CATANZARO Rinnovabili come base di rilancio per l’economia del Sud e della Calabria. Non solo occasione per centrare gli obiettivi posti dalla Commissione europea per combattere i cambiamenti climatici, ma come vero e proprio trampolino di lancio per la crescita economica di territori in ritardo di sviluppo come quello calabrese. Sfruttando appieno le risorse messe in campo dal Piano nazionale di ripresa e resilienza di cui la transizione ecologica ne rappresenta un pilastro.
Ed i benefici per la Calabria sarebbero tutt’altro che irrilevanti sia in termini di imposizione di un nuovo modello di sviluppo – basato sul passaggio da un’economia lineare ad una circolare – sia in quelli di ricadute occupazionali e di rilancio dell’economia complessiva.
È un report recentemente redatto dalla Svimez, in collaborazione con Ref Ricerche, a quantificare i costi degli investimenti complessivi per costruire un modello di sviluppo sostenibile basato sulle rinnovabili e le ricadute positive sul valore aggiunto e sull’occupazione in Italia e nel Mezzogiorno.
Stando alla ricerca sarebbe necessario destinare 82 miliardi di investimenti, complessivamente dedicati in Italia per rilanciare la creazione di una rete basata sulle Fonti di energie rinnovabili, per generare un incremento del valore della produzione di 148 miliardi di euro con orizzonte temporale al 2030. In pratica, stimano gli analisti della Svimez, per ogni euro investito se ne creerebbero 1,8 nell’intero sistema economico con un valore aggiunto addizionale pari a 55 miliardi di euro. Con un impatto in termini di incidenza del valore aggiunto attivato sul Pil, nel lasso di tempo ipotizzato dalla ricerca (2030) pari al +3,1% sul 2019 a livello nazionale.
Un impatto che sarebbe ancor più cospicuo nelle regioni del sud Italia. Stando alle stime, avrebbe un impatto maggiore nel Mezzogiorno con una crescita pari al +5% rispetto al +2% delle regioni del Centro-nord.
E le ricadute sull’occupazione complessiva italiana sarebbero decisamente rilevanti: 376mila occupati in più in questo periodo preso in esame dalla ricerca. Ben 156mila sul territorio meridionale della Penisola.
Numeri che dimostrerebbero così la giustezza di una strategia che punti allo sviluppo delle energie rinnovabili – soprattutto eolico e fotovoltaico – anche per colmare i divari di crescita tra le aree del Paese. Altro obiettivo richiestoci da Bruxelles nell’ambito del Piano Next generation Eu. Ed in linea con obiettivi di incremento delle energie delle rinnovabili inseriti nel Pniec (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030).
Ed anche la Calabria reciterebbe un ruolo primario in questa strategia che trova nella realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici la base fondante del nuovo paradigma di sviluppo socio-economico dei territori.
Per raggiungere gli obiettivi di Zero emissioni al 2050 (traguardo fissato dal Cop 26 di Glasgow) occorreranno interventi importanti per sostenere il processo di decarbonizzazione. Ed il decennio compreso tra il 2020 e il 2030 sarà cruciale. Per questo sarà fondamentale avviare investimenti soprattutto nel campo delle rinnovabili in tutti i Paesi europei e a cascata sui territori regionali. Lo studio condotto dalla Svimez e da Ref Ricerche per centrare il target del Pniec al 2030, stima complessivamente circa 82 miliardi di euro di investimenti. Secondo lo schema simulato dalla ricerca, alla Calabria dovrebbero andare oltre 4,5 miliardi di euro (per l’esattezza 4 miliardi e 571,688 milioni) pari al 5,6% del totale delle somme stanziate per realizzare impianti eolici e fotovoltaici in Italia. In particolare, 3 miliardi e 237,088 milioni per l’impiantistica che utilizza il vento per generare energia e la restante per costruire centrali solari.
Un investimento importante che, secondo il rapporto, avrebbe un impatto macroeconomico decisamente positivo da qui al 2030. Snocciolando i dati, emerge infatti che quegli interventi genererebbero un incremento nel valore della produzione pari a 4.256.444.512,20. Mentre indurrebbero una crescita del valore aggiunto attivato di oltre 1,632 miliardi pari al 4,8% cioè oltre due volte la media nazionale: 2%.
Ricadute interessanti ci sarebbero anche per la crescita dell’occupazione a seguito degli investimenti ipotizzati. Nell’intero periodo, secondo lo studio, si attiverebbero 373mila nuovi posti di lavoro in Italia di cui ben 11.225 in Calabria.
Stando agli esiti del rapporto svolto dalla Svimez e da Ref Ricerche, questi nuovi posti di lavoro generati rappresenterebbero il 2,1% del totale dell’intera platea di occupati in Calabria. A questi benefici, rilevano i ricercatori, ci sarebbe da sommare anche gli effetti indiretti quali «quelli indotti dalla maggiore produzione realizzata dai soli fornitori nazionali per soddisfare l’incremento di domanda, o i maggiori consumi che derivano dall’incremento di addetti, diretto e indiretto, associato alla realizzazione dei nuovi beni capitali».
Una strada dunque da intraprendere con convinzione quale soluzione per una robusta ripresa post-pandemica e per il rilancio economico di un territorio come quello calabrese, che più di altre aree ha subito i contraccolpi della crisi economica scatenata dalla diffusione dell’epidemia. (r.desanto@corrierecal.it)
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