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L’anticipazione

Turano: «In Calabria difetta la prevenzione sui tumori “classici”»

L’oncologo dell’Azienda ospedaliera di Cosenza ospite di “Salute&Sanità”: «Per quelli rari casistica sovrapponibile a quella italiana»

Pubblicato il: 08/01/2022 – 8:13
Turano: «In Calabria difetta la prevenzione sui tumori “classici”»

LAMEZIA TERME Il vero male del secolo sono i tumori. E tra le centinaia di patologie ce ne sono di “rare”. Sarà questo l’argomento della puntata di “Salute&Sanità” – rubrica di approfondimento che passa in rassegna le tematiche della sanità calabrese e soprattutto la salute – che andrà in onda questa sera su L’altro Corriere Tv (canale 16 del digitale terrestre) e condotto da Danilo Monteleone.
Ospite della trasmissione, Salvatore Turano, oncologo dell’Azienda ospedaliera di Cosenza e referente regionale dei tumori rari.
«Parliamo di quelle patologie tumorali – spiega subito il dottor Turano – che hanno una prevalenza intorno o inferiore a sei casi su centomila abitanti. In tutti i tumori, poi, ci sono delle varianti più rare. Un’altra caratteristica che contraddistingue queste patologie sono la prevalenza e non l’incidenza, ovvero quanti tumori rari ci sono in evidenza in quel determinato periodo in quella certa popolazione. L’incidenza riguarda i nuovi casi, la prevalenza sono i casi presenti in quel momento. In incidenza non andremo a ricercarli e non troveremo un dato reale. Quando parliamo di tumori rari è come se parlassimo di un contenitore».
«Parliamo di sarcomi, che hanno origine dalle cellule mesenchimali. I sarcomi – dice lo specialista – sono numericamente pochi, ma all’interno di questa categoria ne abbiamo trenta tipi ed ognuno di questi viene trattato i maniera diversa, così come l’approccio può essere diverso. E come in tutte le cose, più le si cerca e più le si trova. Andare a ricercare ad oggi una determinata patologia nei pazienti significa trovarne di più».

La prevalenza dei tumori in Calabria

«La casistica calabrese è più o meno sovrapponibile a quella italiana – spiega Turano –. Il problema vero sta nel fatto che soprattutto per i tumori rari vi è più migrazione sanitaria, anche giustificata perché questi tipi di patologie vanno approcciati in maniera specifica. Quando ci troviamo di fronte a un determinato tipo di patologia, la prima cosa da fare è affidarsi a un gruppo esperto nella gestione e revisionare l’esame istologico, questo principio può offrire un quid in più nella gestione del paziente».
Meglio, dunque, affidarsi alla rete nazionale dei tumori rari. «Gestire un paziente in rete, in maniera integrata è la scelta vincente. Gestire un paziente con un sarcoma non è la stessa cosa di un carcinoma della mammella, e credo che andare a operarsi fuori regione per questi ultimi casi sia delittuoso. Esiste la rete nazionale tumori rari, nata per un’emergenza dal basso e dalla necessità dei professionisti di unirsi. Storicamente la rete tumori rari fa capo all’Istituto nazionale tumori di Milano ed al prof. Paolo Casali, dal quale sono stato ospite per diverso tempo per la mia formazione. Tutti i dati che riguardano i tumori rari vengono centralizzati in quell’ente».
La banca dati è condivisa. «Inseriti i dati di un paziente, condividiamo il caso sia da un punto di vista gestionale che, soprattutto dal punto di vista istopatologico. I dati istologici, cioè il vetrino di tutti i pazienti dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, ma è così per tutte le oncologie calabresi, vengono revisionati in un centro nazionale di riferimento, uno per i tumori endocrini che si trova ad Orbassano ed uno per i tumori classici che si trova a Padova. Revisionare e centralizzare il dato è fondamentale perché un patologo che lavora in un ospedale anche grande potrà vedere dieci sarcomi l’anno mentre quelli che lavorano nel centro di Padova maturano un’esperienza più vasta e importante».
«Lavoro in oncologia a Cosenza da 15 anni – racconta Salvatore Turano – e da allora mi sono sempre interessato a questo tipo di patologie. Noi mandiamo a revisione un numero tra 10 e 15 casi di sarcomi all’anno, e non sono pochi. In Calabria, probabilmente, ce ne sarà un numero ulteriore che si perde e non si revisiona perché spesso si tratta di pazienti operati fuori regione. In questi ultimi 15 anni sui circa 200 non ho mai ricevuto dalla rete dei tumori rari e dagli istituti centrali una diagnosi cambiata, ma solo lievi modifiche. Ciò dimostra lo stato della bontà dell’anatomia patologica calabrese. Su 200 casi è accaduto due volte in cui la diagnosi è stata cambiata e cambiare la diagnosi in maniera radicale significa mutare l’approccio alla patologia e quindi la terapia. Il numero è basso ma ci fa capire quanto sia importante andare a centralizzare il dato istologico».

Fattori di rischio e prevenzione

Rispetto alla prevenzione, «non possiamo definire dei fattori di rischio sui tumori rari perché non lo sarebbero. Se fossimo in grado di individuare un fattore di rischio per un tumore raro, come può essere il fumo per il tumore del polmone, non ne vedremmo più. Certo, ci sono alcune situazioni che lasciano pensare a dei fattori scatenanti». 
«La prevenzione va fatta su tutto: non fumare, non stare al sole in maniera esagerata, non mangiare cibi grassi, effettuare screening di secondo livello, mammografia e pap test. Questa è la base della prevenzione, ma noi dobbiamo partire dal presupposto che nella nostra regione proprio la prevenzione sulle patologie “classiche” risulta carente, perché non raggiungiamo le percentuali del nord Italia. Insisterei fortemente sull’aspetto della prevenzione – è l’analisi di Turano – perché le patologie classiche possono essere intercettate in gran numero. Per quanto riguarda i tumori rari, il discorso non è sovrapponibile».

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