COSENZA Sarebbero due le attività principali del core business del sodalizio criminale legato al clna Muto di Cetraro: lo spaccio di droga e le estorsioni. Nell’inchiesta denominata “Katarion” e condotta nel marzo del 2021, sono 48 gli indagati e 68 i capi di imputazione contestati. Traffico di sostanze stupefacenti aggravato dalla disponibilità di armi e dall’agevolazione della cosca, e ancora «associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti; produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti; estorsione, tentata e consumata, aggravata dal ricorso al metodo mafioso; detenzione illegale di armi da fuoco». Circa 250 gli episodi di cessione di stupefacente documentati dalle attività investigative, fino agli episodi estorsivi che in tre casi hanno riguardato imprenditori e commercianti della zona. Gli investigatori sono convinti di aver assestato un duro colpo al clan Muto di Cetraro.
Sono 12 gli indagati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Il pubblico ministero Romano Gallo, nel corso dell’ultima udienza ha richiesto pene pesanti per gli imputati: Giuseppe Antonuccio, (difeso dall’avvocato Cesare Badolato), 14 anni di carcere; Mario Cianni (avvocati Giuseppe Bruno e Armando Sabato), 20 anni; Poldino Cianni (Avvocato Cesare Badolato) 9 anni; Annaelisa Esposito (avvocato Francesco Liserre), 4 anni 8 mesi; Flavio Graziosi (avvocati Cesare Badolato e Giovanni Salzano), 9 anni e 6 mesi; Alessio Presta (avvocato Francesco Liserre) 7 anni; Alfonso Scaglione (avvocato Antonio Crusco) 8 anni; Maurizio Tommaselli (avvocato Marco Bianco), 10 anni; Luigi Tundis (avvocato Cesare Badolato), 10 anni; Franco Valente (avvocato Rossana Cribari), 14 anni; Gianluca Vitale (avvocati Riccardo Errigo, Giuseppe Bruno e Armando Sabato), 12 anni e infine per Concettina Zicca (difesa dagli avvocati Armando Sabato e Giuseppe Bruno) sono stati chiesti 9 anni. Due le udienze calendarizzate nel 2022, prima delle decisione del Gup che dovrebbe arrivare a marzo del prossimo anno.
Nel fornire i dettagli dell’inchiesta “Katarion”, il procuratore della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri aveva sottolineato, nel corso della conferenza stampa, il forte radicamento sul territorio della famiglia Muto e la capacità di trovare alleati e sodali in grado di portare avanti i business illeciti. Dopo l’operazione denominata “Frontiera”, gli esponenti della cosca avrebbero rivisto l’assetto organizzativo e continuato a controllare il territorio. (f.b.)
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