REGGIO CALABRIA Il protocollo “Liberi di scegliere” (QUI il nostro approfondimento), che consente ai figli dei mafiosi di intraprendere una strada diversa rispetto a quella dei padri trasferendosi in un ambiente familiare diverso da quello d’origine, «non è affatto fallito, come qualcuno ha sostenuto. Solo nel 2021, nel circondario di Reggio Calabria, ci sono state 8 richieste di applicazione». Lo ha detto, parlando con i giornalisti, il Procuratore della Repubblica per i minorenni di Reggio Calabria, Roberto Di Palma.
Il Protocollo “Liberi di scegliere” è stato varato nel 2012 dall’allora presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, Roberto Di Bella, che oggi svolge le stesse funzioni a Catania. Grazie al Protocollo sono decine i minori appartenenti a famiglie mafiose che si sono inseriti in un contesto di legalità. Di Bella, peraltro, anche nella nuova sede in cui svolge le sue funzioni, continua ad applicare il protocollo con sempre maggiore frequenza.
«Le richieste di applicazione a Reggio Calabria di «Liberi di scegliere» – ha aggiunto il Procuratore Di Palma – sono state nel corso del 2021 in linea con il trend degli ultimi anni». Di Palma ha fatto implicito riferimento, senza mai precisare comunque l’identità dell’interessato, al caso di Rocco Molè, il giovane appartenente all’omonima famiglia di ‘ndrangheta di Gioia Tauro, arrestato di recente per associazione per delinquere di tipo mafioso e traffico di droga dopo che aveva fatto rientro in Calabria, decidendo di uscire, una volta diventato maggiorenne, dal protocollo “Liberi di scegliere”. «Ammesso che il minore in questione venga condannato – ha detto il procuratore Di Palma – parlare di fallimento del progetto è frettoloso. Qui non si impone niente e non si fa il lavaggio del cervello a nessuno. Quello che lo Stato offre è un’alternativa al minore. È poi un fallimento suo e non di “Liberi di scegliere”, che è un progetto improntato sulla libertà di scelta, se compie un determinato percorso di riabilitazione e poi torna nel suo paese e si dà al narcotraffico».
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