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il colloquio

«Rigenerazione e libertà. Le parole d’ordine di Irto (anche) per il Pd di Cosenza»

Sergio Campanella guarda alla fase congressuale e rilancia il progetto del capogruppo. «Disposti a dare un contributo per ricostruire la credibilità»

Pubblicato il: 05/01/2022 – 11:14
«Rigenerazione e libertà. Le parole d’ordine di Irto (anche) per il Pd di Cosenza»

COSENZA “Rigenerazione” è la parola d’ordine scelta da Nicola Irto per cucirla addosso al Pd regionale. Il lavoro in vista del congresso è partito con la discesa in campo del capogruppo dem. Un fatto nuovo, che determina risposte sui territori. In quanto a parole d’ordine, da Cosenza arriva una condivisione del programma di Irto. Il Partito democratico, nella città e nella provincia bruzie, ha bisogno di “rigenerazione” e non solo. Sergio Campanella, uno dei fondatori del Pd in provincia, sposa la “mozione” del consigliere regionale reggino. Ne condivide modi e linee guida. Non soltanto per questioni di vicinanza, per così dire, generazionale.
«È tempo di guardare avanti – spiega –, di uscire dall’autoreferenzialità e dare al Pd calabrese la classe dirigente che merita». A proposito di parole chiave: un’altra è “liberare”. L’avvocato cosentino muove dal ragionamento di Irto nella conferenza stampa di Lamezia in cui ha presentato la propria candidatura: «Ha usato parole molto chiare sul punto, che io personalmente condivido molto e che ritengo centrali nell’opera di rigenerazione che si appresta a compiere, una volta eletto segretario regionale: bisogna liberare le energie presenti tra i nostri iscritti, tra i giovani professionisti, i commercianti, gli operai e tutta la vasta area di chi, oggi, ha inteso nuovamente dare fiducia al Partito democratico calabrese prendendo la tessera, perché attraverso la valorizzazione di quelle energie, solo in questo modo, riusciremo a dare al partito in Calabria una nuova credibilità ed una piattaforma ideale vera sulla quale costruire la Calabria del futuro».

«Troppe sezioni della provincia scomparse dai radar del Pd»

Questa impostazione, per Campanella, andrebbe applicata «sul piano del Partito della provincia di Cosenza». Un partito che esce da una fase turbolenta (come testimonia l’ultima assemblea in cui si è quasi arrivati alle mani) e «ha davanti a sé sfide importantissime e cruciali che possono e devono vedere il protagonismo di un nuovo gruppo di dirigenti che si mette in campo e lavora, in sinergia perfetta con la dirigenza regionale, al fine di realizzare quella grande ambizione di rinnovamento che la nostra gente, iscritti e non, ci chiede a gran voce». L’idea è quella di applicare il “modello Irto” alla provincia. Ma occorrerà «avere una visione di Partito aperto, plurale e realmente capace di sintonizzarsi con il contesto della provincia di Cosenza, così variegato e ricco di specificità, sapendo che sarà necessaria una conoscenza capillare della “geografia” del partito in tutta la Provincia, chiamando a raccolta tutti gli interpreti del panorama democratico provinciale e cercando di attrarre chi, sino a ieri, è stato distante». C’è un solo modo per Campanella: «Bisogna che si riparta dagli iscritti, valorizzandone competenze e propensioni; troppe sezioni della provincia sono scomparse dai radar del Pd e dal dibattito politico locale, rimasto monco probabilmente a causa di una eccessiva litigiosità dei gruppi dirigenti».

«Disposti a dare il nostro contributo per recuperare credibilità»

Sembra il programma di una candidatura alla segreteria provinciale. Campanella non ne fa una questione di nomi, il suo è un ragionamento al plurale: «In questa ottica siamo disposti a dare il nostro contributo, in una prospettiva di ricostruzione e recupero della credibilità di cui il Pd ha bisogno per innescare un processo virtuoso».
«Il Partito democratico che mi piacerebbe contribuire a rigenerare – spiega ancora – è un partito in cui la diversità (di opinioni, di sensibilità) è un valore e non un disvalore; un partito che deve dotarsi di un gruppo dirigente che abbia la maturità di non esacerbare gli scontri, nella consapevolezza che viviamo in una provincia e in una regione estremamente complesse, che necessitano di una maturità politica tale da condurre a sintesi la pluralità di opinioni, nell’interesse superiore della collettività. Inoltre è necessario aprirsi al mondo dell’associazionismo, delle forze sociali, senza dimenticare le realtà produttive e il mondo dell’Università».
E per farlo «è necessaria una dirigenza che sia al passo con i tempi, che viva sulla propria pelle le problematiche vissute da chi ha immaginato il proprio futuro in questa terra, con la giusta apertura mentale ad una prospettiva di contaminazione culturale. Sul punto sono convinto che in questo Partito siano già presenti intelligenze e forze, in grado di interpretare al meglio questo modello, che è necessario coinvolgere».

«È il momento di una classe dirigente rinnovata»

È questo il senso della “rigenerazione”: «Io dico che la strada deve essere esattamente quella, perché ri-generare il Partito in Calabria vorrà dire tanto occuparsi di una sua nuova genesi, ripartendo dai valori che ne hanno accompagnato la fondazione, quanto dotarlo di una classe dirigente totalmente rinnovata, che sappia interpretare la domanda di forte cambiamento che proviene dalla società calabrese, dal nostro elettorato e anche da chi, fino a ieri, ci ha guardato con diffidenza proprio perché ha avuto modo di vedere soltanto una classe dirigente ripiegata su se stessa, poco incline ad interpretare le istanze di partecipazione, di confronto e di radicale rinnovamento che provenivano dalla nostra “base”». Che all’interno ci siano forze pronte a remare in un’altra direzione Campanella non lo nasconde: «Oggi leggo addirittura che taluni nostri compagni di partito leggono la volontà di Nicola Irto di interpretare questi sentimenti, come un disegno teso ad escludere taluni e ad obbedire a logiche che poco hanno a che vedere con le dinamiche locali». Si tratta, per lui, di una lettura «inaccettabile; voglio ribadire con forza un concetto: l’unico modo che abbiamo per uscire finalmente dalla fase commissariale è ritrovarci a spingere, tutti insieme – chi c’era e chi ci sarà – sulla leva del cambiamento, investendo su una generazione di dirigenti che pur avendo contribuito a fondare questo Partito in questa regione, è sempre stata tenuta lontana dalla responsabilità di governarlo e di imprimere una decisa accelerazione verso il rinnovamento delle rappresentanze democratiche. Diciamolo con franchezza, i commissariamenti in questo non hanno aiutato concorrendo, in alcuni casi, a perpetuare ed aggravare gli errori che li avevano generati». (ppp)

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