CATANZARO Verso le Comunali nel pieno delle polemiche e nella confusione generale. A Catanzaro è un Natale di passione nel campo del centrodestra e del centrosinistra che hanno avviato le “grandi manovre” in vista delle Amministrative del dopo Abramo-quater, in programma nel 2022, dalla primavera in poi. Schieramenti frastagliati e fibrillanti, con qualche distinguo, tuttavia, se si considera che, almeno questa volta, il centrosinistra si è portato avanti con il lavoro per quanto riguarda la candidatura a sindaco, con il nome di Nicola Fiorita che si sta facendo strada, sia pure in un contesto nel quale non mancano le tensioni e le spaccature, mentre invece il centrodestra vive ancora le divisioni e le tossine sprigionate dalle Regionali e rimaste nell’atmosfera anche dopo le peraltro vittoriose Provinciali di sabato scorso.
Un successo, quello per il rinnovo del Consiglio di Palazzo di Vetro, che tuttavia va letto molto attentamente, anche perché era scontato alla vigilia. Il centrodestra ha confermato la maggioranza alla Provincia non in forza della sua unità, bensì per la “conta”trai vari big che ha determinato un’esasperata corsa a marcare il territorio e a prevalere sugli altri. In realtà, nel centrodestra è guerra di tutti contro tutti, e lo si sta vedendo proprio in riferimento alle vicende del Comune, sul quale da settimane soffia il vento di un possibile rimpasto di Giunta. Oggi sul punto si sono confrontati i capigruppo della maggioranza di Sergio Abramo, ma l’ipotesi del rimpasto ha più lacerato che aggregato, al punto che la palla ora è nelle mani dello stesso Abramo e di nessun altro. Tra i contrari al rimpasto il gruppo che fa riferimento al presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, della Lega, probabilmente l’uomo forte del centrodestra in questo momento e ispiratore di “Alleanza per Catanzaro”, il cui battesimo domenica scorsa ha fatto un bel po’ di rumore: senza danzare intorno alle parole, infatti, Mancuso ha espresso il suo disappunto per il ritardo del centrodestra nei ragionamenti sulla candidatura a sindaco e poi ha bollato lo strumento delle primarie che pure era stato ventilato dal suo leader Matteo Salvini. In ogni caso, le esternazioni di Mancuso sono sicuramente la “spia” delle difficoltà del centrodestra, diviso in varie “mònadi” al momento slegate l’una dalle altre e con canali di comunicazione quasi nulli: quella di Abramo con Coraggio Italia, quella di Forza Italia di Mimmo Tallini entrato in rotta di collisione con il gruppo dirigente forzista a livello regionale guidato da Giuseppe Mangialavori, quella del gruppo che fa riferimento a Piero Aiello e Baldo Esposito, Fratelli d’Italia guidata da Wanda Ferro e il gruppo che si è saldato al neo consigliere regionale di FdI Antonio Montuoro. In estrema sintesi, una “babele”. Da qui una ridda di papabili candidati sindaco anche autorevoli e credibili – tra i nomi in circolazione il presidente di Unindustria Aldo Ferrara, l’assessore regionale Filippo Pietropaolo, il presidente dell’Ordine degli avvocati Antonello Talerico, l’attuale presidente del Consiglio comunale Marco Polimeni – lanciati però sul tavolo un po’ al buio, giusto per vedere l’effetto che fa.
Diversa la situazione nel centrosinistra. Non che non si litighi, anzi, soprattutto in casa Pd la sindrome tafazziana è dura a morire, ma almeno si è incardinato un percorso. L’ha incardinato lo stesso Pd, che oggi ha celebrato un’assemblea cittadina piuttosto partecipata, che avrebbe espresso una tendenza verso il nome di Nicola Fiorita, il nome adesso maggiormente quotato per la candidatura a sindaco mentre si sono defilati, per le motivazioni più disparate, altri big come Fabio Guerriero, Aldo Casalinuovo e Valerio Donato. Sulla convention democrat si è oggi scatenata una vibrata polemica, innescata da 14 dirigenti cittadini del Pd che ne hanno contestato tempi, forme e modalità (oltre al merito della scelta di Fiorita), trovando però la piccata replica del Nuovo centrosinistra, l’aggregazione ampia che sta coagulando più forze, compreso il Movimento 5 Stelle. Le solite autoflagellazioni a sinistra. Ma quello di Fiorita sembra essere diventato il nome forte, sia pure emergente in un contesto comunque travagliato e perennemente perturbato: ovviamente, il tutto sarà portato al vero tavolo decisorio, quello nazionale. (c. a.)
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