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L’intervista

La Calabria che verrà, Ferrara: «È ora il tempo delle scelte coraggiose»

Il presidente regionale di Unindustria delinea l’attuale quadro economico e le aspettative per il futuro prossimo. Con un’avvertenza: «Occorre intervenire subito con una precisa terapia d’urto»

Pubblicato il: 29/12/2021 – 18:14
di Roberto De Santo
La Calabria che verrà, Ferrara: «È ora il tempo delle scelte coraggiose»

CATANZARO  Ci sono ancora troppi elementi di incertezza che minano alle basi le aspettative di crescita stimate dai principali osservatori economici sul futuro prossimo della Calabria. Rischiando di compromettere gli incoraggianti, ma ancor deboli segnali di rimbalzo dell’economia reale regionale registrati nel corso del 2021. Così anche per l’anno che si sta affacciando le preoccupazioni tra operatori e imprenditori non cessano e si sollevano forti timori per una ripresa economica stabile e robusta dopo la devastante stagione pandemica del 2020 che ha travolto il sistema produttivo calabrese. A pesare soprattutto il brusco innalzamento dei contagi da Covid che si sta segnalando nell’ultimo scorcio dell’anno. Un quadro epidemiologico che fa temere nuovi provvedimenti restrittivi sulle attività produttive, con ricadute sulla tenuta dei bilanci delle aziende già duramente provati da oltre un anno e mezzo di crisi generata dalla diffusione dell’epidemia. Una situazione resa ancor più difficile dalle spinte inflazionistiche in atto e dall’impennata dei prezzi della materie prime che si stanno abbattendo sui costi di produzione erodendo i margini di ripresa dell’economia reale. Di questi timori si fa interprete Aldo Ferrara, dal luglio 2020 presidente di Unindustria Calabria, che non nasconde la «forte preoccupazione nell’immediato futuro» per il quadro economico complessivo della regione. Un quadro che di per se si presentava già «fragile» per i ritardi strutturali del territorio e le caratteristiche proprie del sistema produttivo locale.  Aspetti che hanno condizionato la capacità dell’economia calabrese di agganciare la forte ripresa in atto nelle altre aree del Paese. Ma questo – segnala il leader degli industriali calabresi – è anche il «momento propizio» per invertire la marcia ed «intervenire subito con una precisa terapia d’urto allocando consistenti risorse pubbliche per l’implementazione di un progetto organico di politica economica ed industriale capace di guidare i necessari processi di crescita e trasformazione».

Aldo Ferrara, dal luglio 2020 presidente di Unindustria Calabria

Presidente lei guida da circa un anno e mezzo la principale organizzazione che rappresenta gli imprenditori calabresi. Non è stato certamente il periodo più facile per il sistema economico-produttivo locale alle prese con la peggiore crisi del dopo guerra. Ne siamo usciti?
«Purtroppo ancora no. Ci troviamo dinanzi ad uno scenario complesso. Da un lato si presentano elementi positivi rappresentati dai dati sulla crescita economica relativi al 2021 e al 2022 che farebbero pensare di essere oltre un semplice rimbalzo tecnico. Il Check-up Mezzogiorno, elaborato da Confindustria e SRM, conferma questa tendenza con un andamento sostenuto anche del Pil meridionale prevedendo per il 2022, la riduzione del delta di crescita tra le macroaree del Paese, con +4,4% per il Sud contro +4,6% per il Centro-Nord. Una previsione che farebbe pensare all’avvio un processo di reale convergenza. Tuttavia è un sentiero scivoloso di risalita in quanto crescono i rischi sulla crescita del Pil. Mi riferisco all’esorbitante costo dell’energia, a quello delle materie prime, alle strozzature delle catene di fornitura internazionale che provocano carenze nell’approvvigionamento dei materiali, alle fiammate inflazionistiche, alla recrudescenza dell’ondata pandemica provocata dalla variante Omicron. Insomma il quadro economico seppur in un sentiero di crescita è caratterizzato da elementi di forte incertezza e instabilità che destano grande preoccupazione nell’immediato futuro».

Quale lezione consegna alla storia e soprattutto alla politica questa devastante fase pandemica?
«Il dato che emerge con maggiore evidenza è l’errore di essersi spogliati progressivamente di produzioni strategiche. L’abbiamo vissuto durante la fase iniziale e più acuta dell’ondata pandemica quando ci siamo trovati sprovvisti dei più elementari dispositivi di protezione individuale, lo stiamo sperimentando adesso con l’approvvigionamento energetico e delle materie prime. Un’esperienza di cui dobbiamo fare tesoro per riparare al più presto possibile a queste mancanze. Il momento è propizio in quanto l’accorciamento delle catene del valore in conseguenza della crisi pandemica crea l’opportunità per una decisa azione di reshoring».

Secondo lei quale strumento ha funzionato meglio per fronteggiare la crisi che ha colpito un territorio così fragile come quello calabrese?
«Tra gli strumenti che durante la crisi hanno dato prova di aver funzionato meglio nelle misure di sostegno all’economia sono certamente da menzionare: le moratorie bancarie, quelle fiscali e l’immissione di liquidità. Con riferimento a quest’ultimo strumento ed alla nostra regione merita certamente di essere segnalato il fondo “Calabria competitiva” istituito dalla Regione Calabria e gestito da Fincalabra spa. Si è trattato di uno strumento che abbiamo fortemente sostenuto come Confindustria e che in pochissimi giorni ha assorbito le risorse finanziarie messe a disposizione del sistema imprenditoriale calabrese. In pratica tramite la misura menzionata sono stati concessi finanziamenti rimborsabili a tasso agevolato per mitigare la temporanea carenza di liquidità conseguente alle restrizioni imposte alle attività economiche dall’emergenza sanitaria. In questo modo è stata garantita rapidamente alle Micro e Piccole imprese, la disponibilità liquida necessaria per preservare la continuità aziendale e i livelli occupazionali. Tuttavia molte imprese hanno anche utilizzato gli strumenti del DL “Liquidità” e probabilmente allo stato attuale hanno anche saturato la propria capacità di indebitamento. Adesso è dunque necessario passare dalla fase di preservazione a quella di reazione indirizzando agevolazioni e incentivi verso una crescita forte e duratura che guardi al futuro».

Mentre qual è la cosa di cui gli imprenditori tuttora sentono la necessità?
«La cosa di cui gli imprenditori hanno maggiormente bisogno in questo momento è la fiducia nel futuro. E per alimentarla adeguatamente serve procedere speditamente con le riforme strutturali, avere un quadro politico stabile, regole certe, semplificazioni, buone relazioni industriali, infrastrutture efficienti e investimenti pubblici orientati alla crescita. Insomma un contesto di riferimento capace di rafforzare produttività e competitività delle imprese».

I dati indicano che la Calabria meno delle altre regioni sta riuscendo ad agganciare la ripresa. A cosa imputa questa incapacità?
«La nostra regione risulta particolarmente fragile e vulnerabile sotto il profilo economico. Il sistema produttivo è prevalentemente caratterizzato da imprese di ridotte dimensioni, deboli patrimonialmente, con una bassa propensione all’innovazione e all’internazionalizzazione. Tali fattori frenano la velocità di uscita dalla crisi. Tuttavia è bene rimarcare che il report congiunturale, elaborato ultimamente da Bankitalia, indica segnali di ripresa per l’economia calabrese. I sondaggi congiunturali condotti da Banca d’Italia hanno registrato la crescita di tutti i comparti produttivi, con la tendenza di un ulteriore aumento delle attività. Sono segnali incoraggianti che seppur ancora insufficienti per recuperare i livelli pre-covid, ci restituiscono l’immagine di una regione che vuole ripartire».

In che modo si può aiutare un tessuto così fragile come quello calabrese ad imboccare la strada di una vera ripresa?
«La nostra regione potrà beneficiare di risorse finanziarie mai viste e messe in campo prima. Dal Pnrr alla programmazione 2021-2027, senza dimenticare gli altri strumenti di politica pubblica come i Contratti di programma, il 34% di spesa vincolata alle aree del Mezzogiorno, i Contratti istituzionali di sviluppo, i Fondi di coesione. È dunque indispensabile intervenire subito con una precisa terapia d’urto allocando consistenti risorse pubbliche per l’implementazione di un progetto organico di politica economica ed industriale capace di guidare i necessari processi di crescita e trasformazione. È necessario agire almeno su tre fronti: l’aumento della densità imprenditoriale attraverso lo stimolo alla nascita di nuove imprese; la modernizzazione dell’apparato produttivo attraverso il radicale rinnovamento dei macchinari, delle tecnologie, dei processi produttivi, delle competenze del capitale umano; l’implementazione di un credibile piano di attrazione degli investimenti in grado di configurare una offerta localizzativa realmente competitiva con gli standard internazionali. Contestualmente è indispensabile intervenire sui fattori di contesto investendo sulle aree industriali e sulla logistica avanzata. Bisogna creare condizioni ideali, con ambienti attrezzati ed efficienti, per l’allocazione di investimenti industriali. Solo così si getteranno le basi per affermare un sistema produttivo nuovo, moderno, evoluto, tecnologico, digitalizzato e internazionalizzato, capace di ridurre i divari con l’economie più avanzate».

Questa sarà la fase di uno straordinario impegno delle istituzioni per mettere a terra iniziative e progetti che saranno finanziati dall’Europa. Ad iniziare dalle risorse del Pnrr. Secondo lei la macchina amministrativa calabrese è attrezzata per rispondere a questa sfida?
«I report di Bankitalia sulla Calabria fotografano un apparato amministrativo a corto di personale e di competenze e rappresentano una situazione che denunciamo da tempo come Confindustria. Serve una svolta e subito. La grande mole di risorse nazionali ed europee, potranno servire a ridisegnare la storia economica della nostra regione, ma è assolutamente necessario affermare un modello burocratico regionale convinto di sposare un progetto di sviluppo senza continuare a rimanere ancorato alla politica o alla “fuga dalla firma”. Ci aspettiamo scelte in questa direzione, che privilegino qualità, competenza ma anche motivazione. Nella recente assemblea di Unindustria Calabria abbiamo proposto di provvedere nell’immediato a formare centri di competenza, costituiti da professionalità esperte in politiche di sviluppo per accompagnare e sostenere progetti degli enti locali. Inoltre abbiamo anche fatto presente la necessità di una attività di monitoraggio e coordinamento delle iniziative per il tramite di una control room a livello regionale per evitare sovrapposizioni e dispersione delle ingenti risorse in arrivo. La volontà espressa dal presidente Occhiuto di avviare una di cabina di regia per i fondi del Pnrr coinvolgendo sindacati e forze produttive, e di affidare a Fincalabra l’assistenza tecnica dei Comuni nella predisposizione dei progetti del Pnrr, va pertanto apprezzata in quanto affronta con praticità due temi cruciali per la messa a terra delle risorse».

La giunta regionale guidata dal presidente Roberto Occhiuto

La grande novità per la Calabria è che finalmente ha un governo regionale nella pienezza dei suoi poteri ed inoltre anche nel campo sanitario il controllo è ritornato nelle mani del governatore. Quali sono le vostre sollecitazioni al nuovo esecutivo calabrese?
«Il presidente Occhiuto ha avviato una azione energica e decisa su più fronti assumendo scelte coraggiose e risolute come quella in campo sanitario. Con il nuovo governo regionale abbiamo instaurato un intenso confronto sul tema delle politiche di sviluppo. Il ritmo è quello giusto ed è necessario mantenerlo con una interlocuzione costante ed efficace. Sul piano delle politiche industriali intendiamo elaborare, anche con il contributo del nostro centro studi nazionale, una proposta progettuale ambiziosa che disegni un apparato produttivo realmente in grado di competere con le sfide del futuro. Su questo piano ci aspettiamo impegno comune per condividere visione e priorità per passare presto dalle intenzioni ai fatti».

Qual è la sua più grande speranza per la Calabria che verrà. A partire già dal 2022?
«Che possa intraprendere con fiducia e determinazione un sentiero di crescita in grado di creare le condizioni per il rilancio dello sviluppo, del lavoro e dell’occupazione arrestando la costante mobilità di giovani che sono costretti ogni anno a lasciare la Calabria. Noi faremo la nostra parte fino in fondo convinti che il momento è adesso. Ora o mai più». (r.desanto@corrierecal.it)

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