ROMA La prima sezione penale della Suprema Corte presieduta dalla giudice Adriana Pezzo (a latere Ippolita Luzzo e Teresa Reggio) ha vagliato le posizioni dei 22 imputati che avevano scelto il rito abbreviato nel processo nato dall’inchiesta “Frontiera” della Dda di Catanzaro. La procura guidata da Nicola Gratteri era riuscita a ricostruire l’esistenza di una potente cosca di ‘ndrangheta ramificata per tutto il Tirreno, specie nel territorio della provincia di Cosenza.
Il collegio difensivo era composto, tra gli altri, dagli avvocati Rossana Cribari, Giuseppe Bruno, Fiorella Bozzarello, Giorgia Greco, Riccardo Panno, Salvatore Staiano.
Confermate le condanne riguardanti alcuni dei principali capi d’accusa tra cui il narcotraffico. Annullate con rinvio le condanne pronunciate in Appello per Mara Muto e Andrea Orsino, figlia e genero del boss Franco Muto conosciuto come il “Re del pesce”, che in primo grado (con rito ordinario) era stato condannato a 15 anni e 4 mesi. L’annullamento e quindi il rinvio al giudice di secondo grado per la rideterminazione della pena è legato all’esclusione, da parte della Cassazione, del carattere “armato” dell’associazione.
A tenere le redini dell’associazione sarebbe stato Luigi Muto, la cui condanna dovrà essere tra quelle oggetto di rideterminazione in Appello.
Valentino Palermo, 7 anni
Vittorio Reale, 7 anni e 8 mesi
Luigi Sarmiento, 2 anni e 8 mesi
Salvatore Sinicropi, 14 anni e 8 mesi
Carmelo Valente, 14 anni
Giulio Caccamo, 1 anno, sei mesi e 10 giorni
Pietro Calabria, 5 anni e 10 mesi
Sandra Muto, 1 anno e 4 mesi
Gianfranco Di Santo, 7 anni e 6 mesi
Giuseppe Esposito, 5 anni e 8 mesi
Antonietta Galliano, 1 anno e 4 mesi
Parzialmente annullate con rinvio in Appello le condanne per: Fedele Cipolla, Franco Cipolla, Angelina Crosanto, Guido Maccari, Giuseppe Montemurro, Luigi Muto, Mara Muto, Carmine Occhiuzzi, Andrea Orsino, Alfredo Palermo, Alessandro De Pasquale, Antonio Pietramonica.
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