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l’appello

«Rsa a rischio, mancano le terze dosi. Aspettiamo “ristori” per Dpi e tamponi»

Massimo Poggi (Vivere Insieme) rilancia l’appello delle strutture ad Occhiuto: «Prenda spunto da quanto fatto in altre regioni»

Pubblicato il: 20/12/2021 – 13:52
«Rsa a rischio, mancano le terze dosi. Aspettiamo “ristori” per Dpi e tamponi»

CATANZARO Terze dosi per i pazienti delle Rsa, ma anche riconoscimento di costi straordinari per l’acquisto di dpi e tamponi, e minor fatturato dovuto al calo dei ricoveri durante il periodo Covid.
Sono queste le principali richieste oggetto dell’appello rilanciato da Uneba, Anaste, Aris, Aiop, Agidae, Unindustria e Crea lo scorso 17 dicembre.
Vengono rilanciate, in sostanza, una serie di richieste già avanzate a gennaio e novembre, legate alle criticità del settore nella provincia di Catanzaro. Il nuovo appello, spiega al Corriere della Calabria Massimo Poggi, referente di Aie Srl e presidente dell’associazione “Vivere Insieme” oltre che firmatario dell’atto con Agidae, è rivolto al presidente della Regione e neo-commissario “ad acta” della sanità Roberto Occhiuto. Nella missiva viene espressamente richiesto «di prendere provvedimenti concreti che possano sostenere le strutture sanitarie e socio-sanitarie, in questo difficile momento». Modelli di riferimento per l’azione richiesta sono le altre strutture regionali – vengono espressamente citate nel documento le delibere adottate da Emilia Romagna e Campania – che hanno autorizzato «il rimborso dei maggiori costi – non previsti – sostenuti dalle strutture per i Dpi».
«Inoltre – riporta sempre il documento – in relazione al minor fatturato delle strutture determinato dalle ordinanze da Voi emesse, Vi chiediamo di intervenire con il riconoscimento in via provvisoria dell’80% del budget 2020 non fatturato e comunque non meno di quanto ogni struttura ha perso rispetto al budget» dell’anno indicato. Il tutto «in attesa di effettuare eventuali conguagli a fine anno».

La situazione nelle Rsa e i ritardi nella somministrazione delle terze dosi

«Le strutture – dice Poggi – devono avere la precedenza assoluta sul piano vaccinale, sia per quanto attiene gli anziani ricoverati, sia per gli operatori, onde evitare una propagazione dei contagi». L’intensificazione delle somministrazioni è stata resa possibile soprattutto dopo la decisione di rendere obbligatorio il vaccino per gli operatori. «Nelle nostre strutture in provincia di Catanzaro abbiamo avuto il solo caso di una Oss che, non volendosi vaccinare, si è autosospesa». Di converso, il resto degli operatori «è riuscito a vaccinarsi in tempi più che giusti» anche grazie alle strutture messe a disposizione e al buon funzionamento delle apposite unità. Cosa che, purtroppo, non si può dire per gli anziani ricoverati nelle Rsa. «Nonostante le varie sollecitazioni – dice Poggi – le terze dosi non sono state ancora fatte. Ancora oggi ci troviamo con una Rsa che deve ultimare i vaccini su otto pazienti e altre quattro strutture dove il ciclo deve ancora essere avviato». Nonostante l’attivazione di un’apposita unità da parte dell’Asl, «già 7-8 mesi fa abbiamo fatto presente che non che non poteva garantire una reale soddisfazione della domanda».
Secondo Poggi è dunque da riscontrarsi una mancanza nei riguardi di queste strutture «più delicate»: «Come abbiamo già visto nel caso della variante Delta, se dovesse entrare (nelle Rsa, ndr) una variante, senza terze dosi gli ospiti – già affetti da altre gravi patologie – sarebbero gravemente esposti». La problematica viene quindi portata all’attenzione del governatore e commissario “ad acta” che «con determinazione sta intervenendo nel settore della sanità regionale».
«Lo invitiamo – dice il presidente di “Vivere Insieme” – a prendere conoscenza di questa situazione immediatamente. Già un mese fa – quando c’era un’enorme disponibilità di vaccini e di medici – avremmo dovuto ricevere la terza dose nelle strutture. Per questo dico che è una deficienza, una mancanza».

Nessun rimborso per maggiori costi e minor fatturato

Torna poi sui temi oggetto dell’appello: «Ancora oggi non abbiamo avuto alcun riconoscimento per quanto riguarda Dpi e tamponi». Poggi richiama l’attenzione sull’attività fatta in tal senso nelle strutture: «Ai nostri dipendenti ne facciamo uno rapido ogni 10 giorni, tutto a nostre spese» senza aver ancora avuto i “ristori” promessi. A ciò si aggiungono i costi per sostenere le eventuali quarantene e la riduzione del numero dei ricoveri che hanno portato a un minor fatturato. «Le riabilitazioni e i centri diurni sono stati chiusi e non sono stati dati ristori che a livello nazionale corrispondevano fino al 90% per mancato budget. Nulla ci è stato riconosciuto». La richiesta dello scorso 17 dicembre è l’ennesima dopo quelle avanzate nei mesi scorsi. «Abbiamo ripreso a scrivere con l’avvento del nuovo commissario e speriamo che ci ascolterà. La Regione Piemonte – conclude Poggi a livello esemplificativo – ha deciso di dare gratuitamente i tamponi alle strutture affinché venissero fatti anche ai familiari che sotto Natale volevano andare a visitare gli anziani. Da noi, purtroppo, non sono stati capaci di fare nulla».

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