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l’analisi

«Un altro Natale con il Covid. E con una sanità da rifondare»

Gli uomini nel vetero senso lato, quindi comprendendo in via prioritaria anche le donne, cambiano (a differenza di come asseriva in una vecchia strofa criticamente dedicata, da Mia Martini, al cet…

Pubblicato il: 25/12/2021 – 9:14
di Ettore Jorio*
«Un altro Natale con il Covid. E con una sanità da rifondare»

Gli uomini nel vetero senso lato, quindi comprendendo in via prioritaria anche le donne, cambiano (a differenza di come asseriva in una vecchia strofa criticamente dedicata, da Mia Martini, al ceto maschile). E come!

La giusta motivazione c’è

Il Covid ha imposto la trasformazione dei connotati della vita sociale. Ha cambiato e cambierà il mondo nelle sue sembianze costituzionali nazionali, nelle abitudini di donne e uomini, nelle aspettative che non sono verosimili come ieri, persino nei sogni difficili anche ricordare perché oramai avvezzi a cedere il posto agli incubi.
Molte cose di ieri – fatti salvi i vizi dei soliti affaristi speculatori che dimostrano sempre di più un cinismo in continua evoluzione nello speculare sui drammi – non si rintracciano neppure. I rapporti sbiadiscono man mano che il Covid assume sembianze diverse attraverso il catalogo delle sue varianti sempre pronto ad ingigantire le sue classi e le sue categorie.
Il post-Covid impaurisce con il suo incognito, che tante preoccupazioni costruisce.
Stanno mutando anche i rapporti più intimamente amicali, che si differenziano in peius per qualità e quantità delle sopravvenute preoccupazioni generali e non. Scompaiono gli amici disposti a prendere, a prescindere, le botte al posto nostro.
Persino la scuola, aggredita come non mai nella sua unitarietà istituzionale e nella sua tradizionale funzionalità, è divenuta un sito divisivo piuttosto che formativo della migliore unità sociale, quella che crea la civiltà del futuro in un insieme generativo di una comunità culturalmente organica e adeguata a produrre il migliore cambiamento reale.

L’ottimismo esasperato non fa salute

Insomma, con un Covid che, illusoriamente, sembrava in attenuazione – così considerato (ahinoi!) nella egoistica previsione strumentale a dividere il bisogno di salute sul Pianeta – si è arrivati a preventivare, con le dovute cautele, una ripresa che quotidianamente va oltre il peggiore risultato pensato il giorno precedente. Saltano così cenoni di fine anno e simili, tombolate affollate, feste in piazza, ricorrenze programmate da tempo, vacanze con ingenti perdite economiche a seguito, formazione di famiglie tradizionalmente intese. Non solo. Si affievoliscono le speranze di miglioramento nel breve e forse nel medio, augurandoci di vedere la luce nel lungo.
Troppi gli spifferi che una società nazionale alimenta attraverso l’inciviltà di alcuni suoi larghi segmenti sociali, lasciati liberi di fare follie e di bestemmiare contro la ragionevolezza comune e le raccomandazioni della scienza.
Esasperante, e per molti versi deludente, l’indecisione di un Governo che non dà (da mesi!) il proprio imprimatur ad un obbligo di trattamento sanitario (il vaccino lo è senza timore di smentita!) così come sancito nello specifico dalla Costituzione (art. 32, comma 2). Un modo, questo, per cedere indebitamente quei pezzi di autorità che la profilassi internazionale (art. 117, comma 2, lett. q) impone allo Stato, da conseguire con ogni strumento giuridico a sua disposizione (obbligo vaccinale, in primis)
Preoccupanti le condizioni genitoriali, con figli che sfuggono le cautele e inseguono le giuste loro emozioni giovanili, in una società che non riesce ad assicurare loro «pane e lavoro».

Creiamo le condizioni migliori

Insomma, il banco è saltato! Tocca rimediare ricominciando a ricostruire da capo un mondo vivibile più di quanto lo fosse quello ante Covid che, con la sua comparsa, ha dimostrato tutta la sua inimmaginabile debolezza difensiva. E ancora. La sua assoluta inadeguatezza a predisporre un piano antipandemico, dimostrando in ciò una incapacità sostanziale a provvedere a tutelare preventivamente la Nazione nonché la pessima abitudine di adempiere alle necessità giorno per giorno.
Dunque, una politica salutare nazionale tutta da rivedere e da ricostruire partendo dai governi territoriali, pesantemente differenziati per condizioni di partenza, per malagestio consolidata, per confusione della mission che spetta alla buona politica, per complicità del ceto sociale avvezzo alla soddisfazione individuale piuttosto che al diritto reso esigibile collettivamente.

Crediamo, rimbocchiamoci le mani e investiamo in risorse umane

In Calabria, sino ad oggi il peggio. Per molti versi quello inimmaginabile senza contare quanto ci sia ancora da scoprire, perché tenuto nascosto nei meandri disegnati dai responsabili di sempre. Ciò nonostante una burocrazia che lascia ben sperare solo che la formi adeguatamente.
Diversi gli strumenti giuridico-economi resi disponibili dall’Europa per rimediare alle tragedie lasciate sul campo dall’epidemia. Fondamentale essere attenti e puntuali nel programmare secondo fabbisogno epidemiologico e necessità sociale piuttosto che seguendo quelle vecchie logiche cha hanno fatto della nostra Regione il sito degli ultimi.
Arriva il Natale (che questa volta è pieno di denari da investire in erogazioni di diritti sociali) dal quale mi aspetto ciò che desidero di più, per i fragili in primis!
Auguri a tutti, soprattutto a chi non glielo dice alcuno, cominciando con la certezza di riuscire (Paolo Pollichieni docet)!

*Unical

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