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Xmas Music Fest, su L’altro Corriere Tv il concerto dell’International Symphony Orchestra

Andrà in onda la sera di Capodanno l’evento organizzato da Armonie d’Arte. Intervista al tenore Francesco Anile

Pubblicato il: 31/12/2021 – 7:16
Xmas Music Fest, su L’altro Corriere Tv il concerto dell’International Symphony Orchestra

CATANZARO Un’esibizione emozionante, da standing ovation, quella realizzata il 26 dicembre nella Basilica dell’Immacolata di Catanzaro dall’International Symphony Orchestra, diretta dal M° Alessandro Tirotta, per la prima edizione del Xmas Music Fest, ideato e diretto da Chiara Giordano, realizzato dalla Fondazione Armonie d’Arte con il sostegno del Comune di Catanzaro,rientrante nella manifestazione dell’Amministrazione Comunale Sarà Tre Volte Natale.
Il suggestivo concerto, con la presenza straordinaria del tenore Francesco Anile, sarà trasmesso la sera di Capodanno, 1 gennaio 2022, alle ore 21, su l’Altro Corriere Tv, canale 16 del digitale terrestre. Sarà visibile anche sul corrieredellacalabria.it e sulle pagine social del Xmas Music Fest e del Comune di Catanzaro.
Per l’occasione abbiamo intervistato proprio il tenore Francesco Anile, talento calabrese con una prestigiosa carriera che lo ha portato dal Metropolitan di New York al Teatro alla Scala, e in altri importanti teatri, con produzioni operistiche di primissimo livello.

La lirica oggi che ruolo ha nel contesto generale e internazionale dello spettacolo dal vivo ? E che differenze ci sono tra la lirica in Italia e la lirica nel resto del mondo?
Tutte le arti hanno lo scopo di far riflettere e la lirica forse è ancora più diretta e forte. Sul frontone del teatro Massimo di Palermo è scritto: “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire“. E il grande Totò aggiungeva, “ho detto tutto”. Il ruolo della lirica non è più quello di far riflettere, è stato ridotto a spettacolo fine a se stesso, autocelebrativo e poco incisivo nella mente di chi va a teatro. All’estero è peggio ancora, perché si va in teatro più per tradizione che per convinzione. Non ci sono grandi novità in campo operistico, e quello che viene messo in scena per attirare un minimo il pubblico viene continuamente stravolto per renderlo appetibile – per me è un errore gravissimo – quindi si assiste a spettacoli che nulla hanno a che fare con l’originale. Discorso a parte va fatto per estremo Oriente (Cina, Giappone, Corea) e Russia: in questi paesi si eseguono le opere Originali con tutte le intenzioni volute dall’autore. Al Metropolitan Opera House (Met) le regie più belle erano quelle di Zeffirelli di 35/40 anni fa, che piano piano sono state dismesse. Ho avuto la fortuna di cantare anche una sua Turandot al Met. Uno spettacolo magnifico. Lo stesso non posso dire di altre produzioni a cui ho assistito. Si da troppa importanza al Politically Correct che alla vera essenza dell’opera.

I giovani, molto sollecitati dal Pop e dai talent show, quanto e come studiano il canto lirico?
I giovani che studiano canto lirico in Italia sono da molto tempo in diminuzione, ma secondo me la causa non è da ricercare nella musica pop o nei talent, piuttosto nelle prospettive che questo settore offre a chi, dopo anni di sacrifici per apprendere l’arte del canto, non trova sbocchi lavorativi. Chi studia canto lirico lo fa per passione, ma alla fine del percorso di studio è costretto a farsi la fatidica domanda “ed ora?”. Purtroppo la disattenzione per il settore artistico da parte di chi ha governato il nostro paese negli ultimi 30/40 anni sta portando all’allontanamento dei giovani allo studio della musica e delle arti in genere. Troppa burocrazia e pochi sbocchi.

Quali sono le opere, i ruoli, gli allestimenti che ha amato di più?
Lo studio di un ruolo è la cosa più importante per un artista lirico, scelta da cui dipende la fortuna di una carriera lunga e duratura. Ho sempre studiato ruoli che ho sentito adatti alle mie capacità vocali e interpretative. Con questa premessa può immaginare che i ruoli che ho interpretato li ho amati tutti. Ci si lega a un ruolo forse più per il contesto in cui si è eseguito, o per il regista o il direttore d’orchestra. Ad esempio “Cavalleria” alla Scala, regia di M. Martone e direttore D. Harding; “Pagliacci” a Firenze e “Aida” a Palermo, entrambe con la regia di F. Zeffirelli; “Otello” al Met, direttore A. Fisher, ma anche “Turandot” a Bologna regia di R. De Simone e direzione di F. Mastrangelo. La prima volta a Seoul con “Otello”, regia L. Golat; “Manon Lescaut” alla Fenice, direttore R. Palumbo; “Iris” a Chemniz, direttore N. Bareza ecc.

Le regie operistiche sono sempre più caratterizzate da una visione innovativa e cinematografica. Lei che ne pensa?
Nessuna opera d’arte deve essere toccata, non sono mai stato d’accordo con gli stravolgimenti. Sarebbe un sacrilegio mettere mano a un quadro di Giotto o a una scultura di Michelangelo, non vedo perché debba essere permesso cambiare i luoghi e le ambientazioni volute dall’autore, nessuno andrebbe al Louvre per ammirare una Gioconda che non sia quella originale di Leonardo, o peggio ancora modificata da qualche pseudo artista, l’arte non può e non deve essere soggetta alla moda del momento. L’opera d’arte è tale perché sfida i secoli.

Un commento su questa sua presenza speciale per il concerto nella Basilicata dell’Immacolata.
Prima di tutto devo ringraziare Chiara Giordano per quanto sta facendo per animare, anche con queste restrizioni e obblighi di ogni genere, la vita culturale di Catanzaro e della Calabria. Quando sono stato contattato, ho accettato con piacere di tornare a cantare per la Fondazione Armonie d’Arte con cui avevo già collaborato in occasione di Tosca qualche anno fa al Parco Archeologico di Scolacium. Esibirmi nella Basilica dell’Immacolata è stata una bellissima emozione.

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