Domanda: la Calabria fa ancora parte del paese Italia? Se qualcuno aveva qualche dubbio adesso è servito. Anche per il Governo Draghi la Calabria è considerata una regione diversa dalle altre! O meglio, vista la sua storia, è una realtà sulla quale, se occorre, si può anche sorvolare, escluderla per esempio dal progetto dell’alta velocità ferroviaria. Secondo il Comitato Speciale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, infatti, l’alta velocità nel tratto Salerno-Reggio Calabria verrà realizzata a spizzichi e bocconi. O meglio, non sarà un’alta velocità come quella progettata e realizzata nel resto del Paese.
Stando alle recenti indicazioni significa che i treni superveloci partiranno secondo il progetto da Reggio Calabria, ma non si fermeranno nella stazione di Gioia Tauro, il cui territorio vanta il più grande porto commerciale d’Europa, né in quella di Lamezia Terme che, a parte l’unico aeroporto internazionale della Calabria, è la stazione del comprensorio che serve oltre i centri del Lametino, anche quelli di Catanzaro che è il capoluogo di regione, nonché nodo importante per i paesi che ricadono lungo la fascia jonica da Nord a Sud.
I treni dell’alta velocità, secondo il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, adotteranno una sola fermata lungo il territorio calabrese e sarà nella stazione di Paola, in provincia di Cosenza. Ecco, questo è il piano che il Governo intenderebbe adottare per riscattare i bisogni di una intera regione ritenuta da terzo mondo tanto da essere privata del diritto di essere considerata alla stregua delle altre regioni.
Francamente non si comprendono i motivi di tanta superficialità che discrimina il territorio e lo lascia, di fatto, fuori dalla rete ferroviaria nazionale. È il caso di dire che ancora una volta la beffa diventa arte! Nessuno lo ha detto, ma non è peregrina l’idea che si possano richiedere anche i ringraziamenti dei calabresi perle particolari attenzioni che vengono loro rivolte anche dopo quasi un secolo di vita democratica nel Paese. Dopotutto l’alta velocità la potranno avere stando a guardare i treni che sfrecciano. Se poi non la possono utilizzare nessuno si strapperà i capelli. È questa la filosofia che si coglie. La verità è che tutt’oggi non si intende tenere in conto l’unità del Paese, che non è un principio amorfo. Ecco perché permane nelle popolazioni una profonda diffidenza nel modo in cui si affrontano i problemi, i cui effetti, purtroppo, ricadono prevalentemente sulle regioni del Sud alle quali si impedisce di raggiungere quote di benessere a causa della mancanza di interventi adeguati a superare le differenze sociali esistenti con le regioni del Centro e del Nord e a raggiungere la stessa qualità di vita.
Il Governo non può essere patrigno nei confronti del Mezzogiorno. Le cause storiche del Meridionalismo e i suoi problemi strutturali sono ben presenti nelle popolazioni del Sud e fra di esse spicca il desiderio di raggiungere una uguale economia che produca una uguale qualità della vita. Già negli anni settanta il Mezzogiorno ebbe modo di far notare i limiti del tanto strombazzato sviluppo del Sud. Il “meridionalismo” fu destinato a sopravvivere grazie alla refrattarietà nell’affrontare e risolvere il suo mancato sviluppo. Ancora una volta Cristo si è fermato a Eboli! La verità è inconfutabile: il Sud in generale e la Calabria in particolare si sono dovuti adattare a una vita pressoché micragnosa, accontentandosi delle briciole. Ciò accadeva anche prima dell’Unità d’Italia e, inusitatamente, quella fu una condotta che si è trascinata anche dopo e che permane ancora oggi! Per comprenderlo è sufficiente considerare le differenze esistenti tra Nord, Centro e Sud del Paese. Non è una vergogna nazionale?
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