ROMA Anche se al momento il sistema ospedaliero si sta dimostrando in grado di rispondere all’aumento dei ricoveri per Covid-19, la situazione epidemiologica in Italia è di allerta poichè, con questo tasso di crescita dei casi, il rischio comunque di intasare gli ospedali è forte perché si può arrivare a 2 milioni di positivi. E’ questa la previsione della Fondazione Gimbe, mentre la preoccupazione per la diffusione della più infettiva variante Omicron del virus SasrCov2 sale dopo gli ultimi dati diffusi dall’Istituto superiore di sanità che attestano come la sua prevalenza abbia raggiunto il 28,4% nei campioni delle acque reflue e sia in forte aumento. In tale contesto, secondo le previsioni del matematico del Cnr Giovanni Sebastiani, la cartina dell’Italia si prepara a cambiare nuovamente colori: se i dati di domani confermeranno il trend degli ultimi giorni, venerdì prossimo Toscana e Umbria saranno dichiarate gialle, mentre la Liguria scivolerà in arancione, un destino che potrebbe toccare anche al Piemonte fra una decina di giorni e alle Marche fra poco meno di tre settimane, anche se questi tempi potrebbero accorciarsi per via dell’influsso ritardato dell’impennata dei contagi negli ultimi dieci giorni. Rispetto invece ad Omicron, i campioni delle acque reflue indicano una decisa crescita della sua circolazione in Italia nelle tre settimane comprese tra il 5 e il 25 dicembre, secondo i risultati della flash survey straordinaria effettuata dall’Iss e che ha analizzato 282 campioni di acque reflue raccolti in 98 punti di campionamento di 16 Regioni/Province Autonome. Se la congestione degli ospedali, anche per effetto di Omicron, è tuttavia meno veloce rispetto all’aumento dei casi, l’impatto comunque c’è e se anche il tasso dei ricoveri fosse l’1%, spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta, “avremmo 20mila persone in ospedale”. Bisogna dunque provare ad abbassare la circolazione del virus. In primis, afferma, “bisogna limitare i contatti sociali, magari incrementando lo smart working”. Ed a fronte dell’aumento dei contagi, preoccupa la prossima riapertura delle scuole dopo la pausa natalizia. La scuola, avverte Cartabellotta, “è un bacino di contagi: se decidiamo di tenere aperte le scuole bisognerà chiudere qualcos’altro”. Anche i dati del bollettino quotidiano del ministero della Salute confermano questo trend di crescita, sia pure con dati che risentono del minor numero di tamponi effettuati durante il week end. Sono 68.052 i nuovi contagi da Covid nelle ultime 24 ore (ieri erano stati 61.046), e le vittime sono 140 (ieri erano state 133). I tamponi molecolari e antigenici in 24 ore sono invece 445.321 ed il tasso di positività è sceso al 15,2%, rispetto al 21,9% di ieri. Quanto alle ospedalizzazioni, sono 1.351 i pazienti in terapia intensiva, 32 in più in un giorno, ed i ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 12.333, ovvero con un aumento di 577 unità rispetto a ieri. Secondo gli esperti, i casi continueranno ad aumentare, con il picco dei contagi atteso “entro il mese di gennaio” secondo l’infettivologo Massimo Galli o “fra 5-10 giorni” secondo le analisi del matematico del matematico Sebastiani. A tutto ciò si aggiunge il fatto, avverte Galli, che Omicron “buca l’immunità dei guariti più di altre varianti”, con molti casi di reinfezione, e “l’alta circolazione del virus può provocare nuove mutazioni”. Tuttavia, evidenzia Massimo Ciccozzi, direttore dell’unità epidemiologica all’Università Campus Biomedico di Roma, “le infezioni da variante Omicron sono più lievi, per questo si dice che il virus si stia ‘raffreddorizzando’, sta iniziando il suo adattamento all’uomo e quindi sta diventando un normale coronavirus. Potrebbe volerci molto tempo o magari basterà quest’anno per completare l’adattamento”. Molto dipenderà, conclude l’epidemiologo, “dalla pressione che noi faremo, tra mascherine e vaccino”.
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