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l’intervista

Irto a “20.20”: «Una decima azienda sanitaria non serve». Su Sacal: «Fallimento del centrodestra»

Il capogruppo del Pd ospite del talk de L’altro Corriere Tv: «Occhiuto commissario non è un risultato». Sul Pnrr: «Serve trasparenza»

Pubblicato il: 23/12/2021 – 6:56
di Giorgio Curcio
Irto a “20.20”: «Una decima azienda sanitaria non serve». Su Sacal: «Fallimento del centrodestra»

LAMEZIA TERME «Siamo davanti ad un periodo storico importante per la Calabria e ho pensato di realizzare questo piccolo saggio analizzando i problemi della questione sociale. Ma c’è poi una parte personale e anche una di prospettiva. È una proiezione sul futuro della Calabria in senso positivo, senza nascondere i tanti problemi». Nicola Irto, già presidente del consiglio regionale, attuale capogruppo del Pd nella medesima assise, parte dal suo ultimo pamphlet “Un Sud diverso e migliore” per raccontarsi a “20.20”, ospite di Danilo Monteleone e Ugo Floro. Nel corso del talk de L’altro Corriere Tv andato in onda ieri sera sul canale 16, Nicola Irto, sollecitato dai due conduttori, ha toccato diversi punti cruciali legati al futuro della Calabria e alla politica regionale. «In ogni discussione – ha ricordato – c’è sempre un convitato di pietra che è l’Europa. Dai fondi comunitari ora il Pnrr, insomma abbiamo tutti una consapevolezza europea e che il riscatto della Calabria non è più una questione solo nazionale». E liquida subito il tema dell’autonomia differenziata definita «una furbizia per dire che siamo più bravi a correre rispetto al mezzogiorno». E poi c’è la narrazione dei contesti territoriali che l’emergenza Covid ha rivoluzionato e ribaltato, restituendo l’immagine di un Nord Italia e una situazione sanitaria «diversa rispetto all’idea collettiva che si aveva». «Noi al contrario – ha detto Irto – abbiamo bisogno di una narrazione diversa rispetto a quella attuale. Capisco Occhiuto che vuole provare a cambiare da solo, ma un’operazione così complessa e ampia necessita della collaborazione di tutti». 

«Occhiuto commissario non è un risultato»

E poi c’è il grande tema della sanità e “l’Azienda Zero” pensata da Occhiuto. Per Irto però «c’è bisogno di ridisegnare la sanità calabrese attuale. La decima azienda, perché questo è, nel merito pone prospettive interessanti ma serve un sistema ridisegnato». «Servirebbe il bastone e la carota, colpire dove ci sono stati gli sprechi e fornire gli aiuti ai medici e ai paramedici che hanno combattuto con poche risorse». «Serve soprattutto – ha ricordato Irto – una grande discussione pubblica chiamando i sindacati, le amministrazioni comunali, una grande mobilitazione generale per riformare la sanità e colmare le lacune che ormai sono evidenti a tutti, specialmente dopo il Covid». «La decima azienda sanitaria – ha detto ancora Nicola Irto – non modifica le criticità attuali. Un’azienda “di mezzo” per centralizzare acquisti e concorsi è una buona cosa, ma non c’è un ridisegno e una ricollocazione della medicina territoriale». Idee chiare quelle di Nicola Irto anche sulla nomina di Occhiuto a commissario della sanità: «Farsi nominare commissario non è un risultato, semmai uno strumento per farci arrivare a dei risultati. È certamente un passo in avanti gigantesco rispetto al passato, i risultati speriamo di vederli nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. La macchina sta ancora partendo».

«Sul Pnrr servono trasparenza e capacità»

Altro tema cruciale, quello dei fondi del Pnrr. Per Nicola Irto ci sono due importanti questioni da affrontare: «La prima è che dobbiamo lavorare tutti insieme affinché non ci siano infiltrazioni della ‘ndrangheta. La seconda, utile anche al primo punto, è avere progettisti e controllori, burocrati capaci e nuovi che si mettano a lavoro per la Regione, grandi città e Comuni avendo capacità di trasparenza e di controllo. Il nostro problema degli ultimi 20 anni, e non salvo nessuno, è stato non avere avuto una burocrazia capace di stare al passo con i progetti e la spesa». «Aspettiamo l’indirizzo politico per capire come la Calabria si sta preparando a creare un gruppo di lavoro competente. In passato abbiamo fatto errori, non aver speso i fondi ma anche tardi e male. Quantità e qualità devono stare insieme e serve che all’indirizzo politico e alla visione ci sia una burocrazia in grado di mettere in pratica tutto questo».  

«Siamo alternativi ad Occhiuto»

Sul piano politico, dalle parole di Irto, il margine di dialogo con il centrodestra pare davvero limitato. «Se Occhiuto sulle grandi questioni cercherà il dialogo, ci saremo. Noi però siamo alternativi, alternativi a questa maggioranza, alternativi a questo centrodestra a trazione leghista. Se c’è la possibilità di un confronto franco potrebbe esserci un dialogo. Noi abbiamo un programma diverso, interamente alternativi al suo, ma su grandi temi potremmo incontrarci».  

«Serve ripartire dal basso»

E sulle questioni interne al Pd Irto non ha dubbi: «Veniamo da un travaglio e da questioni e sconfitte enormi. Non ci nascondiamo. Puntiamo ora su celebrare i congressi e uscire dai commissariamenti. Far tornare una comunità eletta alla guida del partito, riprendere il dialogo e le discussioni interrotte con la società calabrese. È un periodo di ricostruzione». Irto è poi molto possibilista su una sua candidatura alla segreteria calabrese del Partito democratico: «Io sono sempre stato dalla stessa parte, ho lavorato alla fondazione di questo partito in Calabria ma il mio assillo è ricostruire questo partito. Ci servirà uno sforzo enorme, il punto non è la mia eventuale candidatura, ma serve ripartire dal basso». 

«Sacal è il fallimento del centrodestra»

E poi la vicenda Sacal e le intenzioni di Occhiuto di “riprendersi” le quote pubbliche. «La scelta del management attuale è un fallimento del centrodestra. Le ripercussioni sono evidenti, a cominciare dall’operazione di vendita che conosciamo, senza neanche un piano industriale forte e di ripresa». «Questi dirigenti e il centrodestra hanno fallito a 360 gradi, altre realtà, nel periodo pandemico, hanno fatto proposte concrete e alternative, qui non è successo. La scelta di questi dirigenti fu una grande operazione mediatica, con grandi manager arrivati da fuori regione ma tutti sappiamo com’è finita». (redazione@corrierecal.it)

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