COSENZA I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Cosenza, nei confronti di 7 persone (4 in stato di detenzione domiciliare e 3 soggette all’obbligo di dimora) a vario titolo indagate per i reati di usura, esercizio
abusivo del credito e spaccio di sostanze stupefacenti e/o psicotrope. I finanzieri hanno dato esecuzione al sequestro preventivo di beni, nella disponibilità degli indagati, per un valore complessivo di oltre 38mila euro, ritenuto profitto del reato di usura. Gli arresti domiciliari sono stati disposti per Pasquale Falvo (1953), Francesco Marchiotti (1982), Dario Greco (1984) e Pierpaolo Guzzo (1978). Obbligo di dimora per Carlo Porco (1958), Francesco Porco (1982) e Giuseppe Longo (1988). Altre due persone risultano indagate.
Al termine di un’articolata attività di indagine, durata oltre 2 anni, coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza, le Fiamme Gialle del Gruppo Cosenza, mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali, servizi di osservazione e pedinamento, nonché attraverso numerose escussioni testimoniali, hanno accertato plurime condotte di erogazione di prestiti di denaro, anche con l’applicazione di tassi di tipo usuraio, con interessi che arrivavano al 120% annuo, poste in essere in piena emergenza sanitaria da Covid-19. Proprio nel difficile contesto emergenziale, connotato da maggiore domanda di liquidità, gli indagati, noti nell’ambiente cittadino come soggetti in grado di concedere senza difficoltà prestiti a chiunque ne avesse fatto richiesta, hanno offerto un canale parallelo di ricorso al credito al quale cittadini e imprese in forte crisi di liquidità potevano accedere senza particolari garanzie di rientro ed al di fuori dei canali legali di accesso a linee di finanziamento.
All’indomani dell’erogazione del prestito, gli indagati si adoperavano, anche con minacce ed intimidazioni, per il recupero della somma prestata, chiamata «mascherina, scommessa, paghetta, spesa, acqua, pane», restituita dalle
vittime mediante ricariche di carte prepagate, assegni in bianco, e naturalmente denaro contante, in tranche settimanali e mensili, anche di modesto importo. L’attività investigativa ha portato alla luce un’intensa circolazione di denaro esercitata con capacità organizzativa e disponibilità finanziarie da parte degli indagati, i quali hanno approfittato dello stato di bisogno delle vittime, instaurando con questi rapporti continuativi e durevoli, al fine di imporre condizioni sempre più onerose. Nel corso delle indagini, inoltre, le Fiamme Gialle hanno ricostruito una fitta rete di spaccio di sostanze
stupefacenti, del tipo hashish, marijuana e cocaina, organizzata con modalità strutturate e, anche in questo caso.
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