CORIGLIANO ROSSANO Anche durante le belle giornate che stanno accompagnando il nuovo anno, il Crati fa comunque e sempre paura. Chi abita e lavora a ridosso del fiume o nelle vicinanze – nelle contrade Thurio, Ministalla, Foggia, Mandria del Forno, a Corigliano Rossano – sa bene che il pericolo è sempre dietro l’angolo. Le numerose alluvioni che hanno colpito ed eroso queste terre negli ultimi anni, hanno lasciato il segno. Soprattutto nelle menti e nelle coscienze degli abitanti della zona, abituati a vivere con una spada di Damocle fra capo e collo, nella speranza che il fiume sia clemente. Famiglie che ancora oggi, a distanza di anni, sono state risarcite solo in parte, rispetti ai danni subiti. Interi allevamenti di bestiame sono stati sterminati, gli agrumeti invasi dal fango o addirittura estirpati e le aziende agricole sono state – troppo spesso – messe in ginocchio dall’impeto delle acque e dall’incuria dell’uomo.
«Il vero problema, a parte la messa in sicurezza a singhiozzo degli argini, è lo stato di abbandono in cui versa il greto del fiume. Bisognerebbe iniziare dal ripulire gli argini e il fiume, partendo dal mare». Mario Oliveto, portavoce del comitato civico di Thurio, con un’azienda agricola a poche centinaia di metri dal Crati, è profondo conoscitore della zona e dei pericoli. «A volte – racconta al Corriere della Calabria – basta un buco creato da una talpa nei terrapieni per far cedere gli argini sotto al furia delle acque».
In quella zona, i lavori realizzati dal Comune di Corigliano Rossano un anno fa, lungo l’argine destro, stanno tenendo. Poche decine di metri più a valle gli interventi realizzati con una spesa di circa un milione di euro sono già stati spazzati via.
«Non possiamo più continuare a perdere tutto ogni anno – dice ancora Oliveto sul punto dove il Crati è esondato nel 2018 –. Purtroppo il fiume si è portato via già metà dei lavori di rifacimento degli argini, effettuati quest’estate e costati un milione. Lo stato dei luoghi e la tenuta idraulica su tutto il versante destro sono critici, e questo vale per gli argini e per l’alveo del fiume che è insabbiato. Certamente andrebbe programmata la pulizia del greto e il ripristino degli argini, perché sono un colabrodo. Se questi lavori non saranno tempestivi e duratori, ne pagheremo sempre le conseguenze. Ad ogni piena e ogni pioggia l’acqua invade gli agrumeti che poi vanno estirpati; gli animali muoiono travolti ed i risarcimenti non sono nulla in confronto ai danni subiti negli anni. Non sappiamo più a quale santo votarci. Mi rivolgo al presidente della Regione – prosegue Mario Oliveto – affinché intervenga: il Crati è il fiume più grande della Calabria e fa paura. Il territorio è vasto, gli agrumeti e gli allevamenti sono il pane quotidiano per molte famiglie. Le difficoltà dei nostri settori sono già note, se a queste sommiamo i danni dell’acqua non possiamo più andare avanti. Rivolgo un appello al presidente Occhiuto: venga a vedere – conclude il portavoce del comitato civico di Thurio – perché siamo così preoccupati». (l.latella@corrierecal.it)
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