CATANZARO «La ragione di questa mia autonoma, in questo momento anche isolata candidatura, è chiamare a raccolta tutti, ma proprio tutti, coloro che hanno una grande ambizione: tentare di fare rinascere la città e la sua comunità politica e insieme determinare le linee di sviluppo verso il futuro». Così l’avvocato e docente di Diritto privato all’Università Magna Graecia Valerio Donato ha motivato oggi la sua candidatura a sindaco di Catanzaro. Una scelta destinata a terremotare tutti gli equilibri politici nel capoluogo, soprattutto quelli del centrosinistra e del Pd, il partito al quale Donato è iscritto e che oggi sembra orientato a battere altre strade «Il Pd – specifica Donato – ha una sua sovranità, ha i suoi rituali che fa bene a consumare, ma rispetto alla posizione che il mio partito ha intenzione di prendere ho una pressione – non immaginate quanto forte – di cittadini di centrosinistra, di centrodestra e di centro che avvertono l’esigenza di una sorta di liberazione di questa città».
In una lunga conferenza stampa, Donato illustra le ragioni della sua decisione di candidarsi sindaco di Catanzaro. «Lo sviluppo della città – esordisce – dev’essere costruito a sistema, un sistema che sia capace di perseguire l’obiettivo comune di dare una civiltà ai cittadini di Catanzaro, un’apertura verso l’esterno e la conquista del ruolo di capoluogo. Tutto questo non lo può fare un sindaco, non lo può fare qualunque sindaco, per fare questo è necessario davvero il contributo di tanti. Il nodo centrale, politico, che mi ha indotto, costretto a candidarmi sindaco, è che ritengo che Catanzaro non abbia in questo momento una comunità politica, né di destra né di sinistra. Io penso – afferma il docente universitario – che un sindaco, un candidato sindaco abbia l’obbligo morale non solo di amministrare, non solo di pensare al futuro, ma di promuovere la costruzione di una comunità politica – lo dice uno di sinistra, paradossalmente – una comunità di sinistra ma anche di destra o di centro, perché gli anni che sono trascorsi hanno caratterizzato la gestione del potere da parte di titolari di potere in perfetta solitudine, sia nell’adozione delle decisioni sia nel controllo sociale che è completamente mancato. Una comunità politica si può costruire in un solo modo, promuovendo la partecipazione dei cittadini, soprattutto dei giovani e facendoli contare. Abbiamo un istituto giuridico, previsto dallo Statuto del Comune di Catanzaro ma dimenticato da tutti: la Conferenza dei cittadini, che richiede la partecipazione dei cittadini nell’adozione delle decisioni fondamentali della città. Accanto a questo contenuto programmatico, penso – prosegue Donato – che un contributo di metodo che promuova la partecipazione dei cittadini, che formi una comunità, che ci consenta di identificare ciò che ci unisce è fondamentale, è un modello per una sorta di transizione politica verso le future generazioni».
Donato poi precisa: «La mia non è una candidatura – sia chiaro a tutti – connotata partiticamente, è una candidatura connotata politicamente. Certo, non posso stare insieme con i protagonisti, gli autori e gli attori principali delle difficoltà nelle quali oggi versa Catanzaro, ma con chiunque altro – gruppi, persone, partiti – volesse contribuire alla formazione di un modello di sviluppo di metodo ho l’obbligo morale nei confronti della città di dialogare. Una cosa non è consentita a nessuno: non c’è spazio per chi pensa di salire su questo carro per avere una rendita politica o partitica. Il 28 gennaio lancerò la Conferenza dei cittadini numero 0, perché dev’essere subito chiaro il modello a cui mi ispiro, e cioè partecipazione e ascolto, e spero che su questa basi si possa costruire una coalizione forte, vincente, dedita allo sviluppo della città, o con un grande obiettivo, quello di formare una Giunta e un governo di salute pubblica, nel quale gli interessi individuali cedono davanti agli interessi della collettività». Il docente dell’Umg poi rivela: «Ricevo sollecitazioni di tantissime aree civiche, segnali confortanti da pezzi di elettorato di centrodestra, non connotati partiticamente, e grandi sollecitazioni da pezzi del centrosinistra che è l’area di mia elezione, perché sono, rimango un uomo di centrosinistra. Io sono iscritto al Pd ma questo non toglie l’obbligo di morale di assumere una responsabilità nei confronti della città. Non c’è una connotazione principale, c’è davvero una richiesta trasversale di gruppi della città di prendere l’iniziativa e io l’ho presa».
Il Pd ovviamente è il “convitato di pietra” della conferenza stampa, ma Donato vuole sgomberare il campo dall’impressione di una mossa anti democrat e anti Fiorita: «La mia campagna elettorale – spiega il docente universitario – non sarà contro, sarà una campagna elettorale incentrata soprattutto sulle cose da fare e sulle risorse con cui farle. Non so se la mia candidatura mette in difficoltà la candidatura di Nicola Fiorita, se c’è una candidatura di Fiorita, cosa vorrà fare il Pd o gli altri partiti. Il mio è un appello generale, a tutti: ci mancherebbe che non voglia discutere con il Pd, ma quello che dev’essere chiaro è che la mia candidatura rappresenta in questo momento me stesso. Tutte le forze politiche che hanno gli obiettivi che io ritengo fondamentali trovano la mia porta aperta». Donato quindi ribadisce: «Io non ho avuto interlocuzioni con il Pd, io non voglio convincere nessuno che la mia candidatura sia la migliore. Metto in campo una programmazione, aperta a chiunque voglia discuterne. Il Pd ha una sua sovranità, ha i suoi rituali che fa bene a consumare, ma rispetto alla posizione che il mio partito ha intenzione di prendere ho una pressione – non immaginate quanto forte – di cittadini di centrosinistra, centrodestra e centro che avvertono l’esigenza di una sorta di liberazione di questa città. Rispetto a questa istanza forte di liberazione non potevo stare in silenzio, mi sarei sentito un grande vigliacco: pur rappresentando per me un grande sacrificio, non me la sono sentita di restare in silenzio. Non voglio interferire né giudico negativamente, se il Pd ritiene di andare a una candidatura differente e puntare a un obiettivo politico diverso ci mancherebbe, non ho nessuna censura da muovere, sarebbe una scelta autonoma come la mia, ma mi auguro che un giorno saremo accomunati da quell’obiettivo generale. È evidente – spiega il docente universitario – che non sto assumendo questa decisione a cuor leggero, e rilevo che ho avuto sollecitazioni da forze di centrodestra a fare il candidato del centrodestra, non mi distacco dai percorsi del Pd. Probabilmente creo un problema al Pd, ma mi sono chiesto: è più giusto che crei un problema al Pd o che crei un problema alla città? Il partito è uno strumento, mai il fine, è uno strumento per la partecipazione dei cittadini a costruire condizioni di progresso: se il partito è su queste posizioni, io sono presente, se il partito è in conflitto – come a me pare – con questo obiettivo di determinare il progresso della città, abbiamo obiettivi differenti. Per me in questo momento c’è un solo obiettivo: costruire lo sviluppo della città. Se domattina facessero una proposta migliorativa rispetto alla mia, mi tirerei subito indietro, ma in questo momento non intravedo una possibilità differente. E sia chiaro: io non sta lanciando la mia candidatura strumentalmente per convincere altri, per intenderci il Pd, a venire sulla mia posizione, o per contrappormi alla candidatura di altri, come quella di Fiorita che oggi mi sembra quella del Pd, niente affatto, io sto andando da solo, e sto chiamando le forze sane della città a coalizzarsi sul mio nome».
Nella conferenza stampa inoltre Donato ha illustrato anche alcuni punti di carattere più prettamente programmatico, partendo dalla premessa dell’attuale «decadimento, davanti al quale non potevo più stare in silenzio», e puntando sulle risorse del Pnrr come grande opportunità da sfruttare al massimo. «Insieme a tutti coloro che me lo chiedono, si può tentare di costruire un percorso virtuoso che sia capace di ridare vitalità ai quartieri e al centro storico con la costruzione di una comunità politica che sappia concorrere al governo della città e controllare socialmente l’esercizio del potere pubblico. La città oggi è disarticolata in più quartieri senza nessuna comunicazione, la città è rimasta emarginata subito dopo la disarticolazione della vecchia Provincia, che ha prodotto una carenza di flussi e una scarsa circolarità tra i quartieri. L’obiettivo è creare una nuova relazione tra tutto quello che era la vecchia Provincia di Catanzaro e una relazione tra il capoluogo di regione e le parti più prossime della città nella logica della circolarità: penso a un distretto turistico da Soverato a Simeri Crichi. Il modello di circolarità – ha rilevato il docente universitario – deve instaurarsi nei quartieri, tra i quartieri e tra questi e il centro storico: per ogni quartier deve essere individuata una vocazione specifica che rappresentano ragioni di investimento ma anche di flussi di circolazione dei cittadini, puntando sul ruolo della scuola e dell’università come fattori di formazione. Per il centro storico penso che debba essere il luogo ideale di esaltazione della cultura, ma non in maniera statica come è oggi, incentrato sul Politeama che è un’istituzione di pregio ma attorno al quale va costruita una grane vivaistica che attragga anche le giovani generazioni. La costruzione di una città si fa guardando non solo al presente ma guardando al futuro, ai bambini. Il modello a cui penso è quello di istituzioni forti nel centro di Catanzaro, che siano capaci di richiamare l’attenzione di tutta la Calabria e da questo punto di vista gli danno concretamente il ruolo di capoluogo. Questo si può fare in un unico modo, attraverso le istituzioni di formazione, secondo il modello promosso da Umg: assicurare ai giovani la prima fase, la formazione, ma anche la specializzazione e subito dopo un’occasione di stage e tirocinio e addirittura di occupazione nelle imprese. Il modello è quello di un polo circolare in cui nello stesso luogo lavorano la didattica e la ricerca, l’università, e le imprese, quindi l’economia. L’università ancora oggi costituisce una grande occasione di sviluppo per la città, anche se non ne siamo particolarmente avveduti: l’università sta lavorando molto per rendere centrale la formazione attraverso la ricerca alta e la produzione alta insieme alle imprese. Gli sforzi dell’università none evoco essere lasciati da soli, ma c’è bisogno del contributo di tutto il territorio e degli enti del territorio». (a. cant.)
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