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La Cineteca della Calabria propone mostre virtuali dedicate ad Alvaro, Vallone, De Seta e Di Gianni

Allestimenti virtuali per consentire ai cinefili di godere dei giacimenti culturali dell’ente in tempo di restrizioni

Pubblicato il: 29/12/2021 – 12:23
La Cineteca della Calabria propone mostre virtuali dedicate ad Alvaro, Vallone, De Seta e Di Gianni

CATANZARO Allestimenti virtuali per consentire ai cinefili di godere dei giacimenti culturali della Cineteca della Calabria in tempo di restrizioni. Da quasi due anni, infatti, il mondo conosce l’era della pandemia che ha modificato la vita e  le abitudini delle persone, limitando fortemente  la possibilità di visitare fisicamente le mostre e i musei in tutto il mondo. La tecnologia però arriva in soccorso della società e grazie ai sistemi di digitalizzazione è possibile consentire al pubblico  la fruizione di percorsi museali ed espositivi direttamente dal computer , dal cellulare o dalla smart Tv di casa. Così l’incedere della variante Omicron di questi giorni  non frena l’opera di valorizzazione del patrimonio cinematografico che ha come riferimento la Calabria, dei ricercatori della Cineteca della Calabria, i quali negli anni hanno recuperato opere, profili, personaggi del cinema, facendo riscoprire intellettuali e registi legati al territorio. Una Calabria diversa, vista come soggetto culturale attivo e non più come oggetto di una rappresentazione fuorviante come spesso succede sui mass-media, che ne enfatizzano solo alcuni aspetti. Sono  infatti disponibili su Artsteps le mostre virtuali “Raf Vallone Il cristo Proibito”, “Corrado Alvaro e il cinema Italiano”, “Vittorio de seta/Cinema di un maestro” e “Testimoni del sud /omaggio a Luigi di Gianni”, curate da Eugenio Attanasio, Mattia e Antonio Renda, oltre alla mostra su “Francesco Misiano/cinema e rivoluzione”.
“Raf Vallone Il Cristo Proibito” è dedicata al noto attore tropeano. La sua prima apparizione risale al 1942, nel film Noi vivi, dove interpreta un marinaio. Fece anche i primi passi nel teatro debuttando nel 1946 al Teatro Gobetti di Torino con Woyzeck di Georg Büchner, per la regia di Vincenzo Ciaffi. Ma è con Riso amaro, film del 1949 di Giuseppe De Santis, cui seguirono nel 1950 Non c’è pace tra gli ulivi, sempre di De Santis, e Il cammino della speranza di Pietro Germi che riesce ad imporsi come uno fra gli attori più importanti del neorealismo e decide di dedicarsi unicamente al cinema. Negli anni cinquanta interpreta numerosi film, tra cui Il Cristo proibito di Curzio Malaparte, che lo definì «l’unico volto marxista del cinema italiano», Anna e La spiaggia, entrambi di Alberto Lattuada, e Roma ore 11 di Giuseppe De Santis. Una carriera lunghissima conclusa con Il Padrino Parte III di Francis Ford Coppola nel 1990.
“Corrado Alvaro e il cinema italiano” documenta l’attività di scrittore per il cinema dell’intellettuale di San Luca. Se Alvaro infatti è noto come romanziere e drammaturgo, meno conosciuta è l’attività di soggettista e sceneggiatore svolta dal 1927 fin quasi alla sua morte. Ne viene fuori un ritratto particolarmente vitale del grande  scrittore che, nonostante le inziali diffidenze fu assai attivo nel mettere a disposizione la sua grande abilità nell’adattare romanzi  storici al cinema del tempo, ma anche a permeare di verismo dialoghi, storie e personaggi. Particolarmente feconda fu la sua collaborazione con Peppe de Santis in Caccia Tragica e Riso Amaro, Con Luigi Chiarini in Patto col Diavolo, con Goffredo Alessandrini per Noi vivi e Addio Kira.
“Testimoni del sud /omaggio A Luigi Di Gianni” racconta del viaggio intorno alla metà degli anni ’50, di un gruppo di intellettuali  che si muove verso l’Italia Meridionale per raccogliere e raccontare la cultura e la società del luogo che di il’ a pochi anni sarebbe scomparsa. Sono etnomusicologi come Alan Lomax e Diego Carpitella, registi come Vittorio De Seta, Luigi di Gianni, Gianfranco Mingozzi, fotografi come Mario Carbone, ispirati dalle teorie antropologiche di Ernesto de Martino, che hanno lasciato un patrimonio sonoro e visivo di grande interesse per decodificare la complessa società meridionale. Grazie a loro si modifica l’atteggiamento di rifiuto della cultura contadina, perché considerata sinonimo di arretratezza e povertà, e si capisce finalmente l’importanza di tutelarne la memoria e la conservazione. 
Un altro allestimento è dedicato a Vittorio de Seta sul quale è appena uscita la pubblicazione Lettere dal Sud. La mostra ripercorre il cammino intrapreso dalla Cineteca della Calabria  sul maestro del cinema documentario a partire dalla ristampa dei suoi primi 10 documentari 54/59 per finire a Lettere dal sahara, il suo ultimo film. Originario di una nobile famiglia che ha dato due sindaci alla città di Catanzaro, De Seta si ritirò negli ultimi anni di vita a Sellia Marina, da dove però continuo a rimanere un punto di riferimento per i giovani autori e a scrivere le sue ultime opere come In Calabria, Dedicato ad Antonino Uccello e Articolo 23.

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