Luca Zaia e Attilio Fontana, rispettivamente governatori del Veneto e della Lombardia, guidano, o fanno finta di guidare, l’autonomia differenziata. Ma non hanno lo stesso peso. Il primo ha un seguito e un prestigio molto alto in tutto il Nord. Il secondo sembra in uscita dal radar della popolarità; gli sta col fiato sul collo Carlo Cottarelli che potrebbe sostituirlo al Pirellone alle prossime elezioni regionali. Insieme le due regioni rappresentano il 25 per cento della popolazione italiana. Una massa critica importante che, per gran parte, regge l’intera economia italiana. Il Nord produce ma il Sud consuma.
Più defilato, rispetto a Zaia e Fontana, è Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna. Sul resto del Nord, specialmente nella parte occidentale, l’argomento non appassiona.
Zaia e Fontana hanno scritto di recente al Corriere della sera: «Noi siamo convinti che al Paese non faccia bene restare in mezzo al guado istituzionale. Il Referendum Costituzionale del 2016 aveva visto bocciata una ipotesi di assetto neo-centralista. È necessario quindi operare per portare a compimento quanto previsto dalla Costituzione, investendo sulla autonomia differenziata per rispondere alle diversità che caratterizzano il Paese e per investire di responsabilità piena le comunità politiche, sociali e culturali».
Ma se la Lega vuole restare un partito nazionale, le conviene cavalcare questa battaglia? Bossi e Maroni l’avevano capito e hanno rinunciato. Cosa farà ora Salvini? E la Meloni?
Marco Billeci su fanpage.it osserva: «Il governo si starebbe preparando a introdurre forme di autonomia differenziata lontano dai riflettori, usando la manovra come “cavallo di Troia”. È l’allarme lanciato dal “Tavolo contro l’Autonomia Differenziata” che raggruppa partiti e movimenti politici, associazioni, sindacati e personalità, contrarie alla cessione di ulteriori competenze dallo Stato alle Regioni. L’attenzione si concentra in particolare su alcuni articoli della legge di bilancio e su un testo collegato che dovrebbe disciplinare la materia i cui contenuti – denunciano i promotori del Tavolo – sono ancora oggi oscuri. “Tutto viene fatto dal governo, senza possibilità di modifica. come se il parlamento non esistesse più, questo è eversivo”, attacca il senatore del gruppo Misto Gregorio De Falco, durante una conferenza stampa in Senato. L’evento è stato organizzato per lanciare la mobilitazione in piazza Santi Apostoli a Roma il prossimo 21 dicembre, quando le sigle raggruppate nel Tavolo manifesteranno sotto lo slogan: “L’Autonomia differenziata fa male al Paese” […]».
Sull’autonomia differenziata, rispondendo al consigliere Antonio Lo Schiavo, Roberto Occhiuto ha detto «dobbiamo avere argomenti per contrastare il disegno nascosto di fiscalizzazione differenziata con un approccio costituzionalmente corretto, ricordando di avere il fabbisogno standard. Entrare nel merito non con un approccio rivendicativo».
“Si fa ma non si dice”, cantava Milly.
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