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inchiesta “archimede”

Mala depurazione nell’Alto Tirreno cosentino: si decide la sorte degli indagati

Nel mirino della Procura di Paola una serie di presunti illeciti riguardanti procedure ad evidenza pubblica nel settore della depurazione

Pubblicato il: 02/01/2022 – 8:14
di Fabio Benincasa
Mala depurazione nell’Alto Tirreno cosentino: si decide la sorte degli indagati

COSENZA L’operazione denominata Archimede, coordinata dalla Procura di Paola guidata da Pierpaolo Bruni ed eseguita dai militari della Compagnia Carabinieri di Scalea ha ad oggetto una serie di presunti illeciti riguardanti procedure ad evidenza pubblica nel settore della depurazione. In particolare, i magistrati hanno disvelato presunte «condotte collusive e fraudolente finalizzate ad avvantaggiare uno o più operatori economici» negli appalti e affidamenti di servizi in diversi comuni dell’Alto Tirreno Cosentino tra cui San Nicola ArcellaDiamante Buonvicino, anche «in violazione dei criteri di rotazione nell’affidamento di lavori e aggirando il dovere di effettuare indagini di mercato».

L’udienza preliminare e gli indagati

Il prossimo mese di gennaio, l’inchiesta potrebbe arrivare ad una svolta quando conclusa l’udienza preliminare, il Gup del Tribunale di Paola deciderà sulla sorte degli indagati. Sono 17 le persone coinvolte a vario titolo nell’indagine portata a termine dai carabinieri di Scalea. Si tratta di Tiziano Torrano, responsabile dell’ufficio tecnico del comune di Diamante; Pasqualino De Summa, titolare e legale rappresentante di ditte nel settore della depurazione; Giuseppe Maurizio Arieta, già responsabile del servizio lavori pubblici a San Nicola Arcella; Maria Mandato, legale rappresentante di una società nel settore della depurazione; Albina Rosaria Farace, responsabile tecnico del comune di Sangineto; Francesco Fullone, tecnico della prevenzione ambiente presso l’Arpacal; Enzo Ritondale; Renato La Sorte; Vincenzo Cristofaro; Alberto De Meo; Francesco Astorino; Giovanni Amoroso; Giovanni Palmieri; Giuseppe Oliva; Vincenzo Perrone; Virgilio Cordero. Tutti hanno scelto il rito ordinario, mentre l’altra persona indagata, l’ex sindaco di San Nicola Arcella Barbara Mele ha optato per il rito abbreviato.

Il pasticcio della delibera

Ad inguaiare l’ex sindaco Mele, una delibera comunale datata 8 ottobre 2019 a firma del primo cittadino e relativa a «lavori di adeguamento e messa in sicurezza di impianti su aree di proprietà comunale che comprendeva anche i lavori di sostituzione di una condotta idrica», assegnati alla ditta di Enzo Ritondale. Su questo affidamento, chi indaga è convinto di aver rilevato un’anomalia. I lavori, infatti, sarebbero stati svolti prima di ottobre e più precisamente nell’agosto dello stesso anno da parte di un’altra ditta, riconducibile all’imprenditore Pasqualino De Summa. Lo stesso, dunque, avrebbe effettuato i lavori «in assenza di procedura e sulla base di un incarico fuori da ogni canale di acquisto». Secondo l’accusa «Ritondale era d’accordo con De Summa nell’inviare l’offerta economica al comune di San Nicola Arcella e avrebbe pagato lui i lavori già effettuati, al momento del conseguimento del compenso».

La difesa di Mele

Attraverso i suoi legali, l’ex sindaco ha sempre mostrato fiducia nell’operato della magistratura e certa di una serena conclusione delle indagini. «Sono consapevole di riuscire a dimostrare la liceità e limpidezza delle mie condotte, tese, come sanno i tanti che mi conoscono, esclusivamente al bene comune. L’episodio isolato per il quale risulto indagata non attiene alla gestione della depurazione, alla salubrità delle acque o altre situazioni del genere ma esclusivamente all’indicazione di una data su una delibera di giunta sulla quale i miei legali, gli avvocati, Vincenzo Adamo e Giorgio Cozzolino, soffermeranno la loro attenzione per confutarne la tesi».

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