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l’inchiesta

La «cattiva condotta morale e civile» dell’imprenditore finito nel mirino della Gdf di Cosenza

Dagli anni 80 ad oggi, sono diversi gli episodi che vedono coinvolto Roberto Domenico Sarro. Le Fiamme Gialle hanno posto i sigilli ad un patrimonio da sei milioni

Pubblicato il: 22/12/2021 – 7:06
La «cattiva condotta morale e civile» dell’imprenditore finito nel mirino della Gdf di Cosenza

COSENZA Roberto Domenico Sarro, imprenditore operante nei settori alberghiero, immobiliare e compravendita autoveicoli, nel 1987 viene indagato per un reato economico-finanziario. Nei confronti del 57enne originario di San Marco Argentano, questa mattina, i Finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza e del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, sotto il coordinamento della Procura guidata da Mario Spagnuolo, hanno eseguito un provvedimento di sequestro per una cifra pari a sei milioni di euro.

Dagli anni 80′ al nuovo millennio

Sono diversi gli episodi che vedono coinvolto l’imprenditore cosentino, finito più volte nel mirino degli investigatori. Nel 2011, il Tribunale di Cosenza emette nei suoi confronti una sentenza di condanna per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e falsità ideologica. Nel 2003, i carabinieri di Torano Castello comunicano che Sarro risultava essere di “cattiva condotta morale e civile” ed «era solito associarsi con pregiudicati del luogo». A tutto questo vanno aggiunti gli esiti delle indagini condotte dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria che hanno posto in evidenza i rapporti di Sarro con altri soggetti «di interesse investigativo». Chi indaga è convinto che l’imprenditore sia persona capace di «creare pressione psicologica» nei confronti delle vittime e dei partecipi dell’associazione. In particolare si parla di comportamenti assunti per «ottenere l’erogazione di somme di denaro da parte delle vittime quale corrispettivo di operazioni economiche e finanziarie poi risultate oggetto di indagine».

La nuova inchiesta

L’odierna indagine fa riferimento alla posizione economico-reddituale di Sarro dal 2009 al 2019. Rispetto al valore dei redditi prodotti da ogni componente del nucleo familiare facente capo all’indagato, nell’arco di 10 anni, i dati riferiti agli indici Istat sono risultati «superiori ai redditi dichiarati con una sperequazione progressiva che raggiunge 5.729.659,57 euro». Secondo le Fiamme Gialle, l’imprenditore cosentino sarebbe riuscito «in ragione della commissione di reati contro il patrimonio (usura, truffa, estorsione) anche mediante evasione fiscale, ad accumulare ingenti risorse di natura illecita con le quali ha costruito il patrimonio». Nello specifico, nel «primo decennio di attività (1984-1992), i profitti derivanti «dall’attività delinquenziale posta in essere da Sarro hanno comportato un illecito guadagno che costituisce la base di tutte le ulteriori attività illecita». Nel secondo decennio di attività (1993-2002), «i redditi dichiarati ad esclusione dell’anno 2000 sono insufficienti a giustificare gli investimenti in attività economiche». E’ in questo periodo, per chi indaga, che Sarro «si rende responsabile del reato di usura» a cui segue la misura di prevenzione dell’avviso orale. Nel terzo decennio di attività (2002-2011) l’indagato si sarebbe reso responsabile di vari reati, e avrebbe assunto il ruolo di amministratore di fatto in alcune società agendo in «qualità di prestanome». Circostanza corroborata dalle «frequentazioni con pregiudicati». Nell’ultimo periodo di attività (2011- ad oggi), i redditi vengono definiti «incoerenti» e danno vita all’odierna attività di indagine. (f. b.)

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