COSENZA «Nel 2011 il comune di Cosenza era già in dissesto e fin da subito, senza piangerci troppo addosso, abbiamo avviato le attività per ripianare il maxi-deficit certificato dalla Corte dei conti e maturato negli anni in un percorso avviato con le vecchie giunte».
«Apprendo della nomina del dottor Francesco Giordano ad Assessore al Bilancio, Patrimonio e alla Programmazione economico-finanziaria di Palazzo dei Bruzi. Giordano è un tecnico valente che ho avuto modo di apprezzare nel corso dell’attività svolta in seno alla commissione straordinaria di liquidazione di cui fino a ieri faceva parte». Dice invece il capogruppo di minoranza in consiglio comunale di Cosenza, Francesco Caruso, che aggiunge: «Peraltro se ha accettato l’incarico, proprio lui che da quella postazione ha potuto farsi un’idea chiara dello stato economico-finanziario del Comune, ritengo sia lampante che la situazione è sì delicata ma non così disastrosa e disperata come qualcuno vorrebbe far credere ma che l’attività di gestione dei conti richiede solo un’oculata e competente gestione. Formulo gli auguri all’assessore Giordano: da lui mi aspetto competenza e anche onestà intellettuale e operatività per proseguire l’azione di risanamento avviata e condotta negli ultimi dieci anni dall’Amministrazione Occhiuto. Infatti, se si può convenire sul principio che il dissesto è frutto di un processo evolutivo di decenni, è anche fondamentale, per me, rimarcare che l’unica Amministrazione del passato che ha affrontato con determinazione il problema del deficit dell’ente, avviando un concreto e serio risanamento, è quella di cui sono orgoglioso di aver fatto parte. Nel 2011 il comune di Cosenza era già in dissesto e fin da subito, senza piangerci troppo addosso, abbiamo avviato le attività per ripianare il maxi-deficit certificato dalla Corte dei conti e maturato negli anni in un percorso avviato con le vecchie giunte di centro-sinistra. Evitando l’immediato dissesto, come ufficialmente richiedeva la stessa Corte dei Conti regionale, abbiamo evitato l’impatto di un disastro sociale (licenziamenti degli operatori delle Coop e messa in mobilità del personale). Facendo ricorso alle sezioni riunite della corte a Roma, abbiamo ottenuto l’approvazione di un piano di riequilibrio finanziario e siamo riusciti a diluire e attenuare gli effetti del dissesto nel tempo, con un percorso di risanamento dei conti che in questi anni, come rilevabile dagli atti, ha portato alla massima riduzione possibile della spesa corrente del Comune. Per fronteggiare i debiti fuori bilancio ereditati della passata amministrazione abbiamo dovuto accendere un mutuo di circa 140 milioni di euro; certo, questa operazione ha prodotto un aumento della spesa per rimborsi di prestiti, che di norma si contabilizza insieme alla spesa corrente e che comprende le quote che il comune deve rimborsare per l’accensione di prestiti: questi oneri non si dissolvono se non dopo molti anni. Negli anni 80 l’organico comunale contava 1600 dipendenti più 800 facenti parte delle cooperative ma erano tempi diversi, lontani dal rigore introdotto solo dopo dalla Spending Review e da Bruxelles. A quei tempi, il debito era la grande leva che permetteva ai sindaci di poter disporre di notevoli entrate aggiuntive, dal momento che lo stato interveniva per ripianarli. Tuttavia, una macchina amministrativa così sovradimensionata ha aumentato a dismisura le Spese correnti, per il funzionamento ordinario e la gestione quotidiana della struttura (pagamento degli stipendi per il personale dipendente). Di contro, le entrate correnti di natura tributaria e contributiva, ossia quelle somme che formano l’autonomia finanziaria di un comune e la sua capacità di provvedere autonomamente al finanziamento della spesa, potevano però contare su una popolazione molto maggiore che, nel tempo si è ridotta perdendo anche la parte più prosperosa. Complicato ridurre il deficit con scarse voci di entrata necessarie alla sopravvivenza dell’ente. Eppure, in questi ultimi dieci anni siamo riusciti a salvaguardare il personale e salvare le cooperative, regolarizzandole e legalizzandole e, gradualmente, il personale si è ridotto a trecento unità e abbiamo predisposto anche l’avvio dei concorsi di assunzione di nuove risorse. Abbiamo affrontato la drastica riduzione dei trasferimenti statali e la difficoltà nella riscossione dei tributi e, in generale, dell’acquisizione dei proventi fiscali. Ci siamo rimboccati le maniche: abbiamo promosso buone pratiche e abbiamo rigenerato il tessuto urbano rivitalizzandolo, siamo intervenuti proficuamente in tutte le attività e i settori nevralgici dell’amministrazione e della vita cittadina. Abbiamo realizzato tantissime opere pubbliche intercettando e mettendo a frutto fondi europei per circa 400 milioni di euro e, arricchendo i patrimonio della città, l’abbiamo resa più viva, più bella e attrattiva, in risalita in tutte le graduatorie nazionali Cosenza, 23.12.2021 2 che si basano sui parametri della qualità di vita e del benessere. Abbiamo continuato, nonostante il decremento demografico (e, quindi, la riduzione di entrate) ad erogare servizi anche per gli abitanti di una provincia vastissima che vivono la città capoluogo. Questo è stato possibile grazie a un lavoro dinamico, del fare e ad una visione nuova, allo sforzo di chi con senso di responsabilità passione capacità e competenza ha rinunciato a piangersi addosso e con coraggio ha ottenuto dei risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Oggi l’80% dei comuni e in procedura di dissesto o predissesto ma ci sono sempre città che crescono e altre che regrediscono. Nell’ambito della complessa procedura di risanamento finanziario del Comune, abbiamo ottenuto il grande risultato di un decreto, in tempi brevi, di approvazione di un’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato e oggi l’Ente, privato del problema dei debiti e della riscossione dei crediti, deve occuparsi solo della gestione corrente sulla base di un bilancio risanato che possiede evidentemente tutti i requisiti di una reale stabilità ed equilibrio finanziario. Cosenza può attivare una nuova gestione realmente riequilibrata, attraverso un bilancio stabilmente riequilibrato che evidenzia l’avvenuta eliminazione di tutte le cause strutturali che hanno determinato la situazione del dissesto. Ipotesi di bilancio che, nel superare la valutazione ministeriale, ha dimostrato che la manovra adottata sul fronte delle Entrate e su quello delle spese realizza un effettivo riequilibrio. Purtroppo, sembra invece che il leitmotiv, il motivo che ricorre con frequenza e insistenza più o meno variato di circostanza in circostanza da parte dell’attuale Amministrazione sia quello del lamento, della recriminazione, del piangersi addosso: il tutto, sinceramente, appare come un pretesto, un alibi per le mancate azioni amministrative e la difficoltà di onorare gli impegni assunti con gli elettori. Continuiamo a rimboccarci, insieme, le maniche…»
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