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Manna: «Accanimento processuale, chi mi accusa indotto a fare il mio nome»

Il sindaco di Rende: «Petrini inattendibile. E le riprese video del nostro incontro sono state manipolate»

Pubblicato il: 10/01/2022 – 17:30
Manna: «Accanimento processuale, chi mi accusa indotto a fare il mio nome»

Riceviamo e pubblichiamo dal sindaco di Rende e presidente di Anci Calabria Marcello Manna.

Con riferimento alla notizia oggi diffusa dagli organi di informazione, relativa all’applicazione, nei miei confronti, della misura interdittiva dalla professione, disposta dal Tribunale di Salerno per un’ipotesi di corruzione in atti giudiziari insieme al magistrato Marco Petrini, nel rimarcare la mia più assoluta serenità in ordine alla correttezza ed alla liceità della mia condotta, assolutamente incompatibile, nella vicenda in argomento così come in ogni altra, in quarant’anni di professione, con la predetta ipotesi, devo necessariamente precisare, per amore di verità e per tutela della mia persona, quanto segue:
Avverso il citato provvedimento è stato da me già proposto ricorso per cassazione, con effetto sospensivo della misura. Questa è stata disposta all’apice di un vero e proprio accanimento processuale nei miei confronti, contraddistinto da una serie di inammissibili iniziative inquisitorie che non mancherò di denunciare nelle competenti sedi.
Tra le tante, è bene che si sappia:
– che il magistrato che mi accusa (unica fonte di prova a mio carico) è stato letteralmente indotto e costretto a fare il mio nome, accusandomi di averlo corrotto, dopo che per ben sette volte, nel corso dell’interrogatorio del 31 gennaio 2020, aveva espressamente negato ogni mio coinvolgimento nella vicenda, e solo dietro espressa dettatura del Pubblico Ministero che lo interrogava, capendo che la relativa ammissione poteva giovargli per fargli “guadagnare” gli arresti domiciliari, ha poi cambiato versione, pure incorrendo, ovviamente, in plurime imprecisioni, falsità ed inverosimiglianze, dando luogo sia il dichiarante, che chi lo interrogava a gravi irregolarità anche di rilevanza penale che non potranno restare impunite;
– che avendo colto l’inattendibilità  di detto magistrato, tanto  il Pubblico Ministero, nel corso dell’interrogatorio del 17 aprile 2020, quanto il Gip del Tribunale di Salerno con l’ordinanza del 10 giugno 2020, hanno rimarcato l’inattendibilità del dichiarante e la sua interessata propensione a formulare false accuse;
– che la stessa Procura della Repubblica di Salerno ha richiesto l’archiviazione degli atti relativi a false accuse formulate dal Petrini nei confronti di oltre 30 persone, tra i quali magistrati ed avvocati;
– che contrariamente alla campagna mediatica da taluno faziosamente introdotta, dalla ripresa video dell’incontro tra me ed il Petrini, non si evince affatto la consegna di denaro, ma tutt’altro;
– che, addirittura, tale ripresa è stata prodotta agli atti e ritenuta comunque idonea a fornire supporto probatorio alle false dichiarazioni del Petrini nonostante la predetta evidenza e nonostante svariate anomalie e manipolazioni di carattere tecnico (basti pensare a numerosissime interruzioni nella continuità della ripresa ed alla non fedeltà della registrazione audio rispetto alla realtà, con allegazione agli atti di un supporto certamente e dichiaratamente manipolato);
– che, nonostante io sia stato soggetto per oltre un anno e mezzo di intercettazione telefonica ed ambientale, nulla è emerso a suffragio dell’ipotesi accusatoria e i tanti elementi a mio favore, comprovanti l’assoluta infondatezza della predetta ipotesi, non sono stati neppure sottoposti all’attenzione del Tribunale.
Orbene, non è mio costume spostare in sede mediatica la celebrazione del processo, ma non posso e non devo tollerare che gli atti processuali vengano strumentalmente travisati per offrire una immagine della situazione processuale diversa da quella reale, al solo fine di creare danno alla mia persona ed alla mia funzione.
Per tale ragione resto disponibile da subito a qualsiasi tipo di confronto con produzione della documentazione da me appena citata, confidando che alla luce di queste mie precisazioni gli operatori della informazione si attengano strettamente alla fedeltà del contenuto degli atti giudiziari, ad esempio menzionando la circostanza che la sentenza di assoluzione emessa dalla Corte di Assise di Appello di Catanzaro nei confronti del Patitucci ed altri, lungi dall’essere frutto di corruttela, è stata integralmente confermata dalla Corte di Cassazione, e non tacendo che, contrariamente a quanto prospettato dalla Procura della Repubblica di Salerno, l’ordinanza del Tribunale del Riesame ha escluso pienamente la configurabilità, nella vicenda in questione, dell’aggravante mafiosa.   

Marcello Manna
sindaco di Rende e presidente di Anci Calabria

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