CATANZARO Un effetto spiazzante. L’annuncio del docente universitario Valerio Donato di candidarsi sindaco di Catanzaro ha preso in contropiede l’intero quadro politico del capoluogo, soprattutto il Pd e il centrosinistra ma non solo il Pd e il centrosinistra. La candidatura di Donato, per le motivazioni che l’hanno determinata – una «forte pressione» trasversale, l’ha esplicitamente definita lo stesso prof dell’Università Magna Graecia – disarticola sicuramente un campo politico quale quello in cui Donato da sempre milita, e al tempo stesso si posiziona in un campo che al momento ancora nessuno aveva occupato: quello di una vasta area che si può anche definire mediana rispetto ai tradizionali schieramenti e partiti e che, in quanto tale, può aggregare forze ed energie che non si sentono rappresentate da nessun soggetto politico ben delineato. Da qui la fibrillazione che in queste ore sta attraversando la politica catanzarese: la sta attraversando sottotraccia ma la sta attraversando. Perché in effetti la corsa alle Amministrative del 2022, di fatto aperta da Donato, ora può prendere direzioni del tutto imprevedibili.
Di sicuro, sono queste ore di tormento e di profonda riflessione nel Pd e nel centrosinistra, sui quali la discesa in campo di Donato ha ovviamente un impatto più diretto e più immediato. Il nome di Donato, insieme ad altri, era stato inserito in una rosa sulla quale il Pd e il centrosinistra avevano avviato una sorta di consultazione interna conclusa con la “tendenza” verso la candidatura del leader di Cambiavento Nicola Fiorita. “Tendenza” maturata al fondo di un’assemblea cittadina del Pd dai contorni un po’ fumosi e avallata da una coalizione – nella nuova formulazione tutta catanzarese del “Nuovo Centrosinistra”, comprensivo anche del M5S – dai contorni altrettanto fumosi, delimitati da una proliferazione di sigle dal peso elettorale tutto da verificare: la “tendenza” sarebbe stata infine cristallizzata in un verbale inviato alle segreterie nazionali dei partiti, in particolare al Nazareno. Ora è evidente – riferiscono i più attenti analisti politici del capoluogo – che la decisione di Donato di candidarsi rimette tutto in discussione, e infatti accreditate fonti del Pd sostengono che, data la nuova situazione che vede un iscritto al partito quale Donato in campo sia pure in una veste non partitica – al momento il dossier Catanzaro è “congelato”, almeno fino a dopo lo svolgimento dei congressi dem, previsti a metà gennaio. E comunque la parola finale spetterà al livello regionale e soprattutto nazionale.
Del resto anche il percorso finora portato avanti dal Pd in vista delle Amministrative di Catanzaro non è stato particolarmente unitario, né peraltro – malgrado gli sforzi di chi si sta impegnando in prima persona – poteva essere diversamente per un partito che non ha un consigliere comunale uscente e non ha un consigliere regionale espressione diretta della città. La candidatura di Donato in realtà starebbe mettendo a nudo tutte queste contraddizioni, e avrebbe già di fatto sgranato il Pd cittadino. In ogni caso, Donato è stato abbastanza chiaro ieri nella conferenza stampa di lancio della candidatura: il suo auspicio è che il Pd sia con lui, ma è appunto solo un auspicio, fermo restando che il candidato sindaco (ovviamente) ha già attivato e attiverà tutte le necessarie interlocuzioni con il Pd e il centrosinistra. Non resta dunque che attendere le prossime settimane, anche per capire cosa farà il centrodestra, perché la mossa di Donato non è ininfluente nemmeno in questo campo, a sua volta diviso e lacerato da lotte tribali, anche più del centrosinistra: la candidatura del docente dell’Umg è una sirena anche per molti settori del centrodestra, costretto adesso a ragionare in termini diversi e qualitativamente molto alti anche sul profilo del candidato sindaco da mettere in campo. (a. c.)
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