VIBO VALENTIA Il gup distrettuale di Catanzaro De Salvatore ha disposto il processo a carico di Salvatore Mantella, di Vibo Valentia, cugino del pentito Andrea Mantella, di Onofrio Barbieri e di Domenico Bonavota, questi ultimi due di Sant’Onofrio, per l’omicidio di Domenico Belsito.
L’uomo, il 18 marzo del 2008, fu gravemente ferito lungo la via Nazionale a Pizzo e morì dopo due settimane nell’ospedale Jazzolino.
I tre imputati hanno optato per il rito ordinario. La prima data del processo è stata fissata dinanzi alla Corte di Assise di Catanzaro al 17 marzo. Altri quattro imputati hanno optato per il giudizio abbreviato: Pasquale Bonavota (attualmente latitante); Nicola Bonavota, (fratello di Pasquale e Domenico); Francesco Salvatore Fortuna; il collaboratore di giustizia Andrea Mantella. Per loro il processo inizierà il prossimo 16 marzo. A rappresentare la Dda il pm Andrea Mancuso.
Domenico Belsito era stato gravemente ferito mentre si trovava nei pressi di un bar di Pizzo. Era appena sceso dalla sua auto quando è stato raggiunto da numerosi colpi d’arma da fuoco sparati dai componenti di un commando che aveva fatto subito perdere le proprie tracce. Poche ore dopo l’agguato l’auto sulla quale viaggiavano i sicari era stata trovata in fiamme dai carabinieri vicino un masseria a pochi chilometri di distanza. La vittima invece era deceduta l’1 aprile all’ospedale di Vibo Valentia per le ferite riportate.
Un’indagine lunga per un’omicidio ricostruito grazie alle fondamentali dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Andrea Mantella, che proprio con l’omicidio Belsito sancì all’epoca l’alleanza definitiva con il clan Bonavota di Sant’Onofrio, sfidando lo storico potere dei Mancuso di Limbadi e Nicotera. Dichiarazioni che, lo scorso anno, avevano portato all’esecuzione di sette misure cautelari.
Secondo quanto ricostruito dalla Dda di Catanzaro, gli indagati Domenico, Nicola e Pasquale Bonavota, insieme a Francesco Fortuna sarebbero gli «ideatori e promotori del delitto» e si sarebbero rivolti ad Andrea Mantella per «reperire gli uomini necessari all’esecuzione dell’agguato». Secondo la ricostruzione, il 18 marzo del 2004 su via Nazionale, a Pizzo, a bordo di due vetture, una condotta da Andrea Mantella, l’altra da Salvatore Mantella con a bordo anche Francesco Scrugli (ucciso in un agguato nel 2012), avrebbero prima rintracciato Domenico Belsito poi, dopo essersi separati, Salvatore Mantella e Francesco Scrugli si sarebbero avvicinati a Belsito, scendendo dall’auto, colpendolo con un proiettile alla schiena ferendolo gravemente. Domenico Belsito morirà poi l’1 aprile 2004 all’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia.
Per gli inquirenti una esecuzione in piena regola, preceduto da un accordo: uno scambio di uomini fra il gruppo guidato da Andrea Mantella e Francesco Scrugli (all’epoca staccatisi dal clan Lo Bianco di Vibo) e quello dei Bonavota di Sant’Onofrio. La spedizione di morte, infatti, ha fatto seguito, a distanza di pochi giorni, al raid punitivo eseguito dai killer della locale di ‘ndrangheta di Sant’Onofrio nei confronti di Antonio Franzè, classe ’55, rimasto ferito alla spalla destra da colpi di arma da fuoco, ritenuto colpevole di avere mancato di rispetto a Mantella, sminuendone in città la reputazione. Per questo tentato omicidio è stato chiesto il rinvio a giudizio di Andrea Mantella, Domenico Bonavota e Francesco Salvatore Fortuna. Tra gli avvocati ci sono Diego Brancia, Sergio Rotundo, Vincenzo Gennaro, Nicola Cantafora, Salvatore Staiano, Manfredi Fiormonti e Riccardo Caramello.
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