Le parole sono belle, i fatti spesso meno. Ho letto con interesse la prima dichiarazione resa alla stampa da Nicola Irto dopo aver ufficializzato la sua candidatura alla segreteria del Partito democratico. Da essa traspare forte la volontà di voler ritornare alla serietà. Già, perché le modernità, come possono essere le “autocandidature”, non solo non sono gradite alle formazioni politiche, ma sono guardate con sospetto dagli elettori che, al contrario, pretendono chiarezza. Circostanza che, a giudicare dai recenti avvenimenti con riguardo alle prossime consultazioni per l’elezione del nuovo sindaco e del Consiglio comunale di Catanzaro, sarebbero quanto mai opportune.
Non capita di frequente che tra i partiti politici, e men che mai nella tradizione del Partito democratico, potessero accadere episodi che hanno dell’incredibile. Il riferimento è alle due candidature che si sono succedute nel volgere di qualche giorno. Offerte che, stando ai si dice, non sarebbero transitate dalla Segreteria del Pd, determinate dalla volontà degli interessati e suffragate da un manipolo di iscritti che ha dimostrato di non conoscere a fondo le tradizioni e le abitudini proprie del Pd, ormai consolidate.
Se questo si può considerare un mezzo per determinare la rappresentanza politica, è bene che l’ormai prossimo segretario del PD ne prenda atto e lo partecipi non solo ai catanzaresi iscritti, quanto anche a coloro che, non avendo la tessera del partito, manifestano comunque attenzioni verso di esso.
Il segretario in pectore, Nicola Irto, intervistato da Gazzetta del Sud, ha fatto riferimento ad «una nuova alleanza» con i calabresi ed ha posto l’attenzione sulle categorie fragili e sui giovani che, a suo parere, «sono tagliati fuori da ogni forma di partecipazione e valorizzazione». Un gesto nobile e pieno di considerazione, che suona come un impegno e di cui i catanzaresi non possono che esserne grati.
Non lo sono, invece, e sono rimasti attoniti, per le due autocandidature che si sono susseguite nel breve periodo per la poltrona di sindaco di Catanzaro, consapevoli o meno che esse non rientrano nella fattispecie indicata dall’aspirante segretario. Se così fosse (e si spera che non lo sia!) a Catanzaro saremmo in presenza di una mistificazione senza precedenti, destinata a far parlare di sé per lungo tempo.
Come non essere d’accordo con Pierino Amato che, in un intervista rilasciata ad un quotidiano, si chiede il perché i catanzaresi dovrebbero scegliere il prossimo sindaco sulla base delle aspirazioni e non sul programma?
Così come dice bene il collega Antonio Ricchio quando, su Gazzetta del Sud, afferma che la segreteria Irto può rappresentare una svolta importante per il Partito democratico, se vuole essere un partito alleato dei calabresi e non ridotto ad una formula per predicare bene e razzolare male. In tal caso si vada pure avanti come si vuole, persino senza un programma, senza una scelta ponderata e con scarsissima credibilità. I catanzaresi che rientrano nel novero dei coinvolti, è bene rammentarlo, rifiutano una scelta “autobiografia”, seppure importante, non avallata da chi rappresenta il Partito, sostenuta solo da un manipolo di amici iscritti. La democrazia, peraltro, non impedisce ad alcuno di candidarsi se è convinto di saper dirigere il Comune; lo potrà fare da autonomo, cioè fuori dai partiti politici, raccogliendo le firme necessarie per presentarsi all’elettorato. Diverso è quando si lascia intendere che si è espressione di un partito politico solo perché un gruppetto di amici iscritti ha posto una firma in calce ad un nome e ad un cognome.
I catanzaresi facciano caso. Adesso che si parla di elezioni amministrative tutti coloro che aspirano ad un incarico politico hanno una proposta per la rinascita della Città. C’è da chiedersi dove sono stati finora. Compresi i consiglieri comunali che non hanno reso noti i programmi prima, anche fuori dall’aula (ammesso che l’abbiano mai fatto dentro!). Anche questa volta le idee prolificano in prossimità di campagne elettorali, occasione più unica che rara per “vendersi” e ammannire competenze e premure per la città e per la collettività.
Una cosa è certa: Catanzaro ha bisogno di una nuova vita per poter essere riconsiderata; di una amministrazione che capisca che esistono anche provvidenze europee per la realizzazione di “città intelligenti”, che altro non sono se non un insieme di strategie e di pianificazioni urbanistiche rivolte all’ottimizzazione e all’innovazione dei servizi pubblici, all’impiego di tecnologie della comunicazione, della mobilità, dell’ambiente e dell’efficienza energetica; aiuti consistenti per migliorare la qualità della vita e soddisfare le esigenze dei cittadini, delle imprese, del commercio e delle istituzioni. Un insieme di interventi che sottolineano l’importanza per definire il profilo di competitività anche di Catanzaro.
*giornalista
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