LAMEZIA TERME È la prima linea contro la pandemia, da due anni. Ma la medicina territoriale rischia l’implosione. «Due anni di Covid 19 l’hanno devastata», spiega al Fatto Quotidiano Claudio Cricelli, presidente della Società di medicina generale. Succede, in tutta Italia, che tantissimi stanno gettando la spugna o si apprestano a farlo anche anticipando il pensionamento, che di norma avviene intorno ai 70 anni.
I dati che arrivano da Enpam e che il Fq ha elaborato nell’infografica sotto, l’ente di previdenza dei medici, sono impietosi. Nel 2021 sono andati in pensione 3.061 medici di famiglia. Nel 2022 getteranno la spugna altri 3.257. Più di 6.300 in due anni, senza un ricambio in grado di colmare la voragine.
In 24 mesi ne perderà oltre 700 la Campania, 452 l’Emilia Romagna, 622 il Lazio, 687 la Lombardia, 526 la Puglia, 661 la Sicilia, 465 il Veneto. Paga un prezzo alto anche la Calabria, dove se ne andranno in 234. In Sardegna in 212, in Toscana appenderanno il camice in 437. Tutte dovranno comunque fare i conti con una emorragia che appare ormai inarrestabile. E a questi numeri vanno aggiunti quelli relativi alla continuità assistenziale e alla pediatria. Sempre in due anni andranno in pensione infatti 678 guardie mediche e 749 pediatri di libera scelta.
«I medici di famiglia sono sfiniti», spiega ancora Cricelli. «Per capire è necessario fare un confronto con il resto d’Europa. Dopo un mese dall’inizio della pandemia il servizio sanitario inglese aveva già stanziato risorse per rinforzare la medicina generale. In Italia invece abbiamo mantenuto gli stessi numeri».
«Oggi il livello di burnout dei medici di famiglia è spaventoso: il carico è aumentato notevolmente soprattutto perché i pazienti Covid devono essere monitorati costantemente. E non dobbiamo dimenticare che ci sono anche gli altri assistiti: il 40% della popolazione italiana è affetta da patologie croniche», aggiunge Filippo Anelli, presidente della FnomceO, la federazione degli Ordini dei medici.
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