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Ponte sullo Stretto, Europa Verde: «Opera faraonica, non è priorità»

I portavoce Bonelli ed Evi replicano a Giovannini: «Il Sud di cui parla il ministro è un Sud che ancora va con le littorine»

Pubblicato il: 03/01/2022 – 12:54
Ponte sullo Stretto, Europa Verde: «Opera faraonica, non è priorità»

ROMA «Prendiamo atto del cambio di posizione del ministro Giovannini che, da presidente dell’Asvis, era nettamente contrario al Ponte sullo Stretto. Si continua a mantenere in vita l’idea di realizzare un’opera che ha consentito a tanti studi di progettazione di arricchirsi con i soldi degli italiani: a oggi, infatti, è stato speso quasi un miliardo di euro tra consulenze e progettazioni da quando si parla del Ponte sullo Stretto. Il Ministro Giovannini ha la grande responsabilità di non essere riuscito, nel Pnrr, a trasformare questo piano in un grande investimento sull’infrastruttura del trasporto pubblico locale e regionale. Il Pnrr, infatti, prevede la sostituzione di un misero 11% dei treni regionali, ossia poco più di 50 treni, su un totale di 456, di cui la metà ancora alimentata a diesel». Lo affermano Angelo Bonelli ed Eleonora Evi, co-portavoce nazionali di Europa Verde, che proseguono: «Il Sud di cui parla Giovannini è un Sud che ancora va con le littorine, che impiegano sette ore per condurre i passeggeri a Taranto o a Reggio Calabria, riempiendo i vagoni del fumo derivante dalla combustione del gasolio. È il segnale di un ritardo infrastrutturale dovuto alla miopia di chi non riesce a dare priorità negli investimenti infrastrutturali del trasporto, privilegiando opere faraoniche che presentano gravi problematiche strutturali derivate dall’elevato rischio sismico dell’area dello Stretto di Messina.
«Ma il grande tema, oggi, è che il Ministro Giovannini non affronta e, anzi, intende proseguire questo sperpero di denaro pubblico per rifinanziare studi di fattibilità, – concludono Bonelli ed Evi, – mentre la depurazione del centro-sud è carente, come certificato dalla condanna della Corte di Giustizia Europea; mentre l’acqua potabile si disperde per oltre il 50% e, in alcune zone, ancora non arriva».

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