previsto per la tratta, e per il resto della statale 106, nella manovra finanziaria.
Anche l’associazione Basta vittime sulla 106 rincara la dose, ricordando come il governo centrale non abbia inteso inserire la 106 nella rete Ten-T per poter sfruttare le risorse derivanti dal Piano nazionale ripresa resilienza.
«Al momento – scrive Flavio Stasi – i soldi per la spesa prevista, che ritengo molto sottostimata, ci sono? No. Il Ministero è disposto a finanziare l’opera? Al momento non mi risulta, né è plausibile che prima si realizzino tutte le fasi di progettazione, si ottengano tutti i permessi e si esercitino tutti i vincoli e poi si finanzi l’opera. Senza il finanziamento, sia ben chiaro, discutiamo del nulla».
«La Statale 106, e di questo bisogna rendere merito al Governo – sottolinea il sindaco di Corigliano Rossano – è stata individuata come una priorità nazionale, tanto è vero che l’opera è stata commissariata e come commissario è stato nominato l’attuale amministratore delegato. È fatto noto, però, che i vertici Anas stiano per cambiare, evidentemente per volontà del Governo stesso di modificarne l’assetto, e sono già noti i nomi dei nuovi amministratori, che si insedieranno nelle prossime settimane. Mentre si lavora per individuare eventuali soluzioni condivise, quindi, è evidente che sarà fondamentale capire che posizione assumerà il nuovo ad non tanto nei confronti della statale 106 che rimane prioritaria, quanto dell’approccio che ha portato alla proposta di questa nuova idea progettuale Sibari-Coserie. Anche questo mi sembra francamente scontato, per cui di cosa stiamo parlando?».
Per l’associazione Basta Vittime, la 106 esclusa dalla rete Ten-T è una sconfitta «dei parlamentari a Roma e degli europarlamentari a Bruxelles».
Se il Governo avesse inserito l’arteria jonica nella rete trans europea, avrebbe potuto beneficiare dei fondi derivanti dal Pnrr. «La Statale 106 resterà, ancora per anni, fino alla prossima revisione della rete Ten-T, inclusa nella rete Comprehensive (secondaria), tra Taranto e Catanzaro Lido. Resterà praticamente esclusa da Catanzaro Lido fino a Reggio Calabria. Inoltre, anche la parte inclusa nella rete Comprehensive potrà ottenere finanziamenti marginali per la realizzazione di interventi di manutenzione mentre sarà impossibile ottenere risorse per la realizzazione di nuove tratte ammodernate».
Insomma, tra numeri, dati, chilometri, prospettive di spesa, fondi immaginari, progetti tutto tranne che esecutivi, la statale 106 continua e continuerà ad essere un miraggio. Per quanto tempo ancora? (l.latella@corrierecal.it)
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